
Rigenerazione urbana, Oice: ‘bene le regole statali, necessarie semplificazioni e risorse’
NORMATIVA
Rigenerazione urbana, Oice: ‘bene le regole statali, necessarie semplificazioni e risorse’
Le indicazioni delle Società di progettazione ai Senatori che stanno definendo il testo unificato dei disegni di legge
Vedi Aggiornamento
del 08/04/2025

21/05/2024 - È positiva l’intenzione di definire un quadro statale di regole per la rigenerazione urbana ma è anche necessario redigere un testo unificato il prima possibile.
Sono queste alcune delle indicazioni contenute nel documento trasmesso dall’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura, alla Commissione Ambiente del Senato che a breve pubblicherà il testo unificato dei disegni di legge in materia di rigenerazione urbana.
Si tratta, lo ricordiamo, dei numerosi disegni di legge (ddl 29, 42, 761, 863, 903, 1028) in materia di rigenerazione urbana che il Senato sta esaminando dall’inizio della legislatura, proseguendo un lavoro ereditato dalle precedenti legislature. E che si sommano a quelli all’esame della Camera.
Tra i punti di attenzione evidenziati dall’OICE vi sono:
- l’esigenza di fornire una definizione del concetto di rigenerazione urbana al fine di distinguerlo chiaramente dalla nozione di ristrutturazione edilizia e urbanistica di cui al DPR 380/2001;
- l’opportunità di correlare gli aspetti della rigenerazione urbana con i caratteri che definiscono l’impatto ambientale delle trasformazioni urbane;
- la necessità di riconoscere alle azioni di rigenerazione urbana l’interesse pubblico.
“Sarebbe altresì opportuno - si legge inoltre nel documento - istituire un Fondo di risorse pubbliche stabile nel tempo e creare una Cabina di regia con il compito di coordinare l’utilizzo dei fondi disponibili e definire un programma annuale, nonché prevedere delle premialità di tipo urbanistico (es. aumento della densità edilizia e delle altezze) a fronte del miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza sismica e di tipo fiscale, mediante la riduzione degli oneri concessori”.
Infine, per OICE è “essenziale l’introduzione di semplificazioni procedurali e normative e la definizione, da parte dei Comuni, degli obiettivi cui è finalizzata la rigenerazione urbana tenendo conto degli specifici contesti nei quali opera, secondo una visione strategica, nonché l’esplicitazione dei provvedimenti legislativi esistenti che devono intendersi abrogati”.
Ecco i 10 punti che l’Oice sottopone all’attenzione del Senato:
1. Legge nazionale di facile applicazione
Occorre una legge statale con un testo normativo snello e di agevole applicazione che affronti i principali temi attinenti alla rigenerazione urbana che faccia salve le legislazioni regionali innovative e coerenti con i principi contenuti nella legge e chieda alle altre Regioni di adeguare in tempi certi le loro leggi. La legge dovrebbe operare una chiara distinzione tra competenze statali, regionali e degli enti locali, garantendo a questi ultimi un ruolo centrale nella realizzazione dei programmi e degli interventi di rigenerazione urbana, senza subordinarlo ad eccessivi adempimenti procedimentali. Allo Stato dovrebbero essere riservate esclusivamente funzioni di iniziativa legislativa; di indirizzo e direttiva delle attività di Regioni ed Enti Locali; di coordinamento e monitoraggio nella gestione dei fondi pubblici.
2. La rigenerazione urbana è diversa dalla ristrutturazione edilizia ed urbanistica
La legge statale deve fare chiarezza sul concetto di rigenerazione che è diverso dalla ristrutturazione edilizia ed urbanistica e deve contestualmente affrontare la questione dei limiti al consumo di suolo permeabile penalizzando gli interventi che avvengono in green field ed incentivando opportunamente quelli che recuperano aree già urbanizzate. La rigenerazione dovrebbe infatti riguardare quei contesti urbani o territoriali che nel tempo hanno subito un processo di perdita di ruolo con svuotamento delle funzioni originarie, fenomeni di degrado sociale, economico oltre che fisico ed anche ambientale. Intervenire in questi contesti richiede una molteplicità di interventi di diversa natura (materiali ed immateriali), cospicue risorse e, generalmente, tempi lunghi. Il processo inoltre può non essere lineare ma anzi richiede di essere monitorato per valutare eventuali cambiamenti di rotta. Se uno degli obiettivi al 2050 è quello del consumo di suolo zero, appare evidente che la rigenerazione urbana, accoppiata alla riduzione del consumo di suolo, costituisce uno degli strumenti (e come si suol dire un “driver”) per raggiungere questo obiettivo.
3. L’impatto ambientale delle trasformazioni urbane
Si ritiene opportuna - anche per la necessaria attuazione degli obiettivi internazionali ed europei - una stretta correlazione con i caratteri che definiscono l’impatto ambientale delle trasformazioni urbane, ad esempio attraverso concetti quali il “pareggio di bilancio non economico dei servizi ecosistemici”.
4. L’interesse pubblico della rigenerazione urbana
Agli interventi di Rigenerazione va riconosciuto l’interesse pubblico, non limitato alle opere pubbliche ma al complesso delle azioni introdotte prendendo atto del ruolo che in questi processi complessi può svolgere l’attore privato quando concorre al raggiungimento degli obiettivi.
5. Fondo stabile di risorse pubbliche
L’istituzione di un Fondo di risorse pubbliche stabile nel tempo e su cui si possa contare per programmare gli interventi appare fondamentale per la natura complessa della rigenerazione che si traduce in costi significativi e tempi di attuazione di medio lungo termine; dovrebbe essere prevista anche la cumulabilità dei fondi stanziati con i fondi strutturali europei.
6. Cabina di regia
Si considera essenziale la creazione di una Cabina di regia per il coordinamento nell’utilizzo dei fondi pubblici disponibili e per la definizione di una programmazione annuale.
7. Premialità di tipo urbanistico
La Rigenerazione Urbana come strumento per la limitazione al consumo di suolo ma, nel contempo, di qualificazione della città esistente attraverso il potenziamento dei servizi, del verde urbano e degli spazi pubblici di qualità richiede un ri-orientamento significativo delle normative che regolano gli interventi. Occorre prevedere delle premialità di tipo urbanistico quali, ad esempio, la possibilità di aumento della densità edilizia e delle altezze, anche correlati al miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza sismica, ma anche premialità fiscali attraverso la riduzione del contributo degli oneri concessori.
8. Superare la doppia conformità
La legge deve prevedere semplificazioni procedurali e normative per la rigenerazione, affrontando il tema degli standard differenziati, delle densità edilizie, altezze massime, distanze e distacchi, con un superamento del DM 1444/1968. Deve affrontare anche la questione della preliminare verifica di conformità del patrimonio edilizio esistente che oggi spesso costituisce un impedimento alla fattibilità degli interventi superando la doppia conformità.
9. Obiettivi comunali di rigenerazione urbana
È compito dei Comuni definire gli obiettivi che la rigenerazione deve raggiungere, negli specifici contesti individuati, a partire da una visione strategica dello sviluppo della propria città/territorio che si esprime in una pianificazione urbanistica ben diversa da quella definita dalla legge urbanistica del lontano 1942. Il piano urbanistico generale infatti dovrebbe evolvere in senso più strategico nella definizione dell’orizzonte verso cui tendere ma, nel contempo, più flessibile rispetto al processo attuativo che non può che definirsi nel tempo. Una visione strategica che si costruisce con percorsi di governance partecipata. Ai Comuni e agli altri enti locali devono essere attribuite tutte le altre funzioni, tra le quali la mappatura degli ambiti, delle aree e degli edifici che necessitano di interventi di rigenerazione urbana e di quelli in cui i detti interventi sono motivatamente esclusi; l’elaborazione ed approvazione dei Programmi di rigenerazione urbana; l’autorizzazione degli interventi di rigenerazione urbana.
10. Quali norme vigenti devono intendersi abrogate
Infine, la nuova legge deve esplicitare quali provvedimenti legislativi vigenti devono intendersi abrogati (strumento primo della semplificazione!).
Sono queste alcune delle indicazioni contenute nel documento trasmesso dall’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura, alla Commissione Ambiente del Senato che a breve pubblicherà il testo unificato dei disegni di legge in materia di rigenerazione urbana.
Si tratta, lo ricordiamo, dei numerosi disegni di legge (ddl 29, 42, 761, 863, 903, 1028) in materia di rigenerazione urbana che il Senato sta esaminando dall’inizio della legislatura, proseguendo un lavoro ereditato dalle precedenti legislature. E che si sommano a quelli all’esame della Camera.
Tra i punti di attenzione evidenziati dall’OICE vi sono:
- l’esigenza di fornire una definizione del concetto di rigenerazione urbana al fine di distinguerlo chiaramente dalla nozione di ristrutturazione edilizia e urbanistica di cui al DPR 380/2001;
- l’opportunità di correlare gli aspetti della rigenerazione urbana con i caratteri che definiscono l’impatto ambientale delle trasformazioni urbane;
- la necessità di riconoscere alle azioni di rigenerazione urbana l’interesse pubblico.
“Sarebbe altresì opportuno - si legge inoltre nel documento - istituire un Fondo di risorse pubbliche stabile nel tempo e creare una Cabina di regia con il compito di coordinare l’utilizzo dei fondi disponibili e definire un programma annuale, nonché prevedere delle premialità di tipo urbanistico (es. aumento della densità edilizia e delle altezze) a fronte del miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza sismica e di tipo fiscale, mediante la riduzione degli oneri concessori”.
Infine, per OICE è “essenziale l’introduzione di semplificazioni procedurali e normative e la definizione, da parte dei Comuni, degli obiettivi cui è finalizzata la rigenerazione urbana tenendo conto degli specifici contesti nei quali opera, secondo una visione strategica, nonché l’esplicitazione dei provvedimenti legislativi esistenti che devono intendersi abrogati”.
Ecco i 10 punti che l’Oice sottopone all’attenzione del Senato:
1. Legge nazionale di facile applicazione
Occorre una legge statale con un testo normativo snello e di agevole applicazione che affronti i principali temi attinenti alla rigenerazione urbana che faccia salve le legislazioni regionali innovative e coerenti con i principi contenuti nella legge e chieda alle altre Regioni di adeguare in tempi certi le loro leggi. La legge dovrebbe operare una chiara distinzione tra competenze statali, regionali e degli enti locali, garantendo a questi ultimi un ruolo centrale nella realizzazione dei programmi e degli interventi di rigenerazione urbana, senza subordinarlo ad eccessivi adempimenti procedimentali. Allo Stato dovrebbero essere riservate esclusivamente funzioni di iniziativa legislativa; di indirizzo e direttiva delle attività di Regioni ed Enti Locali; di coordinamento e monitoraggio nella gestione dei fondi pubblici.
2. La rigenerazione urbana è diversa dalla ristrutturazione edilizia ed urbanistica
La legge statale deve fare chiarezza sul concetto di rigenerazione che è diverso dalla ristrutturazione edilizia ed urbanistica e deve contestualmente affrontare la questione dei limiti al consumo di suolo permeabile penalizzando gli interventi che avvengono in green field ed incentivando opportunamente quelli che recuperano aree già urbanizzate. La rigenerazione dovrebbe infatti riguardare quei contesti urbani o territoriali che nel tempo hanno subito un processo di perdita di ruolo con svuotamento delle funzioni originarie, fenomeni di degrado sociale, economico oltre che fisico ed anche ambientale. Intervenire in questi contesti richiede una molteplicità di interventi di diversa natura (materiali ed immateriali), cospicue risorse e, generalmente, tempi lunghi. Il processo inoltre può non essere lineare ma anzi richiede di essere monitorato per valutare eventuali cambiamenti di rotta. Se uno degli obiettivi al 2050 è quello del consumo di suolo zero, appare evidente che la rigenerazione urbana, accoppiata alla riduzione del consumo di suolo, costituisce uno degli strumenti (e come si suol dire un “driver”) per raggiungere questo obiettivo.
3. L’impatto ambientale delle trasformazioni urbane
Si ritiene opportuna - anche per la necessaria attuazione degli obiettivi internazionali ed europei - una stretta correlazione con i caratteri che definiscono l’impatto ambientale delle trasformazioni urbane, ad esempio attraverso concetti quali il “pareggio di bilancio non economico dei servizi ecosistemici”.
4. L’interesse pubblico della rigenerazione urbana
Agli interventi di Rigenerazione va riconosciuto l’interesse pubblico, non limitato alle opere pubbliche ma al complesso delle azioni introdotte prendendo atto del ruolo che in questi processi complessi può svolgere l’attore privato quando concorre al raggiungimento degli obiettivi.
5. Fondo stabile di risorse pubbliche
L’istituzione di un Fondo di risorse pubbliche stabile nel tempo e su cui si possa contare per programmare gli interventi appare fondamentale per la natura complessa della rigenerazione che si traduce in costi significativi e tempi di attuazione di medio lungo termine; dovrebbe essere prevista anche la cumulabilità dei fondi stanziati con i fondi strutturali europei.
6. Cabina di regia
Si considera essenziale la creazione di una Cabina di regia per il coordinamento nell’utilizzo dei fondi pubblici disponibili e per la definizione di una programmazione annuale.
7. Premialità di tipo urbanistico
La Rigenerazione Urbana come strumento per la limitazione al consumo di suolo ma, nel contempo, di qualificazione della città esistente attraverso il potenziamento dei servizi, del verde urbano e degli spazi pubblici di qualità richiede un ri-orientamento significativo delle normative che regolano gli interventi. Occorre prevedere delle premialità di tipo urbanistico quali, ad esempio, la possibilità di aumento della densità edilizia e delle altezze, anche correlati al miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza sismica, ma anche premialità fiscali attraverso la riduzione del contributo degli oneri concessori.
8. Superare la doppia conformità
La legge deve prevedere semplificazioni procedurali e normative per la rigenerazione, affrontando il tema degli standard differenziati, delle densità edilizie, altezze massime, distanze e distacchi, con un superamento del DM 1444/1968. Deve affrontare anche la questione della preliminare verifica di conformità del patrimonio edilizio esistente che oggi spesso costituisce un impedimento alla fattibilità degli interventi superando la doppia conformità.
9. Obiettivi comunali di rigenerazione urbana
È compito dei Comuni definire gli obiettivi che la rigenerazione deve raggiungere, negli specifici contesti individuati, a partire da una visione strategica dello sviluppo della propria città/territorio che si esprime in una pianificazione urbanistica ben diversa da quella definita dalla legge urbanistica del lontano 1942. Il piano urbanistico generale infatti dovrebbe evolvere in senso più strategico nella definizione dell’orizzonte verso cui tendere ma, nel contempo, più flessibile rispetto al processo attuativo che non può che definirsi nel tempo. Una visione strategica che si costruisce con percorsi di governance partecipata. Ai Comuni e agli altri enti locali devono essere attribuite tutte le altre funzioni, tra le quali la mappatura degli ambiti, delle aree e degli edifici che necessitano di interventi di rigenerazione urbana e di quelli in cui i detti interventi sono motivatamente esclusi; l’elaborazione ed approvazione dei Programmi di rigenerazione urbana; l’autorizzazione degli interventi di rigenerazione urbana.
10. Quali norme vigenti devono intendersi abrogate
Infine, la nuova legge deve esplicitare quali provvedimenti legislativi vigenti devono intendersi abrogati (strumento primo della semplificazione!).