Cessione del credito, anche il timore dei sequestri tra le cause della paralisi
NORMATIVA
Cessione del credito, anche il timore dei sequestri tra le cause della paralisi
Non conta la buona fede di chi acquista il credito. Nell’ultimo caso, Poste rinuncia al ricorso contro il sequestro
12/01/2023 - La cessione dei crediti collegati ai bonus edilizi si sbloccherà? È questa la domanda che si pongono molti proprietari che vorrebbero avviare i lavori, così come i professionisti e le imprese del settore edile.
Da una parte il mercato è andato in corto circuito per l’alto numero di richieste di cessione. Le banche e gli istituti di credito hanno esaurito i plafond disponibili, così che molti proprietari, professionisti ed imprese non riescono a smaltire i crediti maturati o acquistati.
Dall’altra parte, gli istituti che hanno ancora la possibilità di acquistare i crediti temono i sequestri cui andrebbero incontro se i crediti risultassero falsi.
I sequestri sono disposti anche se la banca ha acquistato il credito in buona fede e non ha alcun collegamento con la frode commessa per ottenere in modo indebito le detrazioni fiscali.
Fino ad ora, la Cassazione ha sempre confermato i sequestri, anche se gli istituti di credito hanno cercato di far valere la propria buona fede. L’ultimo caso si è addirittura concluso prima di terminare tutti i gradi di giudizio. L’acquirente di un credito, rivelatosi in seguito falso, avrebbe potuto discutere il contenzioso davanti alle Sezioni Unite della Cassazione per ottenere la revoca del sequestro, ma ha rinunciato al ricorso.
Il problema del blocco dei crediti corrispondenti ai bonus edilizi non sembra quindi avviarsi verso una rapida soluzione.
In itinere è emerso che i beneficiari della detrazione hanno tenuto una condotta fraudolenta: cioè hanno ottenuto la detrazione senza averne diritto. I giudici hanno quindi bloccato i crediti ceduti, pari a circa 2,6 milioni di euro, ma Poste Italiane ha presentato ricorso, sostenendo di aver effettuato tutti i controlli previsti dalla normativa e di non aver avuto alcun ruolo nella frode.
Secondo la difesa, per giustificare il sequestro dei crediti, i giudici avrebbero dovuto verificare la partecipazione di Poste alla frode.
La condotta fraudolenta, sostiene la difesa, riguarda solo i beneficiari della detrazione, che hanno affermato di aver sostenuto le spese per la realizzazione degli interventi, ma non Poste, che ha acquistato in buona fede il credito corrispondente alla detrazione.
Poste, afferma la difesa, ha usato “la diligenza concretamente esigibile alla luce delle disposizioni vigenti in materia di controlli e del funzionamento della Piattaforma Cessione Crediti gestita dall'Agenzia delle Entrate”.
Le criticità rilevate, continua la difesa, non avrebbero mai potuto essere percepite nemmeno dal più diligente dei cessionari e sono emerse solo per effetto dell'utilizzazione di applicativi e banche dati cui i comuni operatori finanziari non hanno accesso, mentre alcuna disposizione di legge pone in capo al cessionario un obbligo di verifica documentale in ordine alla sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta.
Il sequestro, si legge nelle memorie depositate dalla difesa, pur volendo tutelare l’Erario, danneggia ingiustamente il terzo in buona fede.
Secondo il Diritto Penale, la Cassazione può decidere a Sezioni Unite quando le sezioni semplici hanno già deciso in modo diverso o quando il ricorso ha a oggetto una questione di massima e particolare importanza.
A dicembre, però, la difesa di Poste ha rinunciato al ricorso. Questo significa che i crediti sono rimasti sotto sequestro, con tutte le conseguenze negative che ne derivano.
Poste non ha motivato le ragioni della rinuncia. Forse la difesa è stata scoraggiata dall’esito di altri casi, in cui la Cassazione ha sempre confermato il sequestro dei crediti, anche se acquistati in buona fede, e disposto il sequestro del denaro collegato all’illecito.
Molte imprese sono in difficoltà perché, dopo aver praticato lo sconto in fattura, non sono riuscite a monetizzare il credito acquisito. Sempre secondo l’indagine del CNA, il 75% delle imprese ha il cassetto fiscale pieno da almeno 5 mesi e più della metà detiene crediti superiori a 100mila euro.
Al momento, limitatamente al Superbonus, tra le soluzioni in campo per cercare di evitare il fallimento delle imprese, ci sono i prestiti garantiti da SACE alle aziende che, dopo aver praticato lo sconto in fattura, non sono riuscite a cedere il credito e si ritrovano con i cassetti fiscali pieni e senza liquidità.
Un’altra soluzione, prevista per i crediti collegati a tutti i bonus edilizi, è l’aumento, da 4 a 5, dei passaggi per la cessione del credito.
Le misure, pensate per rimettere in moto il mercato, sono contenute nel Decreto "Aiuti-quater" (DL 176/2022), convertito in legge ieri con voto di fiducia della Camera. Resta però il problema dei crediti acquisiti in buona fede e con diligenza. Se questi crediti risultano connessi ad operazioni fraudolente e vengono bloccati, gli istituti non possono monetizzarli e non riescono ad acquisire nuovi crediti, bloccando di fatto il mercato.
Da una parte il mercato è andato in corto circuito per l’alto numero di richieste di cessione. Le banche e gli istituti di credito hanno esaurito i plafond disponibili, così che molti proprietari, professionisti ed imprese non riescono a smaltire i crediti maturati o acquistati.
Dall’altra parte, gli istituti che hanno ancora la possibilità di acquistare i crediti temono i sequestri cui andrebbero incontro se i crediti risultassero falsi.
I sequestri sono disposti anche se la banca ha acquistato il credito in buona fede e non ha alcun collegamento con la frode commessa per ottenere in modo indebito le detrazioni fiscali.
Fino ad ora, la Cassazione ha sempre confermato i sequestri, anche se gli istituti di credito hanno cercato di far valere la propria buona fede. L’ultimo caso si è addirittura concluso prima di terminare tutti i gradi di giudizio. L’acquirente di un credito, rivelatosi in seguito falso, avrebbe potuto discutere il contenzioso davanti alle Sezioni Unite della Cassazione per ottenere la revoca del sequestro, ma ha rinunciato al ricorso.
Il problema del blocco dei crediti corrispondenti ai bonus edilizi non sembra quindi avviarsi verso una rapida soluzione.
Bonus edilizi, cessione del credito e sequestro: il caso
Il caso esaminato riguarda un intervento agevolato con il sismabonus, ma che per una serie di irregolarità non avrebbe avuto diritto alla detrazione. L’impresa di costruzione, però, ha ceduto il credito di imposta a Poste Italiane, che lo ha acquisito in buona fede.In itinere è emerso che i beneficiari della detrazione hanno tenuto una condotta fraudolenta: cioè hanno ottenuto la detrazione senza averne diritto. I giudici hanno quindi bloccato i crediti ceduti, pari a circa 2,6 milioni di euro, ma Poste Italiane ha presentato ricorso, sostenendo di aver effettuato tutti i controlli previsti dalla normativa e di non aver avuto alcun ruolo nella frode.
Crediti edilizi, sequestro e buona fede
Secondo la difesa, per giustificare il sequestro dei crediti, i giudici avrebbero dovuto verificare la partecipazione di Poste alla frode.La condotta fraudolenta, sostiene la difesa, riguarda solo i beneficiari della detrazione, che hanno affermato di aver sostenuto le spese per la realizzazione degli interventi, ma non Poste, che ha acquistato in buona fede il credito corrispondente alla detrazione.
Poste, afferma la difesa, ha usato “la diligenza concretamente esigibile alla luce delle disposizioni vigenti in materia di controlli e del funzionamento della Piattaforma Cessione Crediti gestita dall'Agenzia delle Entrate”.
Le criticità rilevate, continua la difesa, non avrebbero mai potuto essere percepite nemmeno dal più diligente dei cessionari e sono emerse solo per effetto dell'utilizzazione di applicativi e banche dati cui i comuni operatori finanziari non hanno accesso, mentre alcuna disposizione di legge pone in capo al cessionario un obbligo di verifica documentale in ordine alla sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta.
Il sequestro, si legge nelle memorie depositate dalla difesa, pur volendo tutelare l’Erario, danneggia ingiustamente il terzo in buona fede.
Sequestro dei crediti edilizi, Poste rinuncia al ricorso
Data la rilevanza dell’argomento, Poste lo scorso novembre ha chiesto di discutere la questione davanti alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione.Secondo il Diritto Penale, la Cassazione può decidere a Sezioni Unite quando le sezioni semplici hanno già deciso in modo diverso o quando il ricorso ha a oggetto una questione di massima e particolare importanza.
A dicembre, però, la difesa di Poste ha rinunciato al ricorso. Questo significa che i crediti sono rimasti sotto sequestro, con tutte le conseguenze negative che ne derivano.
Poste non ha motivato le ragioni della rinuncia. Forse la difesa è stata scoraggiata dall’esito di altri casi, in cui la Cassazione ha sempre confermato il sequestro dei crediti, anche se acquistati in buona fede, e disposto il sequestro del denaro collegato all’illecito.
Crediti bloccati, cosa accadrà?
Il tema dei crediti bloccati riveste un ruolo fondamentale per gli addetti ai lavori del comparto edile. Secondo le ultime rilevazioni dalla CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, sono quasi 50 mila le imprese in difficoltà, che non riescono a cedere i crediti, mentre i crediti bloccati ammontano a oltre 5 miliardi di euro.Molte imprese sono in difficoltà perché, dopo aver praticato lo sconto in fattura, non sono riuscite a monetizzare il credito acquisito. Sempre secondo l’indagine del CNA, il 75% delle imprese ha il cassetto fiscale pieno da almeno 5 mesi e più della metà detiene crediti superiori a 100mila euro.
Al momento, limitatamente al Superbonus, tra le soluzioni in campo per cercare di evitare il fallimento delle imprese, ci sono i prestiti garantiti da SACE alle aziende che, dopo aver praticato lo sconto in fattura, non sono riuscite a cedere il credito e si ritrovano con i cassetti fiscali pieni e senza liquidità.
Un’altra soluzione, prevista per i crediti collegati a tutti i bonus edilizi, è l’aumento, da 4 a 5, dei passaggi per la cessione del credito.
Le misure, pensate per rimettere in moto il mercato, sono contenute nel Decreto "Aiuti-quater" (DL 176/2022), convertito in legge ieri con voto di fiducia della Camera. Resta però il problema dei crediti acquisiti in buona fede e con diligenza. Se questi crediti risultano connessi ad operazioni fraudolente e vengono bloccati, gli istituti non possono monetizzarli e non riescono ad acquisire nuovi crediti, bloccando di fatto il mercato.