07/04/2025 - Parquet con riscaldamento a pavimento: è davvero una scelta possibile? Oggi il riscaldamento a pavimento è molto diffuso, e molti si chiedono se sia compatibile con il parquet, noto per essere un materiale naturale e sensibile alle variazioni di temperatura e umidità.
Abbiamo già affrontato il tema nel focus
“Qual è il pavimento giusto per un sistema radiante?”, analizzando i materiali più comunemente impiegati in abbinamento al riscaldamento a pavimento: ceramica, pietra naturale, vinile, laminato, resina e ovviamente anche il legno.
Dall’analisi è emerso che i
fattori tecnici più rilevanti nella scelta del rivestimento sono la conducibilità termica, la resistenza al passaggio di calore e lo spessore del materiale.
In questo articolo approfondiamo nello specifico la
compatibilità tra parquet e pavimento radiante, evidenziando i requisiti tecnici da rispettare, le tipologie di parquet più adatte e le corrette modalità di posa per garantire efficienza e durabilità del sistema.
Il parquet è compatibile con il riscaldamento a pavimento?
Per rispondere a questa domanda è utile ricordare, in sintesi, come funziona un impianto di riscaldamento a pavimento.
Un impianto di riscaldamento a pavimento è un sistema radiante che sfrutta la
conduzione termica per trasferire il calore dal basso verso l’alto, attraverso una stratigrafia composta da più corpi solidi sovrapposti.
La velocità di trasmissione del calore dipende dalla tipologia di supporto:
un massetto tradizionale, per via del maggiore spessore, ha una
più alta inerzia termica e quindi trasmette il calore più lentamente. Al contrario,
un massetto autolivellante o
un sistema a secco, avendo minore inerzia, consente una diffusione più rapida.
A influenzare lo scambio termico è anche la
resistenza termica del rivestimento, che varia in base al materiale. Essa è data dal rapporto tra lo
spessore (S) del materiale e il suo
coefficiente di conducibilità termica (λ): maggiore è λ, maggiore sarà la quantità di calore trasferita.
Per questo motivo, nella progettazione di un pavimento radiante è essenziale considerare le proprietà termiche del rivestimento finale.
La scelta del parquet, quindi, non può basarsi solo su criteri estetici, ma deve garantire un corretto bilanciamento tra spessore e conducibilità, così da assicurare un
elevato rendimento dell’impianto.
Le caratteristiche tecniche del parquet per riscaldamento a pavimento
Quando si sceglie un parquet da abbinare a un sistema radiante, è fondamentale valutare alcune caratteristiche tecniche che ne influenzano la resa in termini di conduzione del calore e durabilità.
H3 Un parquet su pavimento radiante deve avere stabilità dimensionale
La prima qualità da ricercare è la
stabilità dimensionale, essenziale per resistere alle sollecitazioni termiche e igrometriche che si verificano in presenza di un riscaldamento a pavimento. Per questo motivo, tra le soluzioni più adatte troviamo il
parquet multistrato (o ingegnerizzato), progettato per garantire
indeformabilità e resistenza nel tempo.
Il
parquet multistrato, che può essere a due o tre strati, è costituito da:
- Strato nobile (o di usura): è la parte visibile e calpestabile, realizzata in legno massello di essenza pregiata.
- Strato intermedio (o supporto): ha funzione stabilizzante ed è spesso realizzato in legno di conifera o di latifoglia. Nei parquet a due strati, questo elemento funge direttamente da base strutturale.
- Strato di bilanciamento: presente solo nei parquet a tre strati, è posto sul lato inferiore, garantisce la planarità del pavimento ed equilibra le tensioni.
Dal punto di vista termico,
sono preferibili i parquet multistrato con supporto in latifoglia (come la betulla), poiché la loro tessitura fine e compatta garantisce una
trasmittanza termica più efficiente rispetto ai supporti in conifera (come il pino), a tessitura più larga.
Per quanto riguarda lo
strato nobile, è importante sapere che il legno è un materiale vivo, e non tutte le specie legnose reagiscono allo stesso modo alle variazioni di temperatura. È quindi consigliabile optare per
essenze stabili come
rovere, iroko, doussié, merbau o teak, che meglio sopportano le dilatazioni termiche e mantengono inalterate le prestazioni nel tempo.
Resistenza alla delaminazione: una qualità essenziale
Tra le caratteristiche da considerare nella scelta di un parquet per riscaldamento a pavimento, c’è anche la
resistenza agli sbalzi termoigrometrici, ovvero alle variazioni di temperatura e umidità dovute all’accensione e spegnimento dell’impianto.
Se il materiale non è sufficientemente stabile, può manifestarsi un fenomeno noto come
delaminazione.
Con questo termine si intende il
distacco dello strato nobile di legno (la parte superiore del parquet) dallo strato sottostante di supporto. In alcuni casi, però, si può verificare anche un distacco
più profondo, che coinvolge lo strato nobile e parte del supporto rispetto agli altri strati inferiori.
Nel contesto del pavimento radiante, la delaminazione può dipendere da un
parquet non idoneo all’applicazione (scarsa qualità del prodotto), oppure, in altri casi, da
errori di posa o di scelta dell’adesivo (aspetti che verranno approfonditi più avanti).
Per evitare problemi di questo tipo è consigliabile orientarsi su
parquet prefinito che abbia superato test di resistenza specifici, come il
JAS MAF 990, ampiamente utilizzato anche in Europa per verificare la tenuta dell’incollaggio tra strati.
Il JAS MAF 990 è una prova da laboratorio, stabilita dalla normativa tecnica giapponese del 10/06/2000. Il test consiste nel sottoporre le tavolette a un ciclo di:
- immersione in acqua calda a 70°C,
- seguita da essiccazione in forno per 3 ore a 60°C.
Successivamente si verifica l’eventuale distacco dello strato nobile. Il test è superato se lo scollamento non supera un terzo del lato della tavoletta (es. massimo 25 mm su un lato di 75 mm).
Questa soglia è considerata accettabile vista
la severità della prova, pensata per simulare condizioni estreme.
La posa del parquet su pavimento radiante, uno step strategico
La posa corretta del parquet su riscaldamento a pavimento è fondamentale per garantire una lunga durata del pavimento in legno.
Serve eseguire il ciclo di preriscaldamento?
In base alla norma
UNI EN 1264-4:2021 - che disciplina i sistemi radianti alimentati ad acqua per riscaldamento e raffrescamento integrati nelle strutture - è necessario effettuare il cosiddetto
ciclo di preriscaldamento (detto anche "shock termico" o "preaccensione")
prima della posa del parquet.
Questo ciclo anticipato rispetto alla messa a regime dell’impianto ha due funzioni strategiche:
Il ciclo di preriscaldamento prevede innanzitutto un aumento graduale della temperatura dell’acqua nei circuiti, nell’arco di 4-5 giorni, fino a raggiungere la
temperatura massima di esercizio dell’impianto.
Una volta raggiunta, questa temperatura deve essere
mantenuta per almeno 10 giorni consecutivi, così da consentire al massetto di stabilizzarsi e favorire la completa fuoriuscita dell’umidità residua. Al termine di questo periodo, l’impianto viene spento progressivamente nell’arco di circa 3 giorni, per evitare sbalzi termici bruschi.
Solo
dopo 3-5 giorni dallo spegnimento completo sarà possibile procedere con la
posa del parquet.
Temperatura e umidità di esercizio: i parametri da rispettare
Una volta installato il parquet e avviato il sistema radiante, è importante mantenere condizioni ambientali costanti per evitare deformazioni o delaminazioni:
- temperatura superficiale massima del legno 29°C per le “zone abitate”;
- temperatura ambientale consigliata tra 22°C e 24°C;
- umidità relativa dell’aria tra 45% e 60%;
- in modalità raffrescamento, la temperatura superficiale non deve mai scendere sotto i 19°C.
Raffreddamento a pavimento e parquet
Gli impianti radianti a pavimento non vengono utilizzati solo per il
riscaldamento, ma anche per il
raffrescamento estivo degli ambienti.
In questa modalità, il sistema funziona in modo inverso, l’acqua che circola nei circuiti ha una temperatura più bassa, con l’obiettivo di sottrarre calore dall’ambiente e abbassare la temperatura interna.
Nel caso specifico del
parquet, questa funzione richiede
attenzioni aggiuntive.
Uno dei principali rischi è rappresentato dalla
condensa, che può formarsi sulla superficie del pavimento quando la temperatura dell’impianto è troppo bassa. L’umidità accumulata può causare rigonfiamenti, deformazioni o danni permanenti al legno.
Per questo motivo è essenziale mantenere una temperatura
non inferiore ai 19°C e abbinare al sistema un adeguato
impianto di deumidificazione o una
VMC (ventilazione meccanica controllata).
Le valutazioni già viste per la modalità invernale - dalla scelta del parquet prefinito alla tipologia di supporto e di essenza nobile -
rimangono valide anche per la funzione di raffrescamento.
Diverso è invece il discorso sulla posa: mentre in riscaldamento si può optare sia per la
posa incollata sia per quella flottante, in presenza della funzione raffrescamento è
preferibile la posa incollata. Questa garantisce un contatto più diretto tra il parquet e il massetto, favorendo una distribuzione più uniforme del freddo e contribuendo a ridurre il rischio di deformazioni.
Parquet e pavimento radiante, un binomio possibile
L’abbinamento tra parquet e impianto radiante a pavimento, sia in riscaldamento che in raffrescamento, è non solo possibile ma sempre più diffuso, a patto che vengano rispettati
criteri tecnici ben precisi.
La scelta del materiale giusto - in termini di stabilità dimensionale, spessore, conducibilità e resistenza alla delaminazione - unita a una posa eseguita secondo normativa, permette di coniugare comfort abitativo, estetica e rendimento dell’impianto.