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Autorizzazione paesaggistica, il Comune può ignorare il parere tardivo della Soprintendenza

Autorizzazione paesaggistica, il Comune può ignorare il parere tardivo della Soprintendenza

CdS: l’eventuale scelta di adeguarsi e annullare l’autorizzazione deve essere motivata con la presenza di un interesse pubblico

Vedi Aggiornamento del 30/01/2025
Autorizzazione paesaggistica - kzenon123RF.com
Autorizzazione paesaggistica - kzenon123RF.com
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 30/01/2025
03/04/2023 - Il Comune può rilasciare l’autorizzazione paesaggistica anche se la Soprintendenza ha espresso un parere contrario oltre il termine di 45 giorni previsto dalla normativa.
 
Il Consiglio di Stato, con la sentenza 2487/2023, ha spiegato che il parere tardivo della Soprintendenza è efficace, ma non vincolante per il Comune, che può quindi decidere se ignorarlo o tenerlo in considerazione e annullare in autotutela l’autorizzazione paesaggistica.
 
In quest’ultimo caso, però, ci sono delle regole da rispettare.
 

Autorizzazione paesaggistica, il caso

Il caso ha inizio con un’istanza di permesso di costruire, presentata nel 2017 per la realizzazione di un fabbricato in un’area costiera. Data la zona in cui l’immobile sarebbe stato realizzato, è stata chiesta anche l’autorizzazione paesaggistica all’Unione di Comuni competente.
 
L’istanza è stata sospesa dalla Commissione locale per il paesaggio dell’Unione dal momento che il mancato adeguamento dello strumento urbanistico comunale al Piano paesaggistico territoriale regionale (PPTR) rendeva impossibile una pronuncia.
 
Il richiedente del permesso di costruire ha quindi presentato ricorso al Tar e la Commissione locale per il paesaggio ha espresso un primo parere negativo, sostenendo che fosse applicabile nella zona il divieto di nuove edificazioni previsto dal PPTR.
 

 
Il parere negativo è stato trasmesso alla Soprintendenza della Provincia e, dopo tre mesi, l’Unione dei Comuni ha comunicato al richiedente il preavviso di diniego dell’autorizzazione paesaggistica. 
 
Il richiedente ha quindi prodotto delle osservazioni e, dopo averle esaminate, la Commissione locale per il paesaggio ha espresso parere favorevole con la raccomandazione di realizzare le murature in pietra senza malte legante e/o cementizie.
 
Nel frattempo, la Soprintendenza ha comunicato il preavviso di rigetto e ha chiesto un confronto alla Commissione per il paesaggio, che ha confermato il suo parere favorevole e lo ha trasmesso alla Soprintendenza.
 
Dato che la Soprintendenza non si è pronunciata nei termini previsti, l’Unione dei Comuni ha rilasciato l’autorizzazione paesaggistica.
 
La Soprintendenza si è opposta e il responsabile del procedimento ha avviato l’annullamento in autotutela dell’autorizzazione paesaggistica, ma il richiedente ha presentato ricorso.
 

Autorizzazione paesaggistica, il Comune non è vincolato dal ritardo della Soprintendenza

Il Tar ha accolto il ricorso, spiegando che la Soprintendenza si è espressa tardivamente, oltre il termine di 45 giorni previsto dall’articolo 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 42/2004).
 
La Soprintendenza si è rivolta al Consiglio di Stato sostenendo che, data la vicinanza della costruzione da realizzare alla linea di battigia, i Comuni potrebbero annullare l’autorizzazione paesaggistica anche se la Soprintendenza si è espressa tardivamente.
 
Il CdS, analizzando le norme sulla tutela del paesaggio, quelle che regolano il silenzio assenso e gli orientamenti della giurisprudenza, con la sentenza 2487/2023 ha affermato che, in caso di ritardo, il parere della Soprintendenza, pur continuando ad essere efficace, non è più vincolante. Il Comune può quindi scegliere se adeguarsi o no.
 
I giudici hanno concluso che, se il Comune decidesse di conformarsi al parere tardivo della Soprintendenza, dovrebbe annullare in autotutela l’autorizzazione paesaggistica precedentemente rilasciata. Ma questa scelta dovrebbe essere motivata con una ragione di interesse pubblico.
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