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Pompe di calore ed F-gas, cosa ci riserva il futuro?
di Roberto Nidasio - CTI Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente

Pompe di calore ed F-gas, cosa ci riserva il futuro?

La necessità di mitigare il cambiamento climatico potrebbe far mettere al bando gli HFC per riscaldamento e raffrescamento

Vedi Aggiornamento del 24/04/2024
Pompe di calore ed F-gas - Zdenak Venclak 123rf.com
Pompe di calore ed F-gas - Zdenak Venclak 123rf.com
di Roberto Nidasio - CTI Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente
Vedi Aggiornamento del 24/04/2024
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19/05/2023 - Lo scorso 30 marzo 2023 il Parlamento Europeo ha dato il via libera, con alcuni emendamenti, alla proposta di revisione del cosiddetto “Regolamento F-gas”. L’azione, che si inserisce nel solco tracciato dal Green New Deal, ha come obiettivo quello di ridurre in modo significativo le emissioni derivanti dai gas fluorurati e contribuire così al mitigamento del cambiamento climatico. Il testo ora sarà negoziato con gli Stati Membri, ma se ne ipotizza una possibile pubblicazione in autunno.
 
In questi ultimi mesi, la notizia e, soprattutto, i contenuti di questo nuovo Regolamento hanno fatto molto discutere; diversi settori, compreso quello delle pompe di calore per riscaldamento e raffrescamento, sono in fibrillazione.
 
Ora facciamo un passo indietro e cerchiamo, in questo articolo, di capire il perché.
 
Innanzitutto, chiariamo, anche per i non addetti ai lavori, che stiamo parlando dei cosiddetti HFC (Idrofluorocarburi). Tali gas sono oggi molto diffusi in molte applicazioni come le pompe di calore e i sistemi di condizionamento, la refrigerazione commerciale e quella industriale, i trasporti refrigerati.
 
Gli HFC hanno sostituito i gas che si usavano in passato, gli Idroclorofluorocarburi (HCFC), poiché questi ultimi sono molto dannosi per l’ozono atmosferico. In Europa, infatti, già il Regolamento Europeo 2037/2000, successivamente integrato dal Regolamento Europeo 1005/2009, ed entrato in vigore il 1° gennaio 2010, ha vietato la vendita di tutti gli HCFC (come, per esempio, il famoso R-22). Ma, quindi, qual è il problema con i nuovi HFC?
 
Il problema è che se, da un lato, questi gas non creano danni all’ozono, dall’altro, essi hanno un potenziale di riscaldamento globale (il cosiddetto GWP) non trascurabile. È chiaro quindi che la Commissione Europea, ma non solo, nell’ambito delle politiche e della strategia verde, ha messo nel mirino anche questi gas. Il regolamento Europeo 517/2014 (regolamento F-gas), che si applica dal 1° gennaio 2015, ha quindi disposto la progressiva riduzione dell’utilizzo di tali gas a più elevato effetto serra, a favore di gas meno impattanti.
 
Il phase-down previsto dal regolamento ha già visto diverse tappe, riguardanti in particolare il mondo della refrigerazione commerciale. Dal 1° gennaio 2025 non si potranno più vendere anche i sistemi di condizionamento d’aria monosplit contenenti meno di 3 kg di gas fluorurati a effetto serra, che contengono o il cui funzionamento dipende da gas fluorurati a effetto serra con GWP pari o superiore a 750. In sostanza, un percorso di dismissione era ed è già in corso.
 
Ma quindi cosa sta succedendo con la revisione di questo regolamento? Il fatto è che la Commissione Europea si è resa conto che per raggiungere gli ambiziosi obiettivi su ambiente e clima, il ritmo di dismissione non era sufficiente, bensì è necessario accelerare e mettere al più presto al bando tutti gli HFC.
 
L’operazione, sebbene condivisibile da tutti per quanto riguarda le nobili finalità, non è però di semplice attuazione e richiede uno sforzo ulteriore all’industria di settore. Alcune associazioni hanno quindi manifestato la propria preoccupazione, temendo, tra l’altro, che un phase-out più rapido dagli HFC possa rallentare la diffusione delle pompe di calore, ritenute un pilastro della decarbonizzazione nel settore dell’edilizia.
 
Non solo. Anche le diverse alternative agli HFC non sono esenti da complicazioni. Illustriamole brevemente.
 
Dobbiamo pensare, infatti, che un gas per essere utilizzato nella refrigerazione dovrebbe avere alcune caratteristiche: deve garantire un’elevata efficienza energetica alla macchina, deve garantire un basso impatto in termini di GWP, dovrebbe essere atossico e infiammabile ed essere il più possibile economico.
 
Come alternativa agli HFC, molti guardano agli HFO; alcuni di essi sono però leggermente infiammabili. Si parla anche di CO2, ma essa richiede pressioni di esercizio maggiori rispetto agli HFC e quindi non è possibile utilizzarla nei retrofit, bensì solo nelle nuove macchine appositamente progettate per essa. Oltre a ciò, l’efficienza energetica con l’uso della CO2 non sembra essere molto promettente. Propano e propilene garantiscono invece un buon livello di efficienza energetica, ma sono altamente infiammabili e quindi la loro installazione deve essere attentamente valutata.
 
In conclusione, è chiaro che qualunque transizione richieda degli sforzi ed è altrettanto chiaro come, molte volte, la coperta sia corta e non esista una soluzione ottimale su tutti i fronti. Possono esistere però ottimi compromessi ed è compito di chi governa, eventualmente supportato dal mondo scientifico e tecnico, riuscire a trovare i punti di massima efficienza, per smuovere le leve più efficaci rispetto agli obiettivi che ci si è posti.
 
Per quanto riguarda gli f-gas, vedremo, con i prossimi passaggi, quali saranno le decisioni dell’Europa e degli Stati Membri. Come spesso accade, tuttavia, ricordiamo che ciò che inizialmente sembra un’imposizione, alle volte può trasformarsi in una opportunità, per creare magari interessanti sinergie e filiere europee tra il mondo della chimica e i produttori di pompe di calore.
 
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