
Senza piani regionali la semplificazione paesaggistica è a rischio
AMBIENTE
Senza piani regionali la semplificazione paesaggistica è a rischio
Per i senatori, il ddl della Lega rischia di svuotare la tutela del paesaggio senza un quadro regionale omogeneo

16/05/2025 - Il ddl della Lega per la revisione del Codice dei beni culturali e del paesaggio, con particolare attenzione alle procedure di autorizzazione paesaggistica, presenta diverse criticità dovute a due specifiche situazioni: l’assenza di molti piani paesaggistici e regionali e le difficoltà per i Comuni di assolvere anche alle funzioni in materia paesaggistica.
È quanto emerso martedì 13 maggio nella discussione, che si è svolta nelle Commissioni riunite Cultura e Ambiente del Senato, sul ddl 1372 per la revisione del Codice dei beni culturali e del paesaggio, proposto dal senatore leghista Roberto Marti per introdurre misure di semplificazione normativa.
Un tema ricorrente nel dibattito è stato l’assenza, in molte regioni, dei piani paesaggistici previsti dal Codice vigente. Diverse posizioni hanno sottolineato l’inopportunità di procedere a riforme e deleghe senza prima garantire un quadro pianificatorio uniforme sul territorio nazionale. Secondo alcuni senatori, l’adozione di tali strumenti dovrebbe rappresentare una condizione preliminare per qualunque intervento di semplificazione, anche per evitare potenziali violazioni della Convenzione europea del paesaggio e delle normative ambientali europee.
L’eventuale trasferimento di competenze agli enti locali solleva ulteriori dubbi. I Comuni, già gravati dalle incombenze del PNRR e dalle nuove responsabilità introdotte dal Codice dei contratti pubblici del 2023, rischiano - secondo diversi senatori - di non avere le risorse e il personale tecnico per assolvere anche a funzioni delicate come quelle in materia paesaggistica.
La Sottosegretaria all’istruzione e al merito, Paola Frassinetti, ha confermato il sostegno del Governo a questo percorso. Al momento, tuttavia, il seguito dell’esame non risulta ancora calendarizzato.
È quanto emerso martedì 13 maggio nella discussione, che si è svolta nelle Commissioni riunite Cultura e Ambiente del Senato, sul ddl 1372 per la revisione del Codice dei beni culturali e del paesaggio, proposto dal senatore leghista Roberto Marti per introdurre misure di semplificazione normativa.
La semplificazione può mettere a rischio il paesaggio
La volontà di snellire le procedure è stata riconosciuta trasversalmente dai senatori come una necessità, anche alla luce dell’attuale stratificazione normativa che complica l’azione delle pubbliche amministrazioni. Tuttavia, più voci hanno messo in guardia dal rischio che la semplificazione, se mal calibrata, possa compromettere la tutela di uno degli elementi più fragili e distintivi del patrimonio italiano: il paesaggio.Un tema ricorrente nel dibattito è stato l’assenza, in molte regioni, dei piani paesaggistici previsti dal Codice vigente. Diverse posizioni hanno sottolineato l’inopportunità di procedere a riforme e deleghe senza prima garantire un quadro pianificatorio uniforme sul territorio nazionale. Secondo alcuni senatori, l’adozione di tali strumenti dovrebbe rappresentare una condizione preliminare per qualunque intervento di semplificazione, anche per evitare potenziali violazioni della Convenzione europea del paesaggio e delle normative ambientali europee.
Il ruolo delle Soprintendenze e dei Comuni
Altro punto critico riguarda il possibile ridimensionamento del ruolo delle Soprintendenze, la cui competenza tecnica - soprattutto nei contesti comunali privi di strutture specializzate - è considerata irrinunciabile da più parti. Anche la proposta di rendere il loro parere non vincolante in molte situazioni è stata contestata. Al contrario, si è auspicato un equilibrio che consenta alle Soprintendenze di esprimersi entro termini certi e coordinati con quelli previsti per le amministrazioni locali.L’eventuale trasferimento di competenze agli enti locali solleva ulteriori dubbi. I Comuni, già gravati dalle incombenze del PNRR e dalle nuove responsabilità introdotte dal Codice dei contratti pubblici del 2023, rischiano - secondo diversi senatori - di non avere le risorse e il personale tecnico per assolvere anche a funzioni delicate come quelle in materia paesaggistica.
Verso un nuovo testo condiviso
In replica, il Presidente e Relatore Marti ha riconosciuto l’importanza delle osservazioni emerse e ha annunciato la disponibilità a elaborare un nuovo testo del disegno di legge, d’intesa con altri relatori e in sintonia con quanto raccolto nel ciclo di audizioni. L’obiettivo dichiarato è giungere a una disciplina migliorativa, capace di coniugare l’efficienza amministrativa con la tutela del paesaggio.La Sottosegretaria all’istruzione e al merito, Paola Frassinetti, ha confermato il sostegno del Governo a questo percorso. Al momento, tuttavia, il seguito dell’esame non risulta ancora calendarizzato.