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Camini e stufe a biomassa: le soluzioni per il riscaldamento
di Annalisa Galante - Docente di Fisica Tecnica Ambientale al Politecnico di Milano

Camini e stufe a biomassa: le soluzioni per il riscaldamento

Requisiti tecnici, classificazione ambientale, norme UNI e bonus per camini e stufe a pellet, legna o bioetanolo

Camini e stufe a biomassa - Foto: ingusk 123rf.com
Camini e stufe a biomassa - Foto: ingusk 123rf.com
di Annalisa Galante - Docente di Fisica Tecnica Ambientale al Politecnico di Milano
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28/04/2025 - Nell’era dell’elettrificazione spinta e dell’efficienza energetica, c’è un impianto domestico che continua a evocare l’idea di calore e accoglienza: il camino. Oggi, grazie a tecnologie avanzate e rendimenti superiori all’85%, caminetti e stufe a legna di nuova generazione possono riscaldare l’intera casa riducendo al minimo le emissioni. Ma come orientarsi tra le diverse tipologie, normative e incentivi previsti nel 2025?
 

Generatori a biomassa

La legislazione definisce la biomassa come “la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, compresa la pesca e l’acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde urbano nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.
 
Ovviamente le biomasse possono essere utilizzate come combustibile per impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria, come caldaie, stufe e termocamini. Soffermandoci su questi ultimi, i combustibili prevalentemente utilizzati sono le biomasse legnose come la legna da ardere in ciocchi, legno sminuzzato e il pellet.
 

La stufa

Le stufe sono dispositivi autonomi, con la funzione di riscaldare direttamente l’aria dell’ambiente in cui si trovano. Le moderne stufe, però, possono essere collegate al sistema di riscaldamento centralizzato della casa, diventando il generatore di calore, che può alimentare bocchette d’aria o radiatori. Le tipologie più diffuse sono:
  • Stufe a legna;
  • Stufa a pellet;
  • Stufa pirolitica.
 
Le stufe a legna vengono realizzate principalmente in ghisa o acciaio, queste stufe sono note per la loro capacità di trattenere e irradiare il calore per lunghe ore, anche dopo che la fiamma si è spenta. La ghisa è un materiale che garantisce una distribuzione uniforme del calore, evitando picchi e fluttuazioni. Dal punto di vista tecnico, le stufe a legna richiedono una corretta ventilazione degli ambienti in cui si trovano e necessitano di una canna fumaria adeguata, per garantire una combustione efficiente e sicura e per evacuare i fumi prodotti.
 
Nelle stufe a pellet la regolazione del calore può essere realizzata in modo preciso; infatti, sulla stufa possono essere installati termostati e sensori, per regolare la combustione e mantenere una temperatura costante nell’ambiente. Dal punto di vista tecnico, le stufe a pellet sono dotate di un contenitore per il pellet e di un sistema di alimentazione automatizzato del bruciatore. La capacità del serbatoio varia, ma una stufa di dimensioni medie può funzionare per 12-24 ore con una singola carica.
 
La stufa pirolitica sfrutta la pirolisi per la produzione di calore, un sistema di combustione molto efficiente (90-95%). Si tratta di un processo di combustione che avviene senza ossigeno e che per generare calore brucia i gas prodotti dalla combustione della biomassa (legno, pellet, cippato, o anche materiali organici come gusci di frutta secca, fondi di caffè e vinaccia) che viene accesa e, dopo aver consumato l’ossigeno presente nella camera, smette di fare fiamme ma continua a bruciare e a produrre gas.
 
Questi gas non vengono dispersi, ma convogliati in una seconda camera dove continuano a bruciare producendo calore. Dal punto di vista tecnico ci sono due camere separate: la camera primaria, dove avviene la pirolisi, e la camera secondaria, dove i gas rilasciati vengono completamente combusti. Questa doppia combustione riduce notevolmente le emissioni di particolato, rendendo la stufa pirolitica una delle soluzioni più ecologiche disponibili.
 
A differenza dei camini, le stufe non hanno mai la bocca di fuoco aperta ma sempre protetta da uno sportello, il calore viene diffuso nell’ambiente tramite delle ventole (o sistemi più complessi se la stufa è collegata all’impianto di riscaldamento di tutta la casa).
 

Il camino

I camini sono installazioni fisse, progettualmente si pensa sempre alla tipologia più tradizionale, ovvero quella da incasso, ovvero con il braciere all’interno della parete con la sola bocca di fuoco visibile. Sicuramente è quella che si trova negli edifici storici ed è stata la prima e più utilizzata perché il collegamento tra la canna fumaria, incassata nella parete, e il camino, è diretta.
 
Un’altra installazione possibile è quella che vede il camino posizionato esternamente rispetto alla parete, ma in aderenza. In questo caso il camino è addossato alla parete, a volte anche ad angolo, e la canna fumaria (incassata nella muratura) è collegata alla cappa del camino con un tratto inclinato. Ci sono infine le installazioni libere su tre o quattro lati, in cui il camino diventa l’elemento centrale di una stanza. A tal proposito si dice che i camini sono bifacciali (cioè con la fiamma visibile da due lati) o trifacciali (fiamma visibile da tre lati).
 
Normalmente i camini più diffusi sono alimentati a legna, ma tra le tre tipologie, i camini a pellet hanno un potere calorifico superiore a quello del legno e produce una quantità di anidride carbonica molto inferiore, pertanto possono essere considerati più ecologici. Una peculiarità di questo tipo di camini è di non avere la fiamma libera: questa è sempre protetta da un vetro che, a seconda della tipologia di installazione, fa rilasciare il calore verso l’ambiente in cui si trova il camino, oppure aiuta a non disperderlo e a convogliarlo verso delle canalizzazioni che lo portano in altri ambienti o che scaldano dell’acqua (termocamini).
 
Il camino a bioetanolo come una soluzione ibrida tra il camino a legna e il camino elettrico, infatti ha delle fiamme reali ma non è richiesta alcuna canna fumaria per installarlo. Il combustibile è il bioetanolo, un alcol biologico derivato dalla fermentazione di zuccheri presenti in piante come mais, canna da zucchero e grano, quindi un combustibile rinnovabile e, quando bruciato, produce una fiamma pulita senza fumo, cenere o residui, ma solo vapore acqueo e anidride carbonica in quantità minime.
 
L’assenza di fumi e particolati elimina la necessità di una canna fumaria. Questo quindi lo rende adatto anche a spazi senza accesso esterno, come appartamenti o ambienti interni. Si sottolinea che, tecnicamente, anche se i camini a bioetanolo non producono fumo, è essenziale avere una buona ventilazione nell’ambiente in cui vengono utilizzati per evitare l’accumulo di anidride carbonica.
 

Scaldare l’acqua anziché l’aria

termocamini e le idrostufe rappresentano soluzioni avanzate per il riscaldamento domestico, perché utilizzano l’acqua come mezzo per trasferire e distribuire il calore, anziché l’aria come i camini e le stufe tradizionali.
 
I termocamini sono dispositivi che, pur mantenendo l’aspetto di un camino, sono dotati di un circuito idraulico che permette di riscaldare l’acqua. Quest’ultima viene poi utilizzata per alimentare radiatori o pannelli radianti. Ne esistono diverse tipologie:
  • a legna;
  • a pellet;
  • a gas.
 
Normalmente, per aumentarne l’efficienza, i termocamini presentano un vetro a protezione delle fiamme, limitando la dispersione del calore e sfruttando uno scambiatore per scaldare l’acqua presente all’interno di un puffer.
 
Le idrostufe sono stufe dotate di un circuito idraulico che permette di riscaldare l’acqua d distribuire attraverso sistemi di emissione. Ne esistono due tipologie: a legna e a pellet. Mentre la caldaia a pellet è caratterizzata da una potenza maggiore e richiede una centrale termica, l’idrostufa può essere installata in ambiente domestico e riesce a scaldare case di dimensioni contenute.
 

Legislazione nazionale e regionale

Se parliamo di stufe e camini che funzionano a biomasse e che vengono usati come sistema di riscaldamento, è necessario porsi il problema che la combustione produce polveri sottili (PM10).
 
Il DM 186/2017 “Regolamento recante la disciplina dei requisiti, delle procedure e delle competenze per il rilascio di una certificazione dei generatori di calore alimentati a biomasse combustibili solide” introduce la certificazione ambientale dei generatori di calore alimentati con legna da ardere, carbone di legna e biomasse combustibili e individua 7 tipologie di generatori di calore e altrettante norme di riferimento, tra cui: camini chiusi (UNI EN 13229), caminetti aperti (UNI EN 13229), stufe a legna (UNI EN 13240), stufe ad accumulo (UNI EN 15250), stufe, inserti e cucine a pellet - termostufe (UNI EN 14785).
 
Per queste è stata introdotta una classificazione da 1 a 5 stelle basata su valori limite di emissione. A livello regionale, si sono espresse diverse Regioni:
  • Piemonte: dal 2019 divieto di installare apparecchi inferiori alla classe 4 stelle.
  • Emilia Romagna: dal 2020 divieto di installare apparecchi inferiori alla classe 4 stelle. Dal 2019, nei comuni che si trovano al di sotto di 300 m di altitudine, non è più possibile utilizzare camini aperti a legna e stufe a pellet ai fini del riscaldamento domestico.
  • Lombardia e Veneto: dal 2020 divieto di nuove installazioni inferiori alla classe 4 stelle. In Lombardia, inoltre, possono rimanere in esercizio solo i generatori superiori a 3 stelle.
  • Toscana: è possibile installare generatori di almeno 4 stelle nei nuovi edifici, mentre nelle ristrutturazioni in località superiori ai 200 m si possono installare generatori di qualsiasi tipo.
 

Bonus stufe e camini 2025

Anche stufe e camini possono usufruire di agevolazioni o detrazioni fiscali nel 2025: sono contemplati nel Bonus Casa, nell’Ecobonus, il Superbonus, ma anche tra i contributi del Conto Termico. Nel caso di sostituzione di un impianto esistente (alimentati a gasolio, olio combustibile, carbone, legna o pellet), il contributo più facile e veloce da ottenere è sicuramente il Conto Termico. 
 
Nel caso di nuova installazione, è più facile ottenere il Bonus Casa e quindi una detrazione del 50% ripartita in 10 anni sulle spese sostenute. Se invece sono previsti anche altri lavori di adeguamento energetico dell’edificio, è possibile ottenere forme di detrazione fiscale più vantaggiose, quali Ecobonus e Superbonus, ma sempre valutando bene tutti gli adempimenti necessari.
 

​Camini e stufe a biomassa​ e Bonus Ristrutturazione

L’acquisto e l’installazione della stufa, inclusa la realizzazione o il rifacimento della canna fumaria e la prima accensione, rientrano nell’agevolazione che consiste nella possibilità di detrarre dall’Irpef dovuta il 50% o il 36%, a seconda della destinazione dell’immobile, delle spese in dieci quote annuali di pari importo.
 
La detrazione è al 50% fino al 31 dicembre 2025 solo per la prima casa, con tetto di spesa di 96.000 euro a unità immobiliare, mentre nel 2026 e 2027 scenderà al 36%. Per le altre abitazioni diverse dall’abitazione principale, l’aliquota è al 36% dal 1° gennaio 2025, mentre nel 2026 e 2027 calerà del 30%. Dal 2028 il bonus avrà un’aliquota del 30% e il tetto di spesa scenderà a 48.000 euro per unità immobiliare. 
 
Sia per nuova installazione che in caso di sostituzione di un impianto esistente, la condizione per avere il bonus casa al 50% o al 36%, senza ristrutturazione è il rendimento superiore al 70%. Per avere accesso al bonus è sufficiente acquistare una stufa, un caminetto o una caldaia che abbia la certificazione ambientale pari a 4 stelle nel caso di sostituzione di un generatore a biomassa esistente e 5 stelle in tutti gli altri casi. L’opera deve essere eseguita da un installatore qualificato che deve rilasciare la Dichiarazione di Conformità (DiCo) e l’integrazione del libretto d’impianto, come previsto dalla normativa vigente.
 
Occorre pagare la spesa con bonifico parlante in cui siano specificati in causale:
  • riferimento normativo, ovvero: Bonifico per detrazioni previsto per la ristrutturazione edilizia - riferimento della fattura;
  • Codice Fiscale del richiedente;
  • numero di P. Iva o CF titolare dell’azienda che effettua i lavori e a cui è quindi intestato il bonifico.
 

​Camini e stufe a biomassa​ e Bonus Mobili

L’acquisto di una stufa a pellet può avvenire anche sfruttando il bonus mobili, ovvero la detrazione Irpef del 50% per l’acquisto di mobili nuovi e di grandi elettrodomestici destinati a arredare un immobile oggetto di interventi di recupero del patrimonio edilizio. La detrazione fiscale è fruibile fino al 31 dicembre 2025. Indipendentemente dall’importo delle spese sostenute per i lavori di recupero del patrimonio edilizio, la detrazione del 50% va calcolata su un importo massimo 5.000 euro per il 2025, riferito, alle spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici. La detrazione sarà ripartita in 10 quote annuali di pari importo.
 
Il bonus mobili è riconosciuto ai contribuenti che usufruiscono della detrazione Irpef prevista dall’art. 16-bis del Tuir, il bonus casa al 50%, per aver realizzato alcuni degli interventi di recupero del patrimonio edilizio. Per beneficiarne è necessario che l’intervento sia riconducibile almeno alla manutenzione straordinaria, in cui rientrano anche gli interventi finalizzati all’utilizzo di fonti rinnovabili di energia, quale l’installazione di una stufa a pellet.
 

Camini e stufe a biomassa ed Ecobonus

Nell’Ecobonus, in cui si recupera il 50 o il 36% dell’investimento a seconda dell’immobile su cui è effettuato l’intervento, rientrano anche i camini e le stufe a legna o pellet. Infatti dal 1° gennaio 2025 l’Ecobonus per le stufe (e anche per caminetti e caldaie) ha aliquota fissa per tutti gli interventi ammessi, pari al 50% per l’abitazione principale. Nel 2026 e 2027 l’aliquota per la prima casa scenderà del 36%. Dal 2028 l’aliquota sarà unica per tutti gli immobili al 30%. Le spese detraibili anche per l’Ecobonus sono l’acquisto e l’installazione dell’impianto, ma anche tutte le spese correlate (documentazione tecnica, direzione dei lavori, opere idrauliche e murarie necessarie per l’installazione, ecc.).
 
Per accedere all’ecobonus occorre acquistare una stufa, caminetto o caldaia che abbia un rendimento superiore o uguale all’85% e che abbia inoltre la certificazione ambientale pari a 4 stelle nel caso di sostituzione di un generatore a biomassa esistente e 5 stelle nel caso di nuova installazione. È necessario anche ottenere l’asseverazione di un tecnico abilitato o dichiarazione resa dal direttore dei lavori, che consente di dimostrare che l’intervento realizzato è conforme ai requisiti tecnici richiesti. Inoltre l’intervento deve essere realizzato da un installatore abilitato che deve rilasciare la DiCo, e l’integrazione del libretto d’impianto. Occorre poi effettuare il pagamento con un apposito “bonifico parlante”, dal quale risultino le causali del versamento con l’indicazione della normativa di riferimento (L. 296/2006), il codice fiscale del contribuente e il codice fiscale o la Partita IVA di chi ha eseguito i lavori. Entro 90 giorni a partire dalla data di ultimazione dei lavori o del collaudo occorre effettuare le comunicazioni previste da ENEA attraverso il portale dedicato.
 

Camini e stufe a biomassa​ e Superbonus

Gli impianti a biomassa possono rientrare nel Superbonus come interventi trainanti solo nel caso, quindi, vengano agganciati alla sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale con caldaia a biomassa a 5 stelle.
 
Nel 2025 l’aliquota è del 65% e si può avere fino alla fine del 2025 esclusivamente per gli interventi già avviati o per i quali, alla data del 15 ottobre 2024, risulti:
  • presentata la comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA) ai sensi del comma 13-ter, se gli interventi sono diversi da quelli effettuati dai condomini;
  • adottata la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori e presentata la comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA) ai sensi del comma 13-ter, se gli interventi sono effettuati dai condomini;
  • presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo, se gli interventi comportano la demolizione e la ricostruzione degli edifici.
 

Camini e stufe a biomassa​ e Conto Termico

Il Conto Termico è un contributo che incentiva la sostituzione di apparecchi inquinanti e obsoleti con nuovi prodotti, che utilizzino fonti rinnovabili e che rispondano ai previsti requisiti di emissioni e rendimenti. In questo caso è un contributo diretto, accreditato sul conto corrente in meno di due mesi (o in 2 anni per contributi sopra i 5.000 euro) concesso nel caso in cui la stufa a pellet venga installata per sostituire impianti di riscaldamento già esistenti, inquinanti e obsoleti.
 
In particolare, il Conto Termico finanzia la sostituzione di impianti alimentati a:
  • Gasolio
  • Olio combustibile
  • Carbone
  • Biomassa (pellet, legna o cippato)
 
Il contributo del Conto Termico varia in base ad alcune caratteristiche della stufa acquistata (potenza ed emissioni) in funzione della fascia climatica in cui sarà installata. Così per una stufa a pellet di qualità, installata in aree fredde, il contributo può arrivare fino ai 2.300 euro (coprendo comunque fino ad un massimo del 65% delle spese totali sostenute). Per un caminetto a legna il contributo può arrivare fino a 1.800 euro. Per la caldaia a pellet il contributo può arrivare fino a 7.800 euro.
 
In particolare, occorre acquistare una stufa a pellet con bonifico parlante che possieda il certificato ambientale secondo DM 186/2017 e la Dichiarazione di Conformità al Conto Termico, questa dichiarazione, scaricabile dal sito internet del produttore o direttamente nel catalogo del GSE, certifica che la stufa risponde agli standard qualitativi previsti dal Conto Termico. La richiesta deve arrivare online al sito del GSE, entro 60 giorni dalla data di conclusione dell’intervento, presentando tutti i documenti richiesti tra i quali è inclusa la certificazione di smaltimento del vecchio apparecchio, che di solito viene fornita direttamente dall’installatore.
 
Ricordiamo che la normativa sul Conto Termico è in fase di revisione e sarà aggiornata con il Conto Termico 3.0 di prossima pubblicazione.
 
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