20/01/2023 - Il Piano Nazionale Complementare a valere sui fondi PNRR, ha interessato l’Appennino centrale ed in particolare i due crateri Sisma 2009 e 2016, ricadenti sulle aree interne di quattro regioni: Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
Il fondo è ingente. Si tratta di 1780 milioni di euro cui si aggiungono le risorse per la ricostruzione del patrimonio immobiliare e infrastrutturale distrutto o danneggiato dai terremoti, gli investimenti e le riforme previsti dal PNRR (a livello nazionale) e le misure facenti capo alle politiche di coesione europee, nazionali e regionali, incluse quelle della Strategia nazionale per le aree interne.
Insomma, una quantità tale di risorse da poter porre le prime mosse verso un cambiamento da tempo agognato: la transizione verde e digitale dell’Appennino centrale.
Nel circoscrivere la nostra riflessione alle misure più strettamente relazionate al disegno urbano e territoriale (misura A), si evidenzia che il Programma Unitario di Rigenerazione Urbana, approvato dalla Cabina di Coordinamento di fine settembre 2021, prevedeva:
A1. Il potenziamento dell’infrastrutturazione digitale, rimuovendo le barriere materiali e immateriali che ne impediscono la piena fruizione da parte di cittadini e turisti. Le misure previste per il processo di evoluzione digitale includono:
i) il potenziamento dell’infrastrutturazione di base finalizzata all’aumento della resilienza della comunicazione e l’integrazione di nuove infrastrutture a banda larga e ultra-larga (già in corso di realizzazione con altri fondi);
ii) la realizzazione di sistemi informativi (piattaforme telematiche) per la gestione digitale, in tempo reale, di servizi attraverso l’installazione di una rete capillare composta da 17 mila sensori, collegati a edifici, infrastrutture strategiche e immobili pubblici, in via di ricostruzione, in grado di rilevare e comunicare, in tempo reale, informazioni utili per il monitoraggio sismico e della mobilità, per il tracciamento delle macerie, per la misurazione della qualità dell’aria e delle acque;
iii) la realizzazione di una piattaforma territoriale informatica dove confluiranno tutte le rilevazioni registrate e che potrà svolgere una funzione essenziale nell’ambito delle attività di programmazione e pianificazione alle diverse scale urbane e territoriali;
A2. La creazione di comunità energetiche locali per la condivisione dell'energia elettrica da fonti pulite e la rifunzionalizzazione, l’efficientamento energetico e la mitigazione delle vulnerabilità sismiche di edifici e infrastrutture di proprietà pubblica, attualmente inutilizzate, da adibire ad usi culturali, sociali e turistici. Particolare attenzione è stata posta agli edifici pubblici storici, ma anche a quelli di più recente realizzazione, che allo stato attuale risultano particolarmente energivori e non adeguati, in termini di sicurezza, in caso di eventi sismici;
A3. Il sostegno alla rigenerazione urbana e territoriale, attraverso:
i) il ridisegno degli spazi aperti pubblici di borghi, parti di paesi e di città, tesi a migliorare l’accessibilità, la qualità delle relazioni sociali e della ricreazione, con l’implementazione di reti verdi, l’ammodernamento degli spazi pubblici di relazione attraverso la realizzazione di sottoservizi più avanzati, nuove pavimentazioni, sistemi di illuminazione e nuovi impianti tecnologici e di arredo, senza consumo di nuovo suolo, e promuovendo l’accessibilità universale. Queste categorie d’intervento hanno riguardato la totalità dei comuni dei Crateri 2009 e 2016;
ii) le azioni materiali e immateriali per la conservazione e la fruizione dei beni culturali;
iii) i progetti di realizzazione e consolidamento di percorsi lenti (ciclabili e pedonali) ma anche le infrastrutture e attrezzature di supporto alle attività sportive e ricreative e a nuove modalità dolci di spostamento e fruizione del territorio, percorsi e cammini culturali, tematici e storici;
iv) la rifunzionalizzazione di alcune SAE (Soluzioni Abitative di emergenza), da destinare a fini turistici, sportivi e ambientali;
v) l’ammodernamento e messa in sicurezza di impianti ricreativi e bacini sciistici, sempre con l’obiettivo d’innalzarne la sostenibilità ambientale e quindi le condizioni di vita degli abitanti;
A4. Il miglioramento delle infrastrutture di trasporto e dei sistemi di mobilità sostenibile, attraverso:
i) il potenziamento e restyling di stazioni ferroviarie, assegnando loro il duplice ruolo di nodo intermodale e di polo di servizi, integrandole, con più efficacia, nell’ecosistema urbano, contribuendo alla riqualificazione dei territori;
ii) l’adeguamento e la messa in sicurezza della rete viaria secondaria e delle strade comunali, andando oltre la semplice manutenzione (ordinaria e straordinaria), tentando di operare nel rispetto dei principi del DNSH (Do Not Significant Harm), quindi favorendo la permeabilità dei manti stradali e, ove possibile, l’utilizzo di soluzioni eco-compatibili.
Le categorie d’intervento che fanno capo alla misura A del PNRR - PNC diventano la maglia strutturale su cui innestare le azioni per la rinascita sociale ed economica (misura B), atte a favorire il potenziamento di imprese esistenti e la nascita di nuova imprenditoria su tematiche proprie dell’economia circolare, innalzando l’attrattività di questi territori e controvertendo il depauperamento demografico.
Una straordinaria rimodulazione dell’armatura urbana e territoriale, ma anche del modo di abitare e di produrre, si sta, dunque, realizzando in tempi rapidissimi, come imposto dalle rigorose e inderogabili milestone europee, sotto la direzione della Struttura Commissariale Sisma 2016 e della Struttura di Missione Sisma 2009, che debbono rispondere alle regole di gestione dell’emergenza con strumenti e procedure eccezionali.
In questa esperienza, si è visto che anche il nostro Paese, che talvolta abbiamo immaginato disinteressato o incapace di produrre visioni organiche e d’insieme, propedeutiche alla realizzazione progettuale puntuale, almeno nel caso studio del Centro Italia, sta producendo lo sforzo richiesto dall’Europa, rispettando le scadenze necessarie per accedere ai fondi PNRR e, nel caso specifico, anche al PNRR-PNC.
Sono almeno due gli insegnamenti importanti di cui possiamo far tesoro in questa esperienza:
1. il governo di un territorio fragile come quello italiano presuppone l’innalzamento della “preparedness”, come l’UNISDR invoca da tempo a partire dal Senday Framework for Disaster Risks Reduction (2015). Essere preparati a prevenire per poi rispondere efficacemente a un evento naturale (che sia esso un sisma, un’eruzione vulcanica, un’esondazione fluviale, un dissesto idrogeologico, o una pandemia, cambia ben poco) necessita di un Codice per agire (per non ricominciare sempre da zero) e di un Dipartimento che possa operare soprattutto in tempi ordinari, per la prevenzione del disastro e la ricostruzione e rinascita socio-economica post disastro. Spesso tutto questo è confuso con il ruolo della Protezione Civile che, in Italia, a partire da quella guidata da Zamberletti, è sicuramente una struttura di eccellenza della Presidenza Consiglio dei Ministri, ma presenta obiettivi e mission diversi da quelli succitati. Le esperienze che abbiamo potuto studiare in Europa e Oltreoceano ci insegnano che la gestione dell’emergenza (in capo alla Protezione Civile) è altra cosa rispetto alla prevenzione del disastro e la ricostruzione post disastro, che debbono necessariamente dialogare con le regole dell’ordinarietà e con quanto si può fare in “tempo di pace”;
2. le macchine amministrative dei tanti comuni, spesso remoti e periferici alle grandi reti territoriali, sono deboli, disorganizzate e inadeguate. Esse vanno supportate, sia in preparazione all’evento naturale che nella risposta, ma soprattutto vanno oggi indirizzate verso l’orizzonte di più lunga scadenza, che è quello del monitoraggio dell’intero ciclo del rischio e del potenziale disastro, introducendo azioni di tipo materiale e immateriale preventive e conseguenti l’evento. Questo significa: gestione, in tempo reale, dei dati e delle informazioni, supporto continuo e scambio costante tra governo, comunità e scienziati, anche al fine di poter formulare correttivi in tempo reale.
In conclusione, pensiamo sia importante esaminare, con attenzione, quanto è accaduto, e quanto sta accadendo, in questi ultimi anni, nel caso studio del Centro Italia. Qui, più che altrove, si sono sovrapposti cambiamenti epocali evocati dalla UE (con documenti condivisi ai diversi livelli di governo e finanziamenti straordinari: Next Generation EU e relativi Recovery Fund) con risposte emergenziali locali dovute alla ricostruzione post sisma 2009 e 2016.
Si sono affrontati campi spesso estremamente paludosi nella prassi urbanistica e riguardanti, in particolare, i rapporti tra: visioni strategiche, pianificazione e progettazione puntuale; disegno di suolo e programmazione socio economica; essenzialità della burocrazia e semplificazioni possibili; inevitabile rapidità di processi decisionali e azioni decisorie in deroga.
Monitoriamo, esaminiamo criticamente e non disperdiamo quanto di buono c’è stato in questa straordinaria esperienza. Vagliamo, con gli opportuni filtri, altri casi studio; proviamo a delineare possibili futuri scenari, ma cerchiamo soprattutto di comprendere il presente.
Pensiamo che l’Appennino possa rappresentare uno straordinario banco di prova dove rilevare punti di forza e debolezza di tante fini concettualizzazioni, che sinora erano state oggetto di acceso dibattito all’interno della nostra disciplina e che, nel caso studio del Centro Italia, sono state, ruvidamente, messe a terra nei tempi (finalmente) accettabili dell’urbanistica.
*Responsabile Community Istituto Nazionale di Urbanistica Aree Interne/Ricostruzione
** Ricercatrice Università degli Studi di Camerino