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Comunità energetiche, come dialogano con il territorio?
di Giovanni Fini - INU, Istituto Nazionale di Urbanistica

Comunità energetiche, come dialogano con il territorio?

Da INU una riflessione su valore sociale e ambientale, democrazia energetica e ruolo dei governi locali

Vedi Aggiornamento del 29/04/2024
Comunità energetiche - Ph. Claudio Caridi 123rf.com
Comunità energetiche - Ph. Claudio Caridi 123rf.com
di Giovanni Fini - INU, Istituto Nazionale di Urbanistica
Vedi Aggiornamento del 29/04/2024
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08/05/2023 - L’intenso dibattito sulle comunità energetiche degli ultimi mesi è stato caratterizzato da grandi aspettative ed entusiasmo a fronte ancora troppe poche realizzazioni.
 
L’ultimo rapporto ‘Comunità Rinnovabili’ di Legambiente ha mappato 35 comunità energetiche operative e 41 in progetto. Si tratta di una situazione dinamica ma che pone l’Italia fra le realtà più arretrate in Europa.
 
L’iniziale diffuso interesse è stato raffreddato da un quadro normativo che, nonostante promesse ed impegni assunti a più riprese, è arrivato a completamento solo recentemente lasciando fino all’ultimo alcuni punti fondamentali scoperti, in primis l’entità degli incentivi. Anche sotto il piano del supporto agli investimenti, i Comuni stanno ancora attendendo il bando PNRR che dovrebbe sostenere gli interventi per i Comuni fino a 5.000 abitanti.
 
L’incertezza sull’equilibrio economico degli interventi ha fatto sì che molti dei primi esempi di comunità energetiche siano di dimensioni molto contenute. Un esempio emblematico da questo punto di vista è la comunità energetica basata sull’autoconsumo collettivo realizzata in un condominio di Pinerolo (To)[1].
 
In questo caso l’impianto di produzione ed il gruppo di consumatori sono concentrati in un unico edificio residenziale condominiale. L’impianto è collocato sul tetto dell’immobile e l’energia prodotta copre il 90% dei consumi elettrici condominiali, incluso il riscaldamento azionato da una pompa di calore. L’impianto ha una potenza di 20 kW ed è stato realizzato anche un accumulo con un pacco di batterie da 13 kWh. In questo modo gli scambi con la rete sono praticamente nulli.
 
L’elemento più interessante che ha trainato alcune di queste prime realizzazioni è stato il valore sociale della comunità energetica: alcune comunità sono orientate a ridurre la povertà energetica delle famiglie coinvolte e ad aumentare la loro consapevolezza nei consumi. Il valore sociale delle comunità energetiche è un elemento potenzialmente di grande interesse che delinea un modello ‘dal basso’ ovvero dove sono i membri della comunità i veri protagonisti. Questo è sicuramente l’assetto verso il quale bisogna tendere si vuole che le comunità energetiche abbiano un valore aggiunto rispetto alla tradizionale filiera top down della produzione e del consumo di energia.
 
Si può portare come esempio il progetto, promosso da Legambiente in sinergia con la Fondazione Con il Sud, che ha coinvolto 40 famiglie del quartiere San Giovanni a Teduccio nella periferia est di Napoli [2]. L’impianto fotovoltaico per la produzione di energia è stato realizzato sul tetto dell’ex orfanotrofio Fondazione Famiglia di Maria e ha una potenza di 53 kW. L’energia non consumata nell’edificio viene utilizzata dalle famiglie associate coprendo una quota del loro fabbisogno. Questo intervento ne ha ispirati altri analoghi facendo nascere la rete delle comunità energetiche rinnovabili e solidali.
 
Se proviamo ad allargare lo sguardo ad uno scenario futuro di medio periodo, vediamo che, oltre agli aspetti sociali ed economici, l’interesse per le comunità energetiche assume in modo più chiaro anche un valore ambientale e territoriale. Il nuovo quadro normativo dovrebbe finalmente consentire l’accelerazione e il passaggio di scala, cosa finora non riuscita, andando dalle piccole comunità di dimensioni di un condominio a comunità che interessano interi quartieri. La diffusione di comunità energetiche alimentate da impianti di dimensioni più significative potrebbe sbloccare il potenziale della produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili e contribuire a creare quella ‘democrazia energetica’ che le fonti rinnovabili potrebbero garantire.
 
La produzione autonoma e diffusa di energia trasforma il singolo cittadino da utente di una rete che distribuisce l’energia prodotta in pochi e localizzati punti a produttore di energia o prosumer, come si usa dire utilizzando una unione di producer e consumer, riporta sul territorio un tema, quello della produzione di energia, che era invece da tempo uscito dagli argomenti legati alla pianificazione urbanistica e alla programmazione territoriale oltre che alla governance locale.
 
Sul rapporto fra comunità energetiche e territorio vale quindi la pena sviluppare alcune riflessioni. La prima riguarda il fatto che le città in Italia e in tutta Europa stanno assumendo con serietà e determinazione obiettivi di riduzione drastica delle proprie emissioni di CO2. Volendo affrontare il tema in modo serio, è ormai chiaro che, siccome il governo locale non controlla direttamente la produzione e il consumo di energia, lo strumento per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni non può che essere un partenariato tra il governo locale e i principali attori e portatori di interesse a livello urbano.
 
Da questo punto di vista è illuminante il modello previsto per le città che aderiscono alla missione delle 100 città climate neutral al 2030 [3] per le quali è proprio il patto urbano, il climate city contract, il mezzo principale per garantire la transizione energetica. La comunità energetica diviene così uno degli attori, degli interlocutori, del governo locale e contribuisce al raggiungimento di un obiettivo complessivo attraverso un gioco di squadra.
 
Se le comunità energetiche rafforzano il rapporto energia-territorio, è bene chiedersi quale sia il ruolo dei governi locali nella formazione delle comunità energetiche. Su questo tema ci sono posizioni estreme: secondo il rapporto Utilitatis/RSE Le Comunità Energetiche in Italia [4] il governo locale non è da considerarsi fra gli attori del processo. Il ruolo dei Comuni è, in effetti, in gran parte ancora da definire ma rimane la convinzione che, in questo puzzle che va pian piano componendosi, i Comuni abbiano il compito di garantire e promuovere la formazione dal basso delle comunità energetiche aggregando le realtà locali ed individuando edifici e parti di territorio che possono essere interessati dalla realizzazione degli impianti. Questo garantisce la formazione di comunità energetiche radicate al territorio e sostenibili nel tempo.
 
Un esempio di questo modello di comunità energetica ampia è costituito dal progetto GECO a Bologna [5]. Da un lato GECO andrebbe a costituire la comunità energetica più grande in Italia coinvolgendo oltre 5000 persone, un salto di scala che porterebbe gli interventi sulla comunità energetica ad essere realmente significativi rispetto al quadro dei consumi urbani. Dall’altro lato però il progetto non ha ancora visto la sua attuazione a causa dei problemi legati allo sviluppo incompleto della normativa.
 
GECO è un acronimo che sta per Green Energy COmmunity e vede coinvolto il quartiere popolare periferico del Pilastro e l’adiacente Centro Agroalimentare CAAB su cui sono installati 120.000 metri quadri di pannelli solari. L’idea di partenza del progetto è stata quella di estendere l’utilizzo del grande impianto di CAAB anche alle abitazioni vicine. Il progetto sarebbe dovuto diventare operativo nel luglio 2022 ma si è fermato per problemi legati alla mancanza dei decreti attuativi che avrebbero reso possibile il collegamento dell’impianto CAAB ai condomini.
 
A questo punto il progetto è stato rimodulato prevedendo la costituzione di due diverse comunità energetiche: una legata al CAAB e alle aziende limitrofe e l’altra invece sul territorio del Pilastro con impianti realizzati sul coperto della chiesa parrocchiale, del centro commerciale e di una banca. Contemporaneamente lo studio per la realizzazione di un’unica vasta comunità energetica è stato esteso andando ad includere l’ampia zona industriale delle Roveri grazie anche al finanziamento del progetto Horizon Greta [6] avviato nel 2021, aprendo così un nuovo capitolo del lavoro.
 
Un ultimo punto da considerare in questo breve excursus è legato al fatto che non tutte le autorità locali hanno la capacità di elaborare strategie per la riduzione delle emissioni e di sviluppare azioni coerenti integrate fra loro per il raggiungimento dei propri obiettivi. I piccoli comuni coprono la maggioranza del territorio italiano e si trovano proprio in questa situazione paradossale, cioè avere un territorio vasto con importanti opportunità per la creazione di comunità energetiche, avere comunità di cittadini più coese rispetto alle grandi città ma, allo stesso tempo, avere una struttura tecnica carente non in grado di supportare e accompagnare il processo di formazione di una comunità energetica.
 
Da questo punto di vista appare oltremodo sfidante il citato il bando del PNRR che riguarderà proprio i piccoli comuni. Alcune fondazioni bancarie come Cariplo e CRC (Cassa di risparmio di Cuneo) o Regioni come l’Emilia Romagna hanno attivato finanziamenti proprio per sostenere lo sviluppo di studi di fattibilità e quindi per supportare dal punto di vista tecnico i comuni più piccoli. Si tratta di esperienze sicuramente molto preziose i cui risultati andranno osservate con attenzione.
 
 
[1] https://www.aceapinerolese-energia.it/2021/05/14/inaugurato-a-pinerolo-il-primo-condominio-autoconsumatore-collettivo-operativo-ditalia-una-passo-avanti-verso-la-transizione-energetica/
[2] https://www.fondazioneconilsud.it/progetto-sostenuto/comunita-energetica-e-solidale-di-napoli-est/
[3] https://researchitaly.mur.gov.it/2022/06/06/neutralita-climatica-nove-le-citta-italiane-selezionate-per-partecipare-alla-missione-europea/
[4]https://www.utilitatis.org/my-product/orange-book-2022-le-comunita-energetiche-in-italia/#:~:text=Le%20comunit%C3%A0%20energetiche%20costituiscono%20un,realizzazione%20di%20un’infrastruttura%20intelligente.
[5] https://www.gecocommunity.it/
[6] https://cordis.europa.eu/project/id/101022317/it
 
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