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Sicurezza sul lavoro in alta quota con le linee vita
FOCUS
Sicurezza sul lavoro in alta quota con le linee vita
Le cadute dall’alto sono una delle principali cause di infortuni e di decessi sul luogo di lavoro. Normativa, tipologie e progettazione dei sistemi anticaduta
23/07/2024 - Le linee vita sono un sistema di ancoraggi installato sulle coperture, con funzione anticaduta e che garantisce la sicurezza dei lavoratori che eseguono interventi in alta quota, i quali si agganciano al sistema utilizzando imbracature e relativi cordini.
In tali situazioni i lavoratori sono espostosi a rischi particolarmente elevati per la loro salute e sicurezza, in particolare al rischio di caduta dall’alto. Le cadute dall’alto, purtroppo, sono una delle principali cause di infortuni e di decessi sul luogo di lavoro.
Per prevenire tale rischio il D.Lgs 81/2008 indica tutte le attrezzature e i dispositivi necessari per la sicurezza dei lavoratori che svolgono attività in quota, quali:
Oltre al D.Lgs 81/2008 ci sono poi una serie di norme tecniche, quali:
Il tipo C rappresenta la vera e propria linea vita, composta da due o più supporti e da una fune flessibile, generalmente in acciaio, a cui l'operatore può agganciarsi mediante i propri DPI (Dispositivi di Protezione Individuale). Questa soluzione offre una maggiore ergonomia rispetto ai punti singoli, poiché l'operatore può coprire lunghe distanze senza dover mai staccarsi dal dispositivo.
Una potenziale problematica della fune flessibile è la sua deflessione. Per ovviare a questo, si utilizzano dispositivi di tipo D (Dispositivi di ancoraggio a linea rigida), ossia linee vita che sostituiscono la fune flessibile con una guida rigida - generalmente un binario - lungo la quale scorre un carrello che funge da punto di ancoraggio mobile.
Le linee vita di Tipo B e Tipo E sono dispositivi classificati come DPI secondo il Regolamento Europeo 425 del 2016, poiché sono removibili senza l'uso di utensili dopo ogni utilizzo.
Infine, i dispositivi del tipo A (punti di ancoraggio stazionario) includono ganci sottotegola o golfari di fissaggio a muro. Questi dispositivi non sono consigliati quando le distanze da coprire sono elevate, poiché l'operatore dovrebbe compiere numerose operazioni complesse per passare da un dispositivo all'altro.
Per la redazione di un accurato progetto servirà fare preventivamente un sopralluogo che permetterà di valutare:
Normativa sulle linee vita
I lavori in alta quota sono disciplinati dal D.Lgs 81/2008, il Testo unico sulla sicurezza sul luogo di lavoro, il quale indica come lavori in quota le attività svolte ad un’altezza superiore a 2 m.In tali situazioni i lavoratori sono espostosi a rischi particolarmente elevati per la loro salute e sicurezza, in particolare al rischio di caduta dall’alto. Le cadute dall’alto, purtroppo, sono una delle principali cause di infortuni e di decessi sul luogo di lavoro.
Per prevenire tale rischio il D.Lgs 81/2008 indica tutte le attrezzature e i dispositivi necessari per la sicurezza dei lavoratori che svolgono attività in quota, quali:
- guide o linee vita rigide;
- assorbitori di energia;
- connettori;
- guide o linee vita flessibili;
- dispositivi di ancoraggio;
- cordini;
- dispositivi retrattili;
- imbracatura.
Oltre al D.Lgs 81/2008 ci sono poi una serie di norme tecniche, quali:
- la UNI EN 795:2012 che definisce le tipologie e le caratteristiche delle linee vita;
- la UNI 11578:2015 che specifica i requisiti e i metodi di prova per dispositivi di ancoraggio, che comprendono punti di ancoraggio fissi o mobili, destinati all'installazione permanente su o nella struttura;
- la UNI 11560:2022 che fornisce i criteri per l'individuazione, la configurazione, l'installazione, l'uso, le ispezioni e la manutenzione dei sistemi di ancoraggio in copertura.
Tipologie di linee vita
Le linee vita vengono raggruppate dalla norma tecnica UNI EN 795 in 5 macrocategorie:- Tipo A: punti di ancoraggio singoli.
- Tipo B: dispositivo di ancoraggio removibile.
- Tipo C: dispositivo di ancoraggio a linea flessibile.
- Tipo D: dispositivo di ancoraggio a linea rigida.
- Tipo E: dispositivo di ancoraggio zavorrato.
Il tipo C rappresenta la vera e propria linea vita, composta da due o più supporti e da una fune flessibile, generalmente in acciaio, a cui l'operatore può agganciarsi mediante i propri DPI (Dispositivi di Protezione Individuale). Questa soluzione offre una maggiore ergonomia rispetto ai punti singoli, poiché l'operatore può coprire lunghe distanze senza dover mai staccarsi dal dispositivo.
Una potenziale problematica della fune flessibile è la sua deflessione. Per ovviare a questo, si utilizzano dispositivi di tipo D (Dispositivi di ancoraggio a linea rigida), ossia linee vita che sostituiscono la fune flessibile con una guida rigida - generalmente un binario - lungo la quale scorre un carrello che funge da punto di ancoraggio mobile.
Le linee vita di Tipo B e Tipo E sono dispositivi classificati come DPI secondo il Regolamento Europeo 425 del 2016, poiché sono removibili senza l'uso di utensili dopo ogni utilizzo.
Infine, i dispositivi del tipo A (punti di ancoraggio stazionario) includono ganci sottotegola o golfari di fissaggio a muro. Questi dispositivi non sono consigliati quando le distanze da coprire sono elevate, poiché l'operatore dovrebbe compiere numerose operazioni complesse per passare da un dispositivo all'altro.
Cosa serve fare per realizzare una linea vita?
Le linee vita devono essere progettate da un tecnico, di solito se ne occupano gli strutturisti. Ogni regione può prevedere verifiche differenti, ma in generale viene sempre richiesta la seguente documentazione:- Planimetria dell'impianto anticaduta, considerando gli accessi e le zone di transito.
- Relazione sulle scelte progettuali e sulla tipologia dei punti di ancoraggio selezionati.
- Certificazioni dei dispositivi anticaduta.
- Certificato del produttore relativo ai materiali utilizzati.
- Dichiarazione di corretta messa in opera dei componenti di sicurezza, in conformità con le indicazioni del fornitore dei componenti anticaduta, dei fissaggi e delle norme di buona tecnica.
- Calcolo e verifica della capacità della struttura di sopportare i carichi trasmessi dalle componenti anticaduta.
Per la redazione di un accurato progetto servirà fare preventivamente un sopralluogo che permetterà di valutare:
- Lo stato di conservazione della copertura, inclusi eventuali degradi del manto e la scivolosità delle superfici impermeabilizzanti sui tetti piani.
- Le condizioni statiche dell'edificio.
- Le caratteristiche geometriche del tetto, come pendenze, presenza di dislivelli e discontinuità, contropendenze, e assenza di parapetti nelle coperture continue.
- Le vie di accesso per i mezzi di soccorso, che devono essere chiaramente individuate per consentire interventi tempestivi in caso di infortunio.
- Gli accessi al tetto, sia diretti (come abbaini e lucernari) sia esterni, qualora sia necessario individuare punti di accesso dall'esterno dell'edificio.
- Gli accessi all'edificio nella sua interezza, inclusa la presenza di scale e la larghezza delle aperture.
- Gli spazi di transito, comprendenti percorsi, collegamenti e corridoi che portano dall'interno alla copertura, o la loro eventuale assenza.