
Ricostruzione post-calamità, da Anac indicazioni per migliorare la legge
AMBIENTE
Ricostruzione post-calamità, da Anac indicazioni per migliorare la legge
Presidente Busìa: i fondi vanno usati non solo per ripristinare quanto esisteva ma anche per l’innovazione dei territori

24/01/2025 - La legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità, già approvata dalla Camera e ora in discussione al Senato, ha “diversi margini di miglioramento”.
Lo ha detto il Presidente di Anac Giuseppe Busìa alla commissione Ambiente del Senato, martedì scorso, nell’ambito delle audizioni sul disegno di legge quadro in materia di ricostruzione post calamità.
“Abbiamo apprezzato che alcuni suggerimenti dell'Autorità Nazionale Anticorruzione siano stati accolti in prima lettura - ha sottolineato Busìa -, ma riteniamo che ci siano ulteriori margini di miglioramento, seguendo 3 presupposti”:
1. i fondi della ricostruzione vanno usati non solo per ripristinare quanto esisteva, ma anche come un’occasione per spingere verso l’innovazione e l’attrattività di quei territori, altrimenti interessati da fenomeni di abbandono e desertificazione;
2. è importante creare competenze specifiche sulla ricostruzione nelle stazioni appaltanti che si occupano di questi eventi straordinari, e quindi è utile che queste vengano concentrate in centrali di committenza che via via si specializzano per queste tipologie di procedure;
3. è fondamentale la trasparenza e il coinvolgimento della popolazione per avere una partecipazione attiva a questi processi così difficili.
“Questi tre punti - ha proseguito Busìa - sono alla base di alcune proposte di modifica, che si possono sintetizzare in 7 punti, necessari per migliorare ulteriormente un disegno di legge che condividiamo nello spirito”.
Secondo punto: utilizzare la vigilanza collaborativa di Anac; si tratta di procedure già utilizzate con successo in altri casi, per esempio tutta la ricostruzione post terremoto nell’Italia centrale. Grazie ad essa, Anac affianca le stazioni appaltanti ed i soggetti attuatori, li aiuta vagliando in tempi molto rapidi i documenti attinenti alla procedura, sia in gara che nelle fasi successive, riducendo il contenzioso.
“Il terzo punto è prevedere che, quando eccezionalmente si voglia prorogare l’emergenza oltre il quinquennio, come consentito dal decreto, tale decisione venga assunta solo dopo aver acquisito il parere delle commissioni parlamentari. Si tratta - ha spiegato Busìa - di una durata estremamente ampia, che può arrivare a 10 anni, ed è importante che il Parlamento recuperi il suo ruolo di impulso e controllo su queste decisioni, tanto rilevanti per le comunità coinvolte e per l’intero Paese”.
Quarto punto: “sarebbe importante prevedere che sia solo facoltativa l’adozione delle procedure derogatorie da parte dei commissari, consentendo cioè di utilizzare le procedure ordinarie laddove ciò sia opportuno”.
“Il quinto punto riguarda i lavori finanziati anche dal PNRR, per i quali, oltre al rinvio alle procedure derogatorie già previste, si introduce una possibile deroga alla deroga, che crea elementi di incertezza, apre a possibili contenziosi e quindi a rallentamenti e intralci laddove si vorrebbe semplificare”.
Sesto punto: “con riferimento alla tutela dei lavoratori impegnati nella ricostruzione - ha aggiunto il Presidente dell’Anac -, sarebbe importante, oltre a incentivare i cantieri digitali, che aiutano a verificare anche il rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro, prevedere sempre il rilascio del Durc di congruità, per verificare che quanto stimato per la manodopera sia coerente con i lavori da realizzare. Non derogare a questo strumento così importante è fondamentale in tema di subappalti”.
Da ultimo, con riferimento agli interventi privati, essendo finanziati con sovvenzioni pubbliche, oltre a garantire la tracciabilità, “si dovrebbe, da un lato, prevedere la responsabilità solidale fra il contraente principale e il subappaltatore, in caso di ricorso al subappalto, analogamente a quanto avviene per i contratti pubblici, e, dall’altro, stabilire la revoca del contributo pubblico, qualora le regole in materia di subappalto non siano rispettate: sappiamo che i subappalti sono estremamente delicati per tante ragioni, ed estendere all’ambito privato alcune delle garanzie previste nei contratti pubblici sarebbe importante per tutelare i lavoratori ed insieme assicurare il migliore uso delle risorse pubbliche”.
Lo ha detto il Presidente di Anac Giuseppe Busìa alla commissione Ambiente del Senato, martedì scorso, nell’ambito delle audizioni sul disegno di legge quadro in materia di ricostruzione post calamità.
“Abbiamo apprezzato che alcuni suggerimenti dell'Autorità Nazionale Anticorruzione siano stati accolti in prima lettura - ha sottolineato Busìa -, ma riteniamo che ci siano ulteriori margini di miglioramento, seguendo 3 presupposti”:
1. i fondi della ricostruzione vanno usati non solo per ripristinare quanto esisteva, ma anche come un’occasione per spingere verso l’innovazione e l’attrattività di quei territori, altrimenti interessati da fenomeni di abbandono e desertificazione;
2. è importante creare competenze specifiche sulla ricostruzione nelle stazioni appaltanti che si occupano di questi eventi straordinari, e quindi è utile che queste vengano concentrate in centrali di committenza che via via si specializzano per queste tipologie di procedure;
3. è fondamentale la trasparenza e il coinvolgimento della popolazione per avere una partecipazione attiva a questi processi così difficili.
“Questi tre punti - ha proseguito Busìa - sono alla base di alcune proposte di modifica, che si possono sintetizzare in 7 punti, necessari per migliorare ulteriormente un disegno di legge che condividiamo nello spirito”.
Ricostruzione post-calamità, indicazioni Anac per migliorare la legge
“Il primo punto è che sarebbe importante, fermo restando che ci sono procedure in deroga, che la deroga non si applicasse per la digitalizzazione delle procedure contrattuali: la digitalizzazione consente di aumentare la trasparenza, coinvolgere i cittadini ed insieme di semplificare le procedure”.Secondo punto: utilizzare la vigilanza collaborativa di Anac; si tratta di procedure già utilizzate con successo in altri casi, per esempio tutta la ricostruzione post terremoto nell’Italia centrale. Grazie ad essa, Anac affianca le stazioni appaltanti ed i soggetti attuatori, li aiuta vagliando in tempi molto rapidi i documenti attinenti alla procedura, sia in gara che nelle fasi successive, riducendo il contenzioso.
“Il terzo punto è prevedere che, quando eccezionalmente si voglia prorogare l’emergenza oltre il quinquennio, come consentito dal decreto, tale decisione venga assunta solo dopo aver acquisito il parere delle commissioni parlamentari. Si tratta - ha spiegato Busìa - di una durata estremamente ampia, che può arrivare a 10 anni, ed è importante che il Parlamento recuperi il suo ruolo di impulso e controllo su queste decisioni, tanto rilevanti per le comunità coinvolte e per l’intero Paese”.
Quarto punto: “sarebbe importante prevedere che sia solo facoltativa l’adozione delle procedure derogatorie da parte dei commissari, consentendo cioè di utilizzare le procedure ordinarie laddove ciò sia opportuno”.
“Il quinto punto riguarda i lavori finanziati anche dal PNRR, per i quali, oltre al rinvio alle procedure derogatorie già previste, si introduce una possibile deroga alla deroga, che crea elementi di incertezza, apre a possibili contenziosi e quindi a rallentamenti e intralci laddove si vorrebbe semplificare”.
Sesto punto: “con riferimento alla tutela dei lavoratori impegnati nella ricostruzione - ha aggiunto il Presidente dell’Anac -, sarebbe importante, oltre a incentivare i cantieri digitali, che aiutano a verificare anche il rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro, prevedere sempre il rilascio del Durc di congruità, per verificare che quanto stimato per la manodopera sia coerente con i lavori da realizzare. Non derogare a questo strumento così importante è fondamentale in tema di subappalti”.
Da ultimo, con riferimento agli interventi privati, essendo finanziati con sovvenzioni pubbliche, oltre a garantire la tracciabilità, “si dovrebbe, da un lato, prevedere la responsabilità solidale fra il contraente principale e il subappaltatore, in caso di ricorso al subappalto, analogamente a quanto avviene per i contratti pubblici, e, dall’altro, stabilire la revoca del contributo pubblico, qualora le regole in materia di subappalto non siano rispettate: sappiamo che i subappalti sono estremamente delicati per tante ragioni, ed estendere all’ambito privato alcune delle garanzie previste nei contratti pubblici sarebbe importante per tutelare i lavoratori ed insieme assicurare il migliore uso delle risorse pubbliche”.