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Imprese e professionisti contro lo stop retroattivo alla cessione del credito

Imprese e professionisti contro lo stop retroattivo alla cessione del credito

Chieste al Governo modifiche sull’obbligo di dimostrare i pagamenti e la remissione in bonis. Ance: ‘necessario tutelare le imprese serie’

Vedi Aggiornamento del 15/05/2024
Decreto Superbonus - Foto: nonwarit 123RF.com
Decreto Superbonus - Foto: nonwarit 123RF.com
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 15/05/2024
16/04/2024 - Il nuovo Decreto Superbonus introduce limiti retroattivi che non tutelano i contratti. È questo il punto comune emerso durante il ciclo di audizioni sul ddl di conversione del DL 39/2024, che si è svolto giovedì 11 aprile in Commissione Finanze del Senato.
 

Dal Decreto Superbonus rischi per gli impegni già presi

Alcuni dei soggetti auditi si sono concentrati sui rischi che le restrizioni retroattive introdotte dal nuovo Decreto Superbonus (DL 39/2024)possono provocare per gli impegni contrattuali già presi, perché vietano la cessione del credito anche a chi ne aveva ancora diritto ai sensi del Decreto “Blocca Cessioni”.
 
L’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha sottolineato che ai soggetti che potevano continuare a optare per lo sconto in fattura e la cessione del credito, perché avevano presentato i titoli abilitativi entro il 16 febbraio 2023, viene ora chiesto di dimostrare il pagamento di una spesa, documentata da fattura, entro il 30 marzo 2024.
 
In questo modo, secondo i costruttori, da un lato vengono colpite tutte le imprese esecutrici che, sulla base degli appalti a loro affidati e delle CILAS presentate, avevano comunque già provveduto ad effettuare le operazioni propedeutiche all’avvio degli interventi, concludendo accordi vincolanti per l’acquisizione di beni e servizi o con i professionisti e i tecnici coinvolti nell’operazione.
 
Dall’altro lato il nuovo assetto riguarda anche tutti i beneficiari delle detrazioni che, pur avendo avviato i lavori al 30 marzo, non avevano ancora pagato alcuna spesa, in attesa di raggiungere la percentuale minima di esecuzione dei lavori (30%) richiesta dalla disciplina del Superbonus per l’emissione del primo SAL, funzionale allo sconto in fattura e alla cessione del credito.
 
 
Pur comprendendo l’intenzione del Governo di colpire le cd “CILAS dormienti”, Ance chiede di salvaguardare i lavori per i quali, al 30 marzo, siano stati già assunti impegni di spesa riferibili ai contratti d’appalto stipulati anteriormente a tale data.
 
La stessa perplessità è stata espressa dall’Associazione nazionale costruttori impianti e servizi di efficienza energetica (Assistal), che chiede l’abrogazione della misura o, almeno, un periodo transitorio in cui permettere l’avvio degli interventi pianificati, ma non ancora iniziati e fatturati. Il rischio sarebbe infatti la chiusura dei cantieri avviati sulla base proprio dello sconto in fattura o sulla cessione del credito a chiudere, innescando controversie tra imprese e clienti nonché avere un impatto negativo sulla collettività dovuto ai mancati interventi di efficientamento. 
 
Anche Confprofessioni ha chiesto di tutelare chi non ha ancora effettuato alcun pagamento per scongiurare i contenziosi che potrebbero essere instaurati con le imprese che hanno effettuato i lavori. Secondo Confprofessioni, i soggetti che hanno iniziato o ultimato gli interventi, in assenza di pagamenti effettuati per fatture emesse, potrebbero infatti vedersi preclusa la possibilità di accedere alla cessione del credito o allo sconto in fattura. Confprofessioni aggiunge che la normativa sul Superbonus impone ad imprese e professionisti di rendicontare esclusivamente al raggiungimento del SAL con un minimo del 30%, pertanto è evidente che nessuna fattura può essere emessa prima di tale avanzamento, tanto più che in questo ambito sono precluse le fatture in acconto. Confprofessioni chiede quindi che, se deve essere lasciato il riferimento alla fattura, questa possa essere rappresentata dalla fattura di costo sostenuta dall’impresa in riferimento al singolo cantiere, piuttosto che il documento contabile emesso verso il beneficiario.
 
Una soluzione simile, proposta da CNA, Confartigianato, Artigiani imprenditori d’Italia e Casartigiani sarebbe quella di salvare i lavori per i quali il tecnico abilitato presenti un’attestazione, laddove ancora non sia stata emessa fattura, perché, ad esempio, non è stato raggiunto il primo SAL.
 

Decreto Superbonus, eliminazione remissione in bonis rischiosa

Sullo stop alla remissione in bonis, Ance chiede una riflessione sulla possibilità di conservare il diritto ad una comunicazione tardiva della cessione del credito, ad esempio in caso di ritardo nel rilascio di un’asseverazione o del visto di conformità, ove il contribuente aveva confidato sul fatto di poter inviare la comunicazione entro il 15 ottobre 2024, ovvero in presenza di errori formali che, sino al 29 marzo 2024, potevano essere corretti entro il 5 maggio 2024. 
 
Anche Assistal ritiene che saranno colpiti tutti coloro che, in buona fede, facevano conto su tempi più lunghi e sulla possibilità di procedere con le attività grazie a tali misure. Per questo motivo ha chiesto di reintrodurre la misura.
 
Sull’argomento, CNA, Confartigianato, Artigiani imprenditori d’Italia e Casartigiani propongono di concedere un lasso di tempo limitato per continuare ad utilizzare la remissione in bonis per le comunicazioni da trasmettere in relazione alle spese 2023 ivi incluse le cessioni delle rate residue.
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