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Piano del verde: una leva per la trasformazione ecologica urbana
di Redazione Edilportale

Piano del verde: una leva per la trasformazione ecologica urbana

Strumenti flessibili e strategici per la resilienza urbana. Nel Quaderno ISPRA, buone pratiche e criticità dai Piani del Verde chiamati anche Piani urbani per la natura

Vedi Aggiornamento del 15/04/2025
Piano del verde, cos’è, a cosa serve, criticità e buone pratiche - Foto: aoc61  123RF.com
Piano del verde, cos’è, a cosa serve, criticità e buone pratiche - Foto: aoc61 123RF.com
di Redazione Edilportale
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09/04/2025 - Il Piano del verde (PdV), chiamato anche Piano urbano per la natura (PUN), è uno strumento urbanistico a carattere non cogente che si affianca alla pianificazione generale, come il Piano Urbanistico Generale (PUG) o il Piano di Governo del Territorio (PGT).
 
Il Piano del verde è previsto dalla Strategia europea per la biodiversità al 2030, che invita le città con più 20.000 abitanti a dotarsene di uno.
 
La sua funzione principale è promuovere un approccio integrato alla natura in città, stimolando la collaborazione tra dipartimenti e settori diversi e facilitando l’adozione di soluzioni nature-based. I PUN aiutano i Comuni a individuare opportunità concrete per l'integrazione del verde, supportando la definizione di una roadmap strategica di lungo periodo.
 
Sono strumenti flessibili, capaci di adattarsi ai cambiamenti dei bisogni urbani, e permettono alle amministrazioni di definire obiettivi ambiziosi, allineando le politiche locali agli obiettivi globali di sostenibilità. Inoltre, rafforzano la resilienza urbana su più scale, contribuendo a costruire città più preparate alle sfide ambientali e climatiche.
 

Le funzioni ambientali e socioculturali del verde urbano

Il verde urbano - concepito come sistema complesso e articolato, costituito da superfici vegetali eterogenee e strutture naturali integrate - offre una vasta gamma di benefici, sia ambientali sia socioculturali.
 
Sul piano ambientale, contribuisce in modo rilevante a migliorare la qualità dell’aria, ridurre l’inquinamento acustico, contenere il consumo di suolo, rafforzare la stabilità idrogeologica, mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e preservare la biodiversità.
 
Parallelamente, il verde assicura importanti ricadute socio-culturali e paesaggistiche, fungendo da spazio per la ricreazione, la didattica ambientale, le attività culturali e, in molti casi, anche per la valorizzazione turistica del territorio. Nei contesti urbani ad alta densità, le aree verdi rappresentano inoltre una risorsa di prossimità fondamentale per ampie fasce della popolazione, contribuendo a ridurre le disuguaglianze nell’accesso al benessere ambientale.
 

Perché il verde va pianificato: dalla risorsa alla strategia

Per garantire che il verde urbano esprima appieno il suo potenziale ambientale, sociale ed economico, è necessario che venga inserito in una visione strategica e pianificata. L’esperienza degli ultimi anni ha mostrato che il semplice accumulo di aree verdi, se non sostenuto da un progetto organico, rischia di generare squilibri nella distribuzione, nella qualità e nella gestione.
 
Pianificare il verde significa superare l’approccio frammentario, spesso legato a singoli interventi o a vincoli normativi puntuali, e adottare una logica sistemica capace di coordinarsi con altri strumenti urbanistici e ambientali. È in questo contesto che si inseriscono i Piani del Verde (PdV), pensati per tradurre in azione concreta i principi della sostenibilità urbana, dell’equità ambientale e della resilienza climatica.
 

Il Quaderno ISPRA: esperienze, criticità e buone pratiche

Un contributo rilevante in questa direzione è fornito dal Quaderno ISPRA “I Piani comunali del verde: strumenti per riportare la natura nella nostra vita?”, che raccoglie l’esperienza di diversi Comuni italiani, mettendo in evidenza non solo i risultati positivi ma anche criticità operative, carenze organizzative e ostacoli normativi.
 
L’obiettivo del documento è duplice: da un lato, offrire una base concreta di buone pratiche utili a chi lavora nel settore, sia in ambito pubblico che privato; dall’altro, stimolare nuove iniziative interdisciplinari e incoraggiare una più ampia diffusione dei PdV come strumento stabile di pianificazione urbana.
 

Criticità e punti di forza emersi

Dall’analisi delle esperienze raccolte nel Quaderno ISPRA emergono numerosi spunti di riflessione sull’applicazione concreta dei Piani comunali del verde. Accanto a criticità operative e organizzative, i PdV si sono dimostrati strumenti ricchi di potenzialità sul piano tecnico, politico e culturale.
 
Il principale punto di forza risiede nella natura trasversale del Piano, che consente di mettere il capitale naturale urbano al centro di una rete di relazioni funzionali tra ambiente, società e governo del territorio. Questa capacità di connessione rende il PdV una leva importante per attuare strategie di sviluppo urbano sostenibile, affrontando in maniera integrata temi come la salute pubblica, il cambiamento climatico, la coesione sociale e la qualità dello spazio pubblico.
 
La sezione che segue ripercorre i principali punti di debolezza e di forza emersi dalle esperienze dei Comuni italiani, con l’obiettivo di tracciare un quadro operativo utile per amministrazioni, tecnici e progettisti coinvolti nella pianificazione del verde urbano.
 

Un PdV dovrebbe essere un’invariante della pianificazione urbanistica

Il limite maggiore riscontrato riguarda la relazione con la pianificazione urbanistica generale, poiché la natura non cogente e di mero indirizzo del Piano del verde ne limita il reale potenziale di trasformazione ecologica della città.
 
Per essere davvero efficace il PdV dovrebbe essere una invariante della pianificazione urbanistica, ossia uno strumento pianificatorio e normativo per assicurare che le aree verdi, tanto quelle esistenti che quelle previste, siano riconosciute come elementi fondamentali per le città, tutelate dalla cementificazione e trasformazione, e gestite in modo efficace ed efficiente.
 
La tematica del verde urbano è complessa e trasversale, coinvolge numerosi ambiti della politica urbana e richiede un approccio interdisciplinare e coordinato. Un PdV che resta isolato, privo di connessioni con gli strumenti urbanistici cogenti, ha scarse probabilità di essere implementato e di raggiungere i propri obiettivi.
 
L’esperienza dei Comuni analizzati nel Quaderno ISPRA conferma che l’elaborazione dei Piani del Verde si è sviluppata all’interno di un sistema multilivello di riferimenti normativi, regolamentari e pianificatori:
 
  • Il quadro normativo nazionale, che ha offerto una cornice tecnica e strategica essenziale, stimolando l’avvio dei PdV nei Comuni e rispondendo all’esigenza di principi unitari su un tema in rapida evoluzione.
  • Il quadro normativo regionale, in quanto competente sul governo del territorio, ha inciso attraverso strumenti come i Piani Territoriali o Paesaggistici Regionali e i PTCP, favorendo la riqualificazione urbana, la riduzione del consumo di suolo e l’incremento del verde pubblico.
  • Strumenti comunali, come il Regolamento del verde e il Regolamento edilizio, insieme a piani di settore (PUMS - Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, PAESC - Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima, PEBA - Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche), hanno rappresentato un ulteriore stimolo, favorendo l’integrazione dei PdV con obiettivi trasversali di sostenibilità e accessibilità.
 

Coordinamento interno: essenziale nella pianificazione del verde

Un’altra criticità strettamente connessa al debole coordinamento tra settori è la frammentazione delle competenze tecniche all’interno delle amministrazioni comunali, che spesso rende difficile la condivisione di pratiche e l’individuazione di obiettivi comuni.
 
Dai casi raccolti nel Quaderno ISPRA emerge che, sebbene l’elaborazione del PdV abbia coinvolto più uffici e settori (come Urbanistica, Verde pubblico, Lavori pubblici e Infrastrutture), il confronto tra ambiti differenti è risultato talvolta insufficiente o non strutturato. Proprio per questo motivo linee guida europee raccomando la necessità di definire gruppi di lavoro interdisciplinari.
 

Un’opportunità emersa: il ruolo dei professionisti esterni

Di fronte ai limiti strutturali e organizzativi delle amministrazioni locali, molti Comuni hanno scelto di affidare la redazione dei documenti di Piano a professionisti esterni - agronomi, forestali, architetti, paesaggisti - o a studi tecnici, Università, enti di ricerca e, in alcuni casi, alle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente, come avvenuto a Torino e Bologna.
 
Questa scelta, inizialmente dettata dalla necessità, si è rivelata in molti contesti un punto di forza, soprattutto sul piano tecnico. Questa compenetrazione di temi e la necessità di lavorare in gruppi multi e interdisciplinari ha promosso nuovi saperi e favorito l’integrazione delle competenze all’interno delle amministrazioni locali, contribuendo alla formazione di nuove figure professionali. Un aspetto, quest’ultimo, particolarmente rilevante per i Comuni di dimensioni medio-piccole, che più di altri risentono della carenza di profili tecnici specializzati nella pianificazione ambientale.
 

Conoscenza del territorio e misurabilità dei benefici: una doppia sfida

Uno degli aspetti più rilevanti emersi dall’elaborazione dei PdV riguarda la profonda conoscenza del territorio maturata durante le fasi preliminari del processo. Le analisi condotte per la redazione dei Piani hanno restituito livelli di dettaglio inediti, sia in termini qualitativi che quantitativi, rispetto alla pianificazione urbanistica generale.
 
Temi come la biodiversità animale e vegetale, l’accessibilità del verde pubblico, la qualità della fruizione, la vulnerabilità climatica, la mobilità dolce, la valorizzazione del paesaggio rurale e l’agricoltura urbana sono stati trattati con un’attenzione e una profondità mai sperimentate prima.
 
Tuttavia, a fronte di questo avanzamento conoscitivo, permane una delle principali criticità nell’attuazione dei PdV: la difficoltà di quantificare in modo preciso e standardizzato i benefici ambientali generati dal verde urbano e dagli interventi di forestazione. Nonostante l’importanza riconosciuta a livello scientifico e politico del verde per la salute, il benessere e la resilienza climatica, manca ancora uno strumento condiviso che consenta di misurare e monitorare in modo oggettivo i risultati ottenuti nel tempo.
 
Questa carenza di metriche consolidate e facilmente comunicabili rischia di incidere negativamente sulla continuità degli investimenti, generando incertezza nella destinazione delle risorse economiche e rendendo più difficile sostenere nel tempo le politiche pubbliche legate al verde.
 

Rendere il Piano del verde una pratica diffusa

I Piani comunali del verde rappresentano una risorsa strategica per costruire città più resilienti, inclusive e sostenibili. Oltre a orientare le politiche urbanistiche, offrono chiavi di lettura preziose per affrontare temi cruciali come il cambiamento climatico, la mobilità sostenibile, la gestione delle acque e la valorizzazione delle aree blu.
 
Perché siano davvero efficaci, è necessario rafforzarne il coordinamento con gli strumenti urbanistici, valorizzare il contributo dei professionisti e dotarsi di metriche condivise per misurare i benefici ambientali generati
 
Solo così il verde potrà diventare una componente strutturale, e non accessoria, dello sviluppo sostenibile delle città.

 
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