07/05/2025 - Il 2024 ha segnato una nuova contrazione per il mercato europeo dell’impiantistica ma nel 2025 si attende una ripresa spinta da infrastrutture e investimenti pubblici.
Secondo le più recenti elaborazioni del Cresme, basate sull’andamento del mercato delle costruzioni e sui bilanci delle imprese specializzate nell’
installazione di impianti, nel 2024 il valore della produzione ha raggiunto i 603 miliardi di euro, evidenziando una flessione del 2,1% rispetto al 2023 (a valori costanti).
Si consolida così il rallentamento già avviato nel 2023 (-0,6%), che ha interrotto un ciclo espansivo avviato nel 2014, eccezion fatta per l’arresto legato alla pandemia.
Nonostante il calo, il comparto impiantistico ha continuato a guadagnare peso sul totale del volume d’affari dell’edilizia. Anche nel 2024, infatti, la contrazione dell’output lordo aggregato delle costruzioni (-2,5%) ha determinato un incremento della quota di mercato dell’impiantistica, salita al 27,3%, rispetto al 25,9% registrato nel 2019.
Previsioni 2025-2026 per gli impianti negli edifici
Le previsioni per i prossimi anni, supportate dall’ipotesi di stabilizzazione del comparto edilizio europeo e dal contributo delle opere infrastrutturali, delineano un
recupero graduale del mercato.
Per il 2025 si stima una crescita dello
0,6%, mentre il 2026 potrebbe segnare un’accelerazione fino all’
1,8%, coerente con l’andamento previsto per le costruzioni nel loro complesso (+2,0%).
L’indagine si riferisce ai Paesi UE-24, inclusi
Norvegia e Regno Unito, e considera le seguenti tipologie impiantistiche:
- Installazioni elettriche;
- Impianti di climatizzazione;
- Impianti idraulici e per l’edilizia in genere;
- Impianti per telecomunicazioni;
- Infrastrutture per la produzione e distribuzione di energia elettrica e idrica.
Un comparto cresciuto rapidamente tra 2014 e 2019
Nel periodo 2014-2019 il mercato ha beneficiato di forti spinte:
riqualificazione energetica, investimenti in
fonti rinnovabili, maggiore integrazione tra edificio e impianto e investimenti infrastrutturali, soprattutto nell’Europa dell’Est.
Dopo il calo pandemico (-1,8%, inferiore alla media del comparto costruzioni), il biennio 2021-2022 ha registrato una
crescita media annua superiore al 5%.
Tuttavia, la successiva crisi energetica e l’aumento dei tassi di interesse hanno indebolito la fiducia degli operatori, innescando un rallentamento degli investimenti, particolarmente evidente nell’edilizia residenziale.
Impatto della crisi immobiliare e differenze tra Paesi
Il ridimensionamento del settore delle costruzioni in Europa - dovuto alla crisi immobiliare in Germania, Regno Unito, Francia e Svezia e al termine dei grandi programmi di riqualificazione incentivata (come in Italia) - ha colpito anche l’impiantistica.
Tuttavia, il comparto ha mostrato una
tenuta migliore rispetto all’edilizia nel suo complesso, sostenuto in parte dalla
continuità degli investimenti in infrastrutture, che nel 2024 hanno registrato un incremento dell’
1,3%, a fronte di una flessione del -5,2% nel residenziale e del -1,0% nel non residenziale.
Nel prossimo biennio, le opere di ingegneria civile continueranno a trainare il settore impiantistico, in particolare nei comparti di telecomunicazioni, energia e opere idriche. Per il settore residenziale, si intravede una possibile ripresa solo nel 2026, ma con forti incertezze legate all’andamento del mercato del credito.
Più favorevoli le previsioni per l’edilizia non residenziale, soprattutto quella pubblica (scuole e ospedali) e commerciale.
Impianti negli edifici: Sud Europa più resiliente
Nel 2024, il mercato impiantistico ha retto solo nel Sud Europa, grazie alla stabilità del comparto spagnolo,
nonostante il calo delle riqualificazioni incentivate in Italia. Al contrario, il calo è stato generalizzato altrove, con flessioni più marcate nell’Europa Centrale e nei Paesi dell’Est.
Fino al 2022, l’Europa Orientale (Bulgaria, Polonia, Romania, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Croazia, Slovenia, Slovacchia) aveva mostrato tassi di crescita elevati, simili a quelli del bacino mediterraneo, trainati da nuove costruzioni e sviluppo infrastrutturale.
Tuttavia, la crisi residenziale in Germania e nei Paesi del Nord, Regno Unito incluso, ha provocato a partire dal 2023 un brusco calo dell’output delle imprese impiantistiche, che si prevede proseguirà anche nel 2025 in Europa Centrale.