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Comunità Energetiche Rinnovabili, ecco come funzionano
di Simona Ricchio - ricercatrice Nomisma

Comunità Energetiche Rinnovabili, ecco come funzionano

In attesa dell’approvazione in sede europea, una Guida alle CER e ai modelli di autoconsumo dell’energia pulita

Vedi Aggiornamento del 18/06/2025
Comunità energetiche rinnovabili - Ph. gelpi 123rf.com
Comunità energetiche rinnovabili - Ph. gelpi 123rf.com
di Simona Ricchio - ricercatrice Nomisma
Vedi Aggiornamento del 18/06/2025
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17/04/2023 - La prospettiva delle Comunità Energetiche Rinnovabili, introdotte prima dalla Legge Milleproroghe 2020, poi dal Dlgs 199 del 15 dicembre 2021 in recepimento della direttiva RED II (2018/2001), sembra aver visto una accelerazione.
 
Lo scorso 23 febbraio, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha inviato a Bruxelles la proposta di DL che incentiva le C.E.R., a seguito di un periodo di consultazione pubblica del testo con gli stakeholders interessati.
 
La proposta di decreto, il cui testo è stato rivisto e rafforzato considerando gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2030, l’autonomia energetica e il contenimento dei costi, dovrà dunque attendere il via libera della Commissione Ue per l’entrata in vigore.
 
Ad oggi si contano 100 casi tra Comunità Energetiche Rinnovabili e Configurazioni di Autoconsumo Collettivo, come attestato da Legambiente nel suo Rapporto Comunità Rinnovabili 2022, tra realtà effettivamente operative (35), in progetto (41) o in movimento (24) (che stanno muovendo i loro primi passi verso la costituzione).
 
Di queste, 59 sono recenti, censite tra giugno 2021 e maggio 2022, a testimonianza di una crescita importante a fronte di un alto livello di interesse da parte di Amministrazioni comunali, condomini, cittadini, imprese, terzo settore e mondo agricolo. Per il futuro si attende una crescita numerica esponenziale, considerato anche l’opportunità che potrebbero rappresentare per contrastare la povertà energetica.
 
In Italia le configurazioni dell’autoconsumo sono ispirate dal Dlgs 199/2021 sopracitato e dal decreto legislativo 210/2021 i quali, a loro volta, recepiscono diverse direttive Ue.
 
Il TIAD, ovvero la deliberazione 727/2022/R/eel, pubblicata il 29 dicembre 2022, ammette 7 differenti tipi di configurazioni possibili per l’autoconsumo diffuso, che differiscono tra loro per l’utilizzo o meno di impianti a fonte rinnovabili e per l’ubicazione geografica rispetto a cabine di alta tensione (AT), zone di mercato dei consumatori o rete di distribuzione.
 

Comunità Energetiche Rinnovabili, ecco come funzioneranno

Tra queste tipologie, le Comunità Energetiche Rinnovabili si configurano come soggetto giuridico, nato dalla collaborazione di soggetti che producono energia destinata al proprio consumo tramite impianti alimentati da fonti rinnovabili, che condividono l’energia prodotta attraverso reti di distribuzione e che contemplano, oltre all’energia elettrica, anche calore e gas.
 
Esistono delle condizioni indispensabili per la costituzione di una CER, tra cui:
- la fornitura di benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità come scopo dell’iniziativa, e non la produzione di profitti finanziari;
- persone fisiche, PMI, enti territoriali (scuole, ospedali, ecc.) o autorità locali (ad es. Comuni) come membri della Comunità;
- nel caso di imprese private, la partecipazione alla comunità non come l’attività commerciale/industriale principale;
- titolarità dei punti di connessione ubicati su reti elettriche di Bassa Tensione (BT) o Media Tensione (Mt) sottese alla medesima cabina primaria di trasformazione AT/MT;
- mandato alla comunità di energia rinnovabile per la richiesta dell’incentivo al GSE.
 
Da questo punto di vista, la mappatura delle aree coperte dalla medesima cabina primaria AT/MT, introdotta lo scorso 1° marzo 2023, rappresenta una novità importante, che faciliterà l’individuazione geografica dei possibili partecipanti.
 
Riguardo al funzionamento, l’energia prodotta dalla CER verrà immessa nella rete pubblica prima di essere condivisa, pertanto la quota in eccesso di energia prodotta (non consumata dalla Comunità) verrà ceduta tramite ritiro dedicato GSE o venduta a prezzo di mercato.
 
Per quanto riguarda le incentivazioni, la proposta ora a Bruxelles è incentrata su due importanti misure statali: un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto, a vantaggio di tutte le tecnologie rinnovabili, dal fotovoltaico all’eolico, dall’idroelettrico alle biomasse. La potenza nominale dei singoli impianti deve essere di massimo 1 MW.
 
La tariffa incentivante riguarderà la quota di energia condivisa dalla comunità e ottenuta da impianti a fonti rinnovabili, per una potenza finanziabile pari a complessivi 5 gigawatt, con un limite temporale fissato a fine 2027. Tale incentivo, pari a circa 110 euro/MWh per le comunità di energia rinnovabile e 100 euro/MWh per la configurazione in auto consumo collettivo (es: condominio) potrà essere corretto sulla base della posizione geografica.
 
Per quanto riguarda i contributi a fondo perduto fino al 40% dell’investimento saranno invece destinati agli interventi realizzati nei comuni sotto i cinquemila abitanti, sia per la costituzione di nuovi impianti che per potenziamento di quelli esistenti. Per quanto riguarda l’ampiamento di impianti esistenti è previsto un finanziamento di 2,2 miliardi di euro del PNRR, con l’obiettivo di arrivare a una potenza complessiva di almeno 2 GW fino al 30 giugno 2026 e una produzione indicativa di almeno 2.500 GW l’ora ogni anno.
 
In aggiunta all’incentivo statale, si prevede un rimborso, individuato da Arera, per i minori costi di sistema derivanti dalla condivisione dell’energia, calcolato sulla base della quantità di energia condivisa e che si aggira attorno ai 6-9 euro/MWh.
 
Infine, si aggiungono una serie di incentivi regionali, che tendono a supportare direttamente l’investimento iniziale, ma per quote solitamente non superiori all’80% dell’investimento iniziale.
 
Generalmente gli incentivi statali e regionali non sono cumulabili, l’incentivazione statale è possibile per tutte le CER e dovrebbe permette di recuperare l’investimento iniziale in circa 3-6 anni, generando profitto successivamente.
 
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