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Vendere casa riqualificata col Superbonus, le tasse sulla plusvalenza potrebbero alleggerirsi

Vendere casa riqualificata col Superbonus, le tasse sulla plusvalenza potrebbero alleggerirsi

Un emendamento al ddl Fiscale propone di abbassare da 10 a 5 anni il periodo di imponibilità e di escludere i lavori sulle parti comuni

Plusvalenza Superbonus - Foto: superohmo 123RF.com
Plusvalenza Superbonus - Foto: superohmo 123RF.com
di Paola Mammarella
11/11/2024 - La tassazione della plusvalenza Superbonus consiste in un’imposta del 26% a carico dei contribuenti che hanno usufruito del Superbonus e vendono l’immobile riqualificato entro 10 anni.

Le tasse sulla plusvalenza Superbonus potrebbero alleggerirsi. Lo prevede un emendamento al disegno di legge “Fiscale”, presentato dai senatori FdI Lavinia Mennuni, Guido Quintino Liris e Matteo Gelmetti in Commissione Bilancio del Senato. 
 

Plusvalenza Superbonus, la proposta di alleggerire le tasse

L’emendamento propone di:
 
- limitare a 5 anni (rispetto agli attuali 10 anni) il periodo di imponibilità della plusvalenza;
- escludere gli immobili per i quali il contratto preliminare di compravendita è stato registrato o trascritto entro il 1° gennaio 2024 (data di entrata in vigore della misura per la tassazione della plusvalenza);
- stabilire che, se i lavori agevolati con il Superbonus sono stati realizzati solo sulle parti comuni dell’edificio e non sul singolo immobile da vendere, la tassazione della plusvalenza non può superare l’ammontare del beneficio fiscale goduto.
 
Per i contribuenti che hanno scelto la cessione del credito, l’emendamento chiede la possibilità di dedurre gli oneri finanziari sopportati come conseguenza della cessione.
 
Per i contribuenti che hanno usufruito del Superbonus in dichiarazione dei redditi, l’emendamento propone che un decreto del Mef definisca un meccanismo di tassazione della plusvalenza in funzione della effettiva fruizione del Superbonus.
 
 
L’emendamento raccoglie le proposte formalizzate dal tavolo di confronto organizzato dalla Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari (FIMAA) aderente a Confcommercio, attorno al quale lo scorso 22 ottobre si sono riuniti rappresentanti del Consiglio Nazionale del Notariato, del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati, dell’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) e diversi parlamentari.

Il motivo per cui FIMAA si è fatta promotrice delle modifiche in materia di plusvalenza Superbonus è contrastare il calo delle compravendite. “L’attuale disciplina sulla tassazione sta determinando una contrazione nelle compravendite, rischiando così di rallentare il mercato immobiliare, e quindi l’intero comparto che rappresenta il volano della economia, e oltre il 20% del PIL nazionale” ha commentato Maurizio Pezzetta, Vicepresidente vicario di FIMAA.

Aggiornamento delle ore 18:00 - Nella riunione pomeridiana della Commissione Bilancio del Senato, l'emendamento è stato dichiarato inammissibile.
 

Le regole sulla plusvalenza Superbonus

Ricordiamo che la Legge di Bilancio per il 2024 ha stabilito che siano conteggiati nelle plusvalenze, tassate al 26%, i costi dei lavori agevolati con il Superbonus, realizzati su immobili venduti entro 10 anni dai lavori.
 
La tassazione del 26% sulla plusvalenza si applica a prescindere dalla percentuale di detrazione superbonus.
 
La plusvalenza non viene tassata se gli immobili sono acquisiti per successione o adibiti ad abitazione principale.
 
La norma ha destato scontento e qualche dubbio sulla sua applicazione. A marzo, i Notai avevano chiesto di limitare la tassazione della plusvalenza Superbonus in base alla tipologia edilizia di lavoro realizzato e alla sua localizzazione. Richiesta che però non è stata accolta.

A luglio, l’Agenzia ha spiegato chi deve pagare l’imposta sulla plusvalenza Superbonus se, ad esempio, il soggetto che paga i lavori è diverso da quello che vende l’immobile riqualificato.

A ottobre l’Agenzia delle Entrate si è pronunciata sul caso pratico in cui una parte dell’immobile è ereditata e l’altra è acquisita tramite acquisto. Il Fisco ha chiarito che solo la plusvalenza relativa alla parte acquistata è imponibile, mentre quella ereditata è esclusa dalla tassazione.

Con la dichiarazione di inammissibilità dell'emendamento, restano valide queste regole.
 
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