14/04/2025 - Un importante edificio per la comunità locale ma non solo, un luogo di culto sconsacrato da tempo e adibito a vari usi che oggi ritrova una destinazione funzionale adeguata, un intervento che ha avuto l’obiettivo di mettere in sicurezza la struttura e la copertura migliorandone il comportamento antisismico. Anche grazie ad AERcoppo® la Chiesa di Santo Stefano a Monselice ritorna ad ospitare attività pubbliche al servizio dei cittadini.
Un passato nobile e un futuro con nuove prospettive
In principio era un luogo di culto, poi negli anni è stato anche molto altro. La Chiesa di Santo Stefano in Monselice, in provincia di Padova, è stata protagonista della storia italiana. Luogo di ricovero di truppe militari, magazzino comunale fino agli anni ’90 e poi spazio abbandonato, in disuso, come ce ne sono moti nel nostro territorio. Un passato nobile e un futuro incerto per molti anni. Molto probabilmente la chiesa fu costruita dai frati domenicani tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, periodo in cui Federico II l’avrebbe utilizzata come ospedale per le sue milizie.
La chiesa presenta strutture e forme romanico-gotiche nel nucleo originario della facciata a capanna mentre la pianta è quella tipica ad aula unica con tre cappelle absidali, a cui vennero aggiunte, nel 1621, le navate laterali e altri ampliamenti che si resero necessari per alloggiare i frati dominicani di ritorno dalle predicazioni in Asia. Della chiesa originaria resta di fatto solo la zona absidale con la volta a crociera gotica e la parte centrale della facciata, decorata con il tipico coronamento ad archetti pensili.
Alla fine del secolo XV, all’incrocio tra il volume della chiesa e quello dell’annesso convento, è stato costruito il campanile.
Il monastero di Santo Stefano fu soppresso dalla Repubblica Veneta nel 1770 e la chiesa ceduta a privati, per poi diventare di proprietà del demanio nel 1810, quando per decreto napoleonico furono sciolti gli ordini religiosi e comprata nel 1859 dal Comune di Monselice, tutt’ora l’attuale proprietario.
Le fonti dicono che nel 1862 la chiesa veniva utilizzata come stalla, mentre gli ambienti del monastero erano stati ridotto ad abitazioni. Tra il 1915 e il 1930 era stato ipotizzato che l’edificio diventasse il nuovo Duomo di Monselice, ma il progetto non venne mai eseguito. Per diversi anni fu adibita a caserma per le truppe di ‘passaggio’ ed in particolar modo per quelle di cavalleria, tanto che ancora oggi sono visibili le tracce delle mangiatoie in legno per i cavalli addossate alle pareti. Poco dopo, agli inizi di questo secolo, la navata di destra fu chiusa e destinata a palestra mentre la restante parte divenne e rimase per lungo tempo magazzino comunale e poi autorimessa, prima di essere abbandonata.
Oggi la chiesa si presenta con un fronte scansionato da quattro lesene con un rosone al centro, coronato da archetti pensili acuti in cotto su peducci diversamente decorati, con caratteristico fregio a tortiglione. Il portale centrale in trachite è interrotto e l’apertura è alterata nella parte inferiore. Ai lati si trovano le due navate, aggiunte successivamente all’impianto originale, con portali indipendenti. La Chiesa non è mai stata indifferente ai cittadini ed alla Amministrazione Locale, la ricerca e attuazione di una soluzione per ridare valore al luogo è sempre stata bloccata dalla mancanza di fondi. Nell 2015 il Dipartimento di Architettura dello IUAV di Venezia studiò il luogo predisponendo dei progetti per la sua messa in sicurezza, ristrutturazione e nuova destinazione d'uso. Nel 2024 i cittadini per ridargli vita lo inserirono al censimento dei Luoghi del Cuore promosso dal FAI (Fondo Ambiente Italiano). Per fortuna questa attesa è finita grazie al contributo delle risorse del PNRR.
L’intervento di consolidamento
“Oggi dopo molti anni di abbandono e utilizzo precario, un intervento organico reso possibile dai fondi del PNRR riconsegna alla comunità uno spazio pubblico ideale per manifestazioni culturali, convegni, dibattiti ed eventi, esposizioni temporanee, rappresentazioni teatrali o musicali. Un esempio di rigenerazione urbana, un luogo da recuperare e valorizzare, un potenziale importante per il territorio di Monselice”, così l’Arch. Alfredo Bernardini del Comune di Monselice, R.U.P. del progetto racconta gli obiettivi di un intervento che si è concretizzato negli scorsi mesi e che ha visto i lavori concentrarsi sul consolidamento strutturale di tutto l’involucro, in primis della copertura, oltre ai lavori di recupero sul campanile. Prosegue l’Arch. Bernardini:
“Eravamo già intervenuti in passato sulla chiesa intorno agli anni 2000 per via di macro fessurazioni dovute agli eventi sismici e avevamo provveduto a inserire tiranti in acciaio per consolidare la struttura. Questo primo stralcio fa però parte di un percorso più organico che vuole risolvere definitivamente tutti i problemi della struttura per renderla fruibile nel tempo senza ulteriori interventi sostanziali nei prossimi anni. Del secondo stralcio faranno invece parte le sistemazioni degli arredi interni e l’implementazione delle tecnologie atte allo svolgimento delle nuove funzioni previste secondo i criteri di sostenibilità, efficienza e risparmio energetico”.
Un intervento che ha necessariamente tenuto conto del valore storico artistico del bene, testimonianza viva della storia della città che anche ora a distanza di anni regala sorprese inaspettate come gli affreschi riscoperti nella recente fase dei lavori e i numerosi reperti trovati nella parte sinistra della navata centrale.
“Grande attenzione è stata dedicata alla copertura al fine di migliorarne il comportamento sismico e dar vita a un tetto ventilato, sicuro, capace di mantenere inalterate le prestazioni nel tempo”. Così introduce l’intervento il Progettista e Direttore Lavori il Prof. Ing. Arch. Paolo Faccio che prosegue:
“La struttura portante della copertura era composta da capriate lignee di dimensioni considerevoli e di grande pregio sulle quali era appoggiata l’orditura secondaria, anch’essa lignea e composta da travetti che sorreggevano le tavelle in cotto”.
Una struttura a doppia capriata alla palladiana come se ne vedono tante nel territorio, più volte rimaneggiata con interventi puntuali e occasionali, ancora in grado di sorreggere il manto di copertura ma che necessitava di un recupero in alcune delle sue parti e di un consolidamento generale per migliorare il comportamento antisismico.
Nel dettaglio dei lavori entra l’Arch. Mattia Rizzi, Coordinatore e collaboratore del Progettista e Direttore Lavori:
“Abbiamo provveduto alla pulitura e al risanamento delle travi che apparivano in termini generali in buono stato. Siamo intervenuti inserendo sostegni metallici agli appoggi tra testa delle travi e struttura portante, con elementi lignei di collegamento tra le travi che hanno l’obiettivo di controventare la copertura e consolidare anche l’orditura secondaria. Abbiamo poi provveduto alla verifica dello stato delle tavelle in cotto, recuperandole laddove possibile o sostituendole dove necessario con elementi nuovi”.
I lavori sono stati svolti dall’Impresa ARCART s.r.l. Il suo Direttore tecnico responsabile di commessa l’Arch. Alessandro Muraro così li descrive:
“La rottura di alcuni travetti secondari e lo scivolamento delle tavelle aveva creato disconnessioni del piano e necessità di riposizionare e integrare tutti gli elementi. Allo stesso tempo abbiamo adottato diverse tecnologie per consolidare la copertura e migliorare le sue prestazioni.
Abbiamo inserito una trave di collegamento sul colmo e utilizzato invece un sistema composito con rete fibrorinforzata e connettori. Abbiamo poi posizionato la barriera al vapore e utilizzato nastri con tenditori così da rendere compatto tutto il pacchetto. Questo per quanto riguarda la navata principale mentre su quelle laterali sono stati inseriti tavolati lignei laddove necessario per ricomporre la planarità del supporto”.
Sul nuovo piano così realizzato è stata posata una barriera al vapore e una membrana impermeabilizzante per poi poter posizionare il nuovo manto, realizzato attraverso un mix di coppi esistenti ed elementi nuovi.
La garanzia nel tempo con AERcoppo®
“La scelta è ricaduta sul sistema AERcoppo®” - racconta l’Arch. Bernardini - “
perché volevamo assicurarci nel tempo uno stato di conservazione ottimale e una perfetta salubrità di tutto il pacchetto di copertura al fine di garantirne la durata per molti anni. Com’è infatti noto non sono molte le risorse a disposizione delle Amministrazioni Locali per gli interventi di manutenzione sugli immobili pubblici e dovendo mettere mano all’intera struttura volevamo farlo con un progetto di prospettiva. Era la pima volta che utilizzavamo questa soluzione e siamo molto soddisfatti del risultato ma anche dell’evoluzione die lavori. La soluzione di AERtetto si è rivelata perfetta per questo intervento e ha confermato gli obiettivi che ci eravamo prefissati al momento della scelta”.
Della stessa idea anche l’Arch. Rizzi: “
Il sistema AERcoppo® rappresenta la scelta ideale per interventi di questo tipo su strutture storiche costituite da elementi lignei. Oltre alla sua leggerezza, infatti, questa soluzione assicura la ventilazione della copertura che permette di preservare la salubrità della stessa, evita la formazione di muffe e fenomeni di degrado che possano intaccare la funzionalità del pacchetto. In questo modo favorisce la conservazione di tutti i componenti del tetto e quindi una durata più lunga nel tempo. Il sistema di ancoraggio inoltre assicura prestazioni di tenuta molto importanti e offre garanzie fondamentali in un periodo storico nel quale i cambiamenti climatici portano all’aumento della temperatura e del calore e alla concentrazione di forti venti con fenomeni intensi e repentini”.
Una testimonianza di come la soluzione sviluppata da AERtetto rappresenti di fatto un ponte ideale tra passato, presente e futuro. Da un lato, infatti, le numerose realizzazioni confermano come il sistema sia particolarmente indicato per recuperi di coperture storiche, sulle quali il tema della leggerezza diventa un aspetto fondamentale. Dall’altro le caratteristiche intrinseche del sistema si sposano perfettamente con le esigenze di territori sempre più soggetti a fenomeni metereologici aggressivi, perciò le garanzie di tenuta nel tempo del manto diventano altrettanto fondamentali.
“Anche per noi era la prima volta, non avevamo mai utilizzato AERcoppo® e siamo molto soddisfatti del sistema scelto” - conclude l’Arch. Alessandro Muraro - “
che si è rivelato molto utile nella Chiesa di Santo Stefano a Monselice, nonostante l’impiego concomitante di coppi vecchi e nuovi che necessariamente richiede un intervento per uniformarne, per quanto possibile, la lunghezza per adattarli alle dimensioni previste dal piedino di ancoraggio. Dal punto di vista progettuale la soluzione permette di realizzare una copertura ventilata e di assicurare un isolamento termico sia con aria fresca, per limitare il caldo nei periodi estivi, sia in quelli invernali, oltre a preservare la salubrità delle strutture sottostanti.
Dal punto di vista operativo, inoltre, la flessibilità del sistema garantita dall’ancoraggio puntuale dei coppi, permette anche di seguire le eventuali irregolarità della copertura, di uniformare concavità e convessità, di rendere planare la copertura e continuo il nuovo manto”.
La copertura è completata, lo spazio è pronto per accogliere le nuove funzioni pubbliche, l’ex chiesa torna finalmente ad essere un punto di riferimento per la comunità di Monselice, un luogo di incontro, condivisione e cultura per tutto questo straordinario territorio.
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