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Bonus edilizi, un periodo transitorio potrebbe salvare chi non ha iniziato i lavori

Bonus edilizi, un periodo transitorio potrebbe salvare chi non ha iniziato i lavori

L’idea del relatore del ddl sullo stop alla cessione del credito: includere chi può documentare pagamenti e contratti

Vedi Aggiornamento del 24/03/2023
Periodo transitorio per lo stop alla cessione del credito
di Paola Mammarella
03/03/2023 - Potrebbe essere in arrivo un periodo transitorio che riapra in parte le opzioni dello sconto in fattura e della cessione del credito diventi operativo.
 
L’on. FdI Andrea De Bertoldi, relatore in Commissione Finanze della Camera del ddl per la conversione in legge del DL 11/2023, partecipando ieri (1° marzo) a “Sportello Superbonus” sul sito de Il Sole 24 Ore, ha spiegato che sono allo studio soluzioni per chi ha sostenuto delle spese confidando nella normativa esistente prima del cambiamento.
 
Il DL 11/2023 ha eliminato le opzioni di sconto in fattura e cessione del credito per i nuovi lavori. Gli operatori del settore, che stanno intervenendo al ciclo di audizioni sul ddl in Commissione Finanze della Camera, credono però che ci sia un’ampia zona grigia da tutelare.
 
Si attendono invece risposte sulle soluzioni da mettere in campo per lo sblocco dei crediti incagliati.
 

Cessione del credito e periodo transitorio, le ipotesi in campo

De Bertoldi ha citato il caso di chi ha sostenuto pagamenti per interventi agevolabili con i bonus edilizi diversi dal Superbonus, ad esempio per il cambio delle finestre o la sostituzione della caldaia, di un condizionatore o di un impianto fotovoltaico, ma non ha avviato i lavori entro il 16 febbraio, data di entrata in vigore del DL 11/2023.
 
Secondo quanto previsto dal decreto, chi si trova in questa situazione non può scegliere né lo sconto in fattura né la cessione del credito, ma può solo usufruire direttamente della detrazione.
 
L’idea annunciata da De Bertoldi, allo studio della maggioranza e dei tavoli tecnici, sarebbe di riammettere alla cessione chi può documentare un pagamento effettivo o un contratto con data certa relativo ai lavori non iniziati.
 

Periodo transitorio per lo stop alla cessione del credito, le richieste degli addetti ai lavori

Vanno nella stessa direzione le richieste formulate da Confindutria e Ance durante le audizioni.
 
Secondo Confindustria, bisognerebbe confermare la possibilità di optare per lo sconto in fattura o la cessione del credito nei casi in cui, entro 15 o 30 giorni dalla data di conversione in legge del decreto, risulti presentata la CILA o la richiesta di permesso a costruire.
 


Confindustria crede che vadano tutelati anche gli interventi di edilizia libera. Per questi, bisognerebbe modificare la disciplina per individuare con maggiore dettaglio il momento di inizio dei lavori, utilizzando ad esempio la data di acquisto dei materiali o l’emissione di una fattura di acconto. In caso contrario, non essendoci una pratica edilizia come prova, molti interventi rischierebbero di non poter essere agevolati.
 
Anche Ance pensa che vada tutelato il progetto complessivo, quindi gli ulteriori interventi agevolabili, da realizzare su un edificio che sta già beneficiando delle detrazioni, per cui la presentazione della CILA o l’inizio dei lavori avviene dopo l’entrata in vigore del Decreto.
 
Sull’edilizia libera, Ance chiede che le opzioni possano essere esercitate se l’ordine di acquisto dei beni impiegati nei lavori agevolati è stato concluso entro il 16 febbraio, data di entrata in vigore del DL 11/2023.
 

Crediti fiscali incagliati: F24, acquirenti pubblici e garanzia dello Stato

Sul tema dei crediti incagliati, sa Confindustria sia Ance hanno formulato richieste e proposte.
 
Secondo Confindustria, bisognerebbe riattivare le opzioni di sconto e cessione anche solo per alcuni contribuenti, come gli incapienti, ma anche mettere a punto specifiche misure di garanzia, appoggiandosi a strumenti esistenti, quali il Fondo di garanzia prima casa, il Fondo garanzia PMI  e la garanzia SACE.
 
La garanzia coprirebbe i finanziamenti a lungo termine concessi dalle banche ai condomini a un tasso di interesse massimo fissato per legge. La restituzione del finanziamento avverrebbe su un piano di ammortamento predefinito, a prescindere dalla fruizione di un credito d’imposta, che avverrebbe in parallelo e dipenderebbe dall’ammontare dei debiti fiscali degli stessi condomini.
 
Ance ha ribadito che l’unica soluzione è l’utilizzo degli F24, mentre l’intervento sulla responsabilità solidale contenuto nel decreto-legge, non risolve il problema in quanto non interviene sul problema principale, quello di individuare i soggetti che possono monetizzare crediti pregressi.
 
Secondo Ance, banche e Poste SpA dovrebbero compensare le somme relative agli F24 della clientela con i crediti di imposta originatisi a seguito del sostenimento, nelle annualità 2021 e 2022, delle spese per gli interventi agevolati con i bonus edilizi, che imprese e contribuenti non sono riusciti ancora a cedere. A tutela dei contratti in corso, lo stesso meccanismo di compensazione dovrebbe essere previsto anche per i crediti d’imposta relativi ad interventi già avviati alla data del 17 febbraio 2023.
 
Fino a quando l’utilizzo degli F24 non sarà introdotto nella normativa, Ance chiede che siano coinvolte immediatamente le istituzioni e le aziende statali, come Cdp, Rfi, Enel, Eni, Snam, Fincantieri. I rischi, secondo Ance, sarebbero estremamente contenuti perché tutti i bonus fiscali hanno superato gli accurati controlli previsti dalla due diligence delle piattaforme specializzate incaricate dalle banche.
 
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