
Demolizione o multa dell’abuso? In certi casi decide la Soprintendenza
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NORMATIVA
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Redazione Edilportale
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Demolizione o multa dell’abuso? In certi casi decide la Soprintendenza
Il Consiglio di Stato ricorda che questa regola valida nei centri storici si può applicare anche agli edifici non vincolati
Vedi Aggiornamento
del 14/03/2025

di Redazione Edilportale
Vedi Aggiornamento del 14/03/2025
22/04/2024 - Quando si realizza un abuso edilizio, la procedura ordinaria prevede la sua demolizione a spese del responsabile. In determinati casi, ad esempio quando la demolizione non può avvenire senza danneggiare la parte dell’edificio realizzata in conformità alla normativa edilizia e urbanistica, è consentito il pagamento di una multa alternativa alla demolizione.
Nei centri storici, la scelta tra demolizione e multa può essere influenzata dalla Soprintendenza. Lo ha spiegato il Consiglio di Stato con la sentenza 806/2024.
L’intervento ha modificato il prospetto dell’edificio e creato un volume aggiuntivo. Sul nuovo volume sono presenti due finestre diverse per forma e collocazione dalle altre presenti nel palazzo.
Il responsabile dell’intervento ha chiesto il condono edilizio ai sensi della Legge 47/1985 (secondo condono edilizio), ma il Comune ha negato la richiesta ed emesso un’ordinanza di demolizione.
Il responsabile dell’abuso ha quindi fatto ricorso, appellandosi sia alla giustizia amministrativa sia a quella ordinaria, ma tutti i giudici coinvolti confermano l’ordine di demolizione. Col passare degli anni, però, né il responsabile dell’abuso ha demolito la sopraelevazione né il Comune ha sequestrato il manufatto. È invece iniziata un’interlocuzione tra il responsabile dell’buso e il Comune, che concede la sanatoria dietro pagamento di una sanzione.
I giudici hanno analizzato di nuovo la questione per classificare correttamente l’intervento. Secondo i giudici del Tar è una nuova costruzione, ma per il Consiglio di Stato è una ristrutturazione edilizia. Sia il Tar sia il CdS, però, respingono i ricorsi.
Il CdS ha messo in evidenza che il Comune avrebbe dovuto chiedere il parere della Soprintendenza prima di concedere la sanatoria con multa alternativa alla demolizione.
I giudici hanno ricordato che, in caso di regolarizzazione di opere di ristrutturazione edilizia, eseguite su immobili, anche non vincolati, situati nei centri storici, spetta all’Amministrazione preposta alla tutela dei beni culturali ed ambientali l’individuazione della tipologia di sanzione da applicare. Questo significa che è la Soprintendenza a decidere se l’abuso edilizio deve essere punito con la demolizione o con una multa alternativa.
Il parere della Soprintendenza è vincolante e il Comune deve attenersi ad esso. Il Comune può decidere liberamente solo nel caso in cui la Soprintendenza esprima il parere in ritardo rispetto al termine previsto.
Nei centri storici, la scelta tra demolizione e multa può essere influenzata dalla Soprintendenza. Lo ha spiegato il Consiglio di Stato con la sentenza 806/2024.
Abuso edilizio nel centro storico, il caso
I giudici si sono pronunciati sul caso di una sopraelevazione, realizzata su un terrazzo all’ultimo piano di un edificio situato nel centro storico, ma non sottoposto ad alcun vincolo.L’intervento ha modificato il prospetto dell’edificio e creato un volume aggiuntivo. Sul nuovo volume sono presenti due finestre diverse per forma e collocazione dalle altre presenti nel palazzo.
Il responsabile dell’intervento ha chiesto il condono edilizio ai sensi della Legge 47/1985 (secondo condono edilizio), ma il Comune ha negato la richiesta ed emesso un’ordinanza di demolizione.
Il responsabile dell’abuso ha quindi fatto ricorso, appellandosi sia alla giustizia amministrativa sia a quella ordinaria, ma tutti i giudici coinvolti confermano l’ordine di demolizione. Col passare degli anni, però, né il responsabile dell’abuso ha demolito la sopraelevazione né il Comune ha sequestrato il manufatto. È invece iniziata un’interlocuzione tra il responsabile dell’buso e il Comune, che concede la sanatoria dietro pagamento di una sanzione.
Abuso edilizio nel centro storico, decide la Soprintendenza tra multa e demolizione
I condòmini hanno quindi presentato ricorso per opporsi alla sanatoria dell’abuso edilizio.I giudici hanno analizzato di nuovo la questione per classificare correttamente l’intervento. Secondo i giudici del Tar è una nuova costruzione, ma per il Consiglio di Stato è una ristrutturazione edilizia. Sia il Tar sia il CdS, però, respingono i ricorsi.
Il CdS ha messo in evidenza che il Comune avrebbe dovuto chiedere il parere della Soprintendenza prima di concedere la sanatoria con multa alternativa alla demolizione.
I giudici hanno ricordato che, in caso di regolarizzazione di opere di ristrutturazione edilizia, eseguite su immobili, anche non vincolati, situati nei centri storici, spetta all’Amministrazione preposta alla tutela dei beni culturali ed ambientali l’individuazione della tipologia di sanzione da applicare. Questo significa che è la Soprintendenza a decidere se l’abuso edilizio deve essere punito con la demolizione o con una multa alternativa.
Il parere della Soprintendenza è vincolante e il Comune deve attenersi ad esso. Il Comune può decidere liberamente solo nel caso in cui la Soprintendenza esprima il parere in ritardo rispetto al termine previsto.
Norme correlate
Sentenza 25/01/2024 n.806
Consiglio di Stato - Abuso edilizio nel centro storico e ruolo della Soprintendenza nella decisione tra demolizione e multa
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