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Neutralità climatica, come raggiungerla con la riqualificazione del patrimonio residenziale
di Simona Ricchio - ricercatrice Nomisma

Neutralità climatica, come raggiungerla con la riqualificazione del patrimonio residenziale

Necessarie una strategia nazionale concreta e realizzabile ma anche la reintroduzione della cessione del credito e di finanziamenti e incentivi

Vedi Aggiornamento del 14/05/2024
Neutralità Climatica e riqualificazione del patrimonio residenziale - Ph. Andrii Yalanskyi 123rf.com
Neutralità Climatica e riqualificazione del patrimonio residenziale - Ph. Andrii Yalanskyi 123rf.com
di Simona Ricchio - ricercatrice Nomisma
Vedi Aggiornamento del 14/05/2024
edilportale+
24/05/2023 - L’approvazione della revisione alla direttiva sull’efficienza energetica in edilizia dello scorso febbraio (cosiddetta Direttiva Case Green) ha rappresentato un imperativo all’accelerazione rivolto agli Stati Membri nel percorso verso la Neutralità Climatica 2050, stabilita dalla Normativa europea sul Clima (Regolamento (UE) 2021/1119).
 
In questo percorso, alcune città hanno addirittura scelto di ridurre ulteriormente i tempi di raggiungimento degli obiettivi, anticipando di vent’anni l’impresa. L’Unione europea ha infatti lanciato una sfida selezionando 100 città per far parte della Missione 100 Climate neutral and smart cities by 2030.
 
Tra queste vi sono nove città italiane: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Il goal da raggiungere per queste città è la stipulazione di un “Climate city contract”, un patto cittadino che dovrà includere un piano generale per la neutralità climatica in tutti i settori - energia, edifici, gestione dei rifiuti, trasporti - insieme ai relativi piani di investimento.
 
La Direttiva Case Green va sicuramente in questa direzione, ma interponendo scadenze intermedie responsabilizza istituzioni e operatori di mercato ad elaborare una strategia adeguata, con una programmazione serrata e fonti di finanziamento certe. Da questo punto di vista, la scelta europea è ben comprensibile, considerato che il settore edilizio risulta responsabile del 39% di tutte le emissioni globali di anidride carbonica nel mondo e pesa per il 36% dell’intero consumo energetico globale. In particolare, in città a più elevata densità urbana il patrimonio residenziale rappresenta il maggiore responsabile delle emissioni di CO2, con picchi fino al 70%.
 
Se gli obiettivi sul patrimonio residenziale privato già sembrano utopici (si pensi alla classe E al 2030 e alla classe D al 2033), sul pubblico, i tempi si stringono ulteriormente, con l’obiettivo della classe E al 2027 e della D al 2030. Da questo punto di vista, i risultati dei primi 3 anni di lavoro (dal 2020 ad oggi) hanno probabilmente deluso le aspettative: la promessa pubblica del superbonus ha consentito la riqualificazione di poco più del 3% del patrimonio residenziale privato in 3 anni, pari a circa 380.000 cantieri.
 
Se ieri il Superbonus ha richiesto sforzi eccezionali, sia dal punto di vista organizzativo che finanziario, raggiungendo questi risultati, oggi l’Europa ci chiede di attivarci su almeno il 15% degli edifici più inquinanti, equivalenti a 1,8 milioni di unità.
 
La strada percorsa ci fornisce a questo riguardo un metro di giudizio sulla fattibilità dell’operazione. Per riqualificare questo target immobiliare, siamo chiamati alla riqualificazione ad un ritmo di 180.000 edifici l’anno, all’incirca allineato ai tempi, medi, tenuti dal Superbonus, ma su un orizzonte temporale e una spesa complessiva molto più ampie.
 
Se sui 3 anni di attivazione dei bonus il finanziamento statale ha toccato in media 25 miliardi di euro l’anno, cifra considerata da molti eccessiva, è plausibile stimare quindi un costo complessivo per questa nuova grande operazione pari a 35 miliardi annuali, per un totale di 350 miliardi di euro, in 10 anni.
 

Neutralità Climatica e riqualificazione del patrimonio residenziale

Per affrontare questa sfida titanica, c’è bisogno di una strategia condivisa per intervenire in modo efficace ed efficiente sul patrimonio edilizio, consapevoli che gli obiettivi di neutralità non sono solo appannaggio delle amministrazioni, ma responsabilità collettiva di tutto l’ecosistema, composto anche da cittadini e imprese.
 
Ma come realizzare la neutralità climatica nelle città e nei territori senza un dispositivo nazionale che consenta ai cittadini di poter riqualificare il proprio patrimonio? In questa prospettiva, è urgente e indispensabile la progettazione di un nuovo dispositivo, come lo era stato il superbonus, più sostenibile e credibile, per perseguire questo scopo.
 
In questa logica, l’esperienza degli ultimi anni ci ha permesso di intravedere alcune condizioni di realizzabilità, che potrebbero concorrere a rendere più concreta e reale la proposta statale.
 
In primo luogo, la reintegrazione della Cessione del Credito, come meccanismo di funzionamento imprescindibile per la sostenibilità del processo. Secondo poi, una formula mista di finanziamenti, che, oltre alla mano statale, comprenda strumenti di incentivazione Esco a supporto dell’operazione. Infine, una Programmazione dettagliata, che tracci il campo da gioco e monitori i goals raggiunti, all’interno di una incentivazione graduale, fondata su un principio di proporzionalità, in relazione all’identikit di chi abita le nostre città.
 
Un dato è certo: senza mettere mano al nostro patrimonio edilizio residenziale, non miglioreremo il nostro comfort abitativo o il risparmio in bolletta e, soprattutto, non raggiungeremo gli obiettivi che ci impone l’Europa. È tempo, dunque, di costruire in sinergia una Strategia di azione concreta e realizzabile a livello nazionale, che coinvolga istituzioni, cittadini e mondo imprenditoriale. La transizione ecologica deve partire dalle Città.
 
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