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Salva-Milano, ecco la soluzione proposta dalla maggioranza

Salva-Milano, ecco la soluzione proposta dalla maggioranza

Si tratta di una norma di salvataggio in attesa della riscrittura del TUE. Tommaso Foti (FdI): ‘non chiamatela Salva-Milano perché si applica a tutto il territorio nazionale’

Vedi Aggiornamento del 04/10/2024
Salva-Milano, il disegno di legge - Foto: sepavo 123rf.com
Salva-Milano, il disegno di legge - Foto: sepavo 123rf.com
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 04/10/2024
17/09/2024 - Risolvere le ambiguità interpretative delle norme edilizie ed urbanistiche sui limiti di volumi e altezze delle costruzioni nell’ambito del territorio comunale.
 
È questo l’obiettivo del disegno di legge 1987 ‘Disposizioni in materia di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata e di interventi di ristrutturazione edilizia connessi a interventi di rigenerazione urbana’ presentato alla Camera da quattro deputati della maggioranza (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) il 24 luglio scorso.
 
L’esame, avviato il 10 settembre, si è aperto con la presentazione da parte del relatore Tommaso Foti (FdI) il quale ha spiegato che, in particolare, sull’articolo 41-quinquies, sesto comma, della Legge Urbanistica (Legge 1150/1942) si sono contrapposti:
- un orientamento restrittivo che consiste nel divieto di realizzare interventi eccedenti i limiti quantitativi previsti nell’articolo in assenza del piano attuativo esteso all'intera zona, anche nelle ipotesi di ricostruzione di fabbricati da eseguire in zone già urbanizzate;
- un orientamento estensivo che richiede il piano particolareggiato o di lottizzazione solo in presenza di aree non urbanizzate, che quindi richiedono una pianificazione attuativa finalizzata a un loro armonico e ordinato sviluppo.
 
La proposta di legge punta quindi a risolvere questo contrasto facendo prevalere l’orientamento estensivo, cioè considerando conformi alla disciplina urbanistica, a determinate condizioni, gli interventi realizzati o assentiti entro la riscrittura del Testo Unico dell’Edilizia, anche in mancanza di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata.

La proposta di legge, in vista di un riordino organico della disciplina del settore edilizia, concede 6 mesi di tempo a Governo, Regioni ed Enti locali per individuare:
- i casi in cui è necessario adottare un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata;
- la tipologia di interventi qualificati come ristrutturazione edilizia ai sensi dell’articolo 3, comma 1, lettera d), del Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001),
 
tenendo conto dell’esigenza di attivare processi di rigenerazione urbana, di riqualificazione di aree urbane degradate, di recupero e valorizzazione di immobili e spazi urbani dismessi o in via di dismissione e di favorire lo sviluppo di iniziative economiche, sociali, culturali o di recupero ambientale.
 

Nel frattempo, si propone una ‘sanatoria’ per chi è in mezzo al guado disponendo che gli interventi realizzati o assentiti fino all’entrata in vigore del futuro Testo Unico dell’Edilizia o delle Costruzioni (ancora in fase di scrittura), anche se non preceduti dall’approvazione preventiva di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata, esclusi quelli per i quali sia stata disposta la demolizione o la riduzione in pristino, siano considerati conformi alla normativa urbanistica nei seguenti casi:
- edificazione di nuovi immobili su singoli lotti situati in ambiti edificati e urbanizzati;
- sostituzione di edifici esistenti in ambiti caratterizzati da una struttura urbana definita e urbanizzata;
- interventi su edifici esistenti in ambiti con una struttura urbana definita e urbanizzata che comportino altezze e volumi eccedenti i limiti massimi previsti dall'articolo 41-quinquies, comma 6, della legge urbanistica, nel rispetto delle norme tecniche per le costruzioni.

La conformità alla disciplina urbanistica di questi interventi è però soggetta a ulteriori condizioni:
 
1. la verifica dell’adeguatezza delle dotazioni territoriali e dei parametri urbanistici in base alla legislazione regionale e agli strumenti urbanistici comunali
2. limitatamente agli interventi di nuova costruzione, il rispetto della distanza minima tra fabbricati, derogabile tra fabbricati inclusi in piani attuativi o in ambiti regolati da previsioni planivolumetriche soggette a convenzionamento unitario.
 
Sempre fino all’entrata in vigore del futuro Testo Unico dell’Edilizia, sono qualificati ‘ristrutturazione edilizia’ gli interventi di totale o parziale demolizione e ricostruzione che portino alla realizzazione, all’interno del medesimo lotto, di organismi edilizi con sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche anche integralmente differenti da quelli originali, purché rispettino le procedure abilitative e i vincoli volumetrici previsti dalle normative regionali e dagli strumenti urbanistici comunali e ferma restando la verifica di adeguatezza delle dotazioni territoriali e dei parametri urbanistici.
 
Il provvedimento - ha sottolineato Foti - è “spesso erroneamente definito dagli organi di stampa come ‘Salva-Milano’; tale denominazione costituisce un errore concettuale in quanto questo ha come ambito di applicazione il territorio nazionale nella sua interezza”.
 
Precisazione contestata da Agostino Santillo (M5S) il quale ha invece puntualizzato che, “sebbene il provvedimento abbia una portata nazionale, è palese la volontà di intervenire per via normativa su una tematica che è oggetto di indagini da parte della Procura di Milano, ed è per tale motivo che gli organi di stampa e il mondo accademico definiscono tale norma come ‘Salva-Milano’”.
 

Durante le audizioni parlamentari, diversi esperti e rappresentanti delle istituzioni hanno espresso il loro parere sul ddl 1987.
 
Il Comune di Milano, rappresentato dall’assessore Giancarlo Tancredi, ha sottolineato l’urgenza di una rapida approvazione del ddl perché la mancanza di chiarezza normativa ha già causato un calo del 60% dei procedimenti edilizi a Milano e il ddl potrebbe sbloccare questa situazione​.
 
La Rete delle Professioni Tecniche ha proposto una revisione organica del DPR 380/2001 per semplificare e digitalizzare le normative urbanistiche. Pur apprezzando il ddl 1987, la Rete ha suggerito di evitare interpretazioni divergenti attraverso una riforma legislativa che favorisca l'innovazione nella pianificazione territoriale​.
 
L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (ANCE) ha sottolineato come l’incertezza normativa abbia avuto un impatto negativo su tutto il settore delle costruzioni e del mercato immobiliare. ANCE ha proposto alcuni emendamenti, come l’inclusione di progetti già avviati ma non ancora conclusi, e la salvaguardia degli interventi conformi ai piani urbanistici comunali, anche in assenza di piani attuativi​.
 
UNITEL, Unione Nazionale Italiana Tecnici Enti Locali, ha evidenziato la necessità di una riforma organica e strutturale del Testo Unico dell’Edilizia e ha sottolineato l'urgenza di risolvere le problematiche giuridiche ed applicative emerse negli ultimi anni a causa delle frequenti modifiche normative. L'associazione ha espresso il proprio supporto per la proposta di legge 1987, considerandola un passo avanti nella regolazione degli interventi di rigenerazione urbana, specialmente in relazione alla demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti.
 
Domani 18 settembre saranno auditi rappresentanti dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), il cui punto di vista sulla questione è stato pubblicato su Edilportale pochi giorni fa.
 
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