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Superbonus, il costo degli investimenti si ripaga in 24 anni
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Superbonus, il costo degli investimenti si ripaga in 24 anni
Nella relazione semestrale sul PNRR, la Corte dei conti giudica la misura incompatibile con l’orizzonte di vita utile degli interventi incentivati
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del 10/01/2025
11/12/2024 - Il costo del Superbonus è stato troppo alto e lo stop imposto dal Governo va condiviso. È questo, in sintesi, il parere che la Corte dei conti ha espresso sulla maxi-agevolazione nella relazione semestrale sul PNRR pubblicata lunedì scorso.
Se, da una parte, gli obiettivi di efficientamento energetico sono stati raggiunti, dall’altra i tempi di ritorno degli investimenti non si sono rivelati sostenibili.
Il tempo di ritorno dell’investimento, spiega la Corte dei conti, non è coerente con l’orizzonte di vita utile degli interventi incentivati.
Se si considera il costo per lo Stato al netto delle maggiori entrate fiscali generate dal Superbonus, il tempo di ritorno dell’investimento scende a 24 anni, ma resta comunque troppo alto.
Il PNRR, lo ricordiamo, ha finanziato l’efficientamento energetico e sismico degli edifici con 13,95 miliardi di euro, ai quali si sono aggiunti 4,56 miliardi di euro del Fondo Complementare e 14,5 miliardi di euro del Decreto Rilancio a carico delle casse dello Stato italiano.
Secondo la Corte dei conti, dai dati ancora parziali pubblicati dall’ENEA, è possibile stimare che gli obiettivi della misura, in termini di risparmio energetico e di emissioni di CO2, siano stati ampiamente superati.
L’obiettivo del PNRR è infatti quello di efficientare 35,8 milioni di metri quadrati entro la fine del 2025. Attualmente i progetti PNRR inseriti nel ReGis (la piattaforma per il monitoraggio degli investimenti PNRR) hanno efficientato 17,58 milioni di metri quadrati per 13,73 miliardi di euro.
La Corte dei conti è poi passata a considerare l’eterogeneità degli interventi Superbonus, che producono effetti diversi in termini di efficientamento energetico. Al 2024 il Superbonus ha migliorato i consumi energetici in modo conforme all’evoluzione prevista dal PNIEC 2020 e dal PNIEC 2024.
Tuttavia, spiega la Corte, il contributo del Superbonus non appare sufficiente ad assicurare il conseguimento degli obiettivi fissati al 2030 dal nuovo PNIEC. Secondo la relazione, a politiche invariate, il Superbonus, che dal 2020 al 2024 ha generato una riduzione di consumi di circa 2 Mtep, è appena sufficiente per rispettare gli obiettivi del vecchio PNIEC, mentre mancherebbe un’ulteriore riduzione di 2 Mtep per rispettare gli obiettivi al 2030 del nuovo PNIEC.
Nel 2021 il Cresme ha bollato come insostenibile il payback del Superbonus per qualunque investitore privato, ipotizzando tempi pari a 68 anni per recuperare la spesa degli interventi trainanti sull’involucro e 56 anni per gli interventi (non impianti) trainati sulle singole unità immobiliari, quindi maggiori della vita tecnica utile dei prodotti usati.
Nel 2022 Bankitalia ha chiesto un abbassamento dell’aliquota del Superbonus, considerato troppo costoso, tanto da ripagarsi a partire dal 2100.
Nel 2023, la stessa Bankitalia ha stimato che i benefici ambientali derivanti dal Superbonus si sarebbero ripagati in circa 40 anni.
A questi dati hanno fatto da contrappeso le stime del CNI, che nel 2021 ha affermato che il Superbonus avrebbe avuto un effetto positivo per l’economia e i costi sarebbero stati compensati dall’aumento del Pil, ma anche quelle dell’Ance, che nel 2022 ha parlato di “saldo nettamente positivo” e dei Commercialisti, con stime di impatto positivo sulle finanze pubbliche.
Se, da una parte, gli obiettivi di efficientamento energetico sono stati raggiunti, dall’altra i tempi di ritorno degli investimenti non si sono rivelati sostenibili.
Il costo beneficio del Superbonus
Secondo la Corte dei conti, un’analisi costi-benefici, fatta sia a livello aggregato che a livello di singola tipologia di intervento incentivato, restituisce un tempo di ritorno dell’investimento del Superbonus che ammonta a circa 35 anni.Il tempo di ritorno dell’investimento, spiega la Corte dei conti, non è coerente con l’orizzonte di vita utile degli interventi incentivati.
Se si considera il costo per lo Stato al netto delle maggiori entrate fiscali generate dal Superbonus, il tempo di ritorno dell’investimento scende a 24 anni, ma resta comunque troppo alto.
Il costo del Superbonus e gli obiettivi di efficientamento degli edifici
Nella relazione, la Corte dei conti spiega che l’efficientamento energetico degli edifici rappresenta uno dei principali obiettivi del PNRR, in particolare attraverso le risorse per il finanziamento del Superbonus 110%.Il PNRR, lo ricordiamo, ha finanziato l’efficientamento energetico e sismico degli edifici con 13,95 miliardi di euro, ai quali si sono aggiunti 4,56 miliardi di euro del Fondo Complementare e 14,5 miliardi di euro del Decreto Rilancio a carico delle casse dello Stato italiano.
Secondo la Corte dei conti, dai dati ancora parziali pubblicati dall’ENEA, è possibile stimare che gli obiettivi della misura, in termini di risparmio energetico e di emissioni di CO2, siano stati ampiamente superati.
L’obiettivo del PNRR è infatti quello di efficientare 35,8 milioni di metri quadrati entro la fine del 2025. Attualmente i progetti PNRR inseriti nel ReGis (la piattaforma per il monitoraggio degli investimenti PNRR) hanno efficientato 17,58 milioni di metri quadrati per 13,73 miliardi di euro.
La Corte dei conti è poi passata a considerare l’eterogeneità degli interventi Superbonus, che producono effetti diversi in termini di efficientamento energetico. Al 2024 il Superbonus ha migliorato i consumi energetici in modo conforme all’evoluzione prevista dal PNIEC 2020 e dal PNIEC 2024.
Tuttavia, spiega la Corte, il contributo del Superbonus non appare sufficiente ad assicurare il conseguimento degli obiettivi fissati al 2030 dal nuovo PNIEC. Secondo la relazione, a politiche invariate, il Superbonus, che dal 2020 al 2024 ha generato una riduzione di consumi di circa 2 Mtep, è appena sufficiente per rispettare gli obiettivi del vecchio PNIEC, mentre mancherebbe un’ulteriore riduzione di 2 Mtep per rispettare gli obiettivi al 2030 del nuovo PNIEC.
I pareri sul costo del Superbonus
I dati della Corte dei conti si pongono sulla stessa scia delle proiezioni realizzate da Cresme e Banca d’Italia negli anni passati.Nel 2021 il Cresme ha bollato come insostenibile il payback del Superbonus per qualunque investitore privato, ipotizzando tempi pari a 68 anni per recuperare la spesa degli interventi trainanti sull’involucro e 56 anni per gli interventi (non impianti) trainati sulle singole unità immobiliari, quindi maggiori della vita tecnica utile dei prodotti usati.
Nel 2022 Bankitalia ha chiesto un abbassamento dell’aliquota del Superbonus, considerato troppo costoso, tanto da ripagarsi a partire dal 2100.
Nel 2023, la stessa Bankitalia ha stimato che i benefici ambientali derivanti dal Superbonus si sarebbero ripagati in circa 40 anni.
A questi dati hanno fatto da contrappeso le stime del CNI, che nel 2021 ha affermato che il Superbonus avrebbe avuto un effetto positivo per l’economia e i costi sarebbero stati compensati dall’aumento del Pil, ma anche quelle dell’Ance, che nel 2022 ha parlato di “saldo nettamente positivo” e dei Commercialisti, con stime di impatto positivo sulle finanze pubbliche.