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Perché il Conto Termico 3.0 è in ritardo

Perché il Conto Termico 3.0 è in ritardo

Il viceministro dell’Ambiente fa il punto della situazione sull’iter del decreto rispondendo a un’interrogazione

Perché il Conto Termico 3.0 è in ritardo - Foto: wizardx 123RF.com
Perché il Conto Termico 3.0 è in ritardo - Foto: wizardx 123RF.com
di Paola Mammarella
29/05/2025 - Perché il Conto Termico 3.0 si sta facendo attendere così tanto? Quali sono le ragioni che bloccano il provvedimento con i nuovi incentivi per l’efficientamento energetico?
 
Lo ha chiesto il Deputato del Movimento 5 Stelle, Enrico Cappelletti, in una interrogazione presentata ieri in Commissione Attività Produttive della Camera e rivolta al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase).
 

Dove è finito il Conto Termico 3.0

Cappelletti ha sottolineato che, successivamente alla consultazione tenuta dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica a maggio 2024, lo schema di decreto è stato condiviso per la prima volta nella riunione tecnica della Conferenza unificata il 7 marzo 2025 e attende ancora di essere approvato definitivamente. 
 
Intanto l’attesa cresce e i ritardi, ha affermato Cappelletti, stanno alimentando un crescente malcontento tra gli amministratori.
 
Come ricordato da Cappelletti, l’ Associazione nazionale comuni italiani (Anci) ha inviato una lettera al Mase per sollecitare un'accelerazione dell'iter di approvazione temendo che i ritardi causino la perdita delle risorse per efficientare il proprio patrimonio edilizio.
 
Si tratta di una situazione che, secondo Cappelletti, comprometterebbe anche le opportunità di riduzione dei costi energetici della pubblica amministrazione e l'attivazione di investimenti da parte di numerose imprese.
 
Per questo motivo ha chiesto delucidazioni sulle intenzioni del ministero.
 

Il ritardo del Conto Termico 3.0 e il rimpallo delle responsabilità

La viceministra dell’Ambiente, Vannia Gava, ha fatto il punto della situazione sui passaggi che il decreto sul Conto Termico 3.0 sta affrontando.
 
Gava ha ricordato che il Mase ha trasmesso il decreto al Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie (DAR) e che il DAR il 7 marzo ha convocato riunione tecnica e trasmesso le sue osservazioni al Mase.
 
Il 14 marzo sono state inviate le proposte dell’Anci, seguite da altre osservazioni de DAR il 19 marzo. Il 12 maggio, il Mase ha trasmesso le sue controdeduzioni al DAR e indetto una riunione tecnica, con la partecipazione delle Regioni, per il 22 maggio. Le Regioni hanno poi trasmesso altre osservazioni il 27 maggio.
 
Oltre a questi scambi, Gava ha spiegato che il Mase attende il parere tecnico del Mef. Dopo tale parere, il Mase renderà operativo il decreto sul Conto Termico 3.0.
 

Cappeletti: il Governo rallenta la decarbonizzazione

L’on. Cappelletti ha replicato che il Governo sta lasciando nell’incertezza molti soggetti interessati al Conto Termico 3.0 e che si sta verificando un passaggio di responsabilità.
 
Nella sostanza, ha affermato, si assiste all’ennesimo ritardo di un provvedimento fondamentale per rilanciare gli investimenti.
 
Citando il Fondo nazionale per l’efficienza energetica, il piano nazionale per il clima e la Direttiva Case Green, Cappelletti ha sottolineato che il Conto Termico 3.0 “non è il primo provvedimento per la decarbonizzazione che questo governo sta rallentando”.
 
“Con quale coraggio - ha concluso - ieri la premier Meloni alla platea di Confindustria ha detto che la questione più urgente è il costo dell’energia’ quando da parte del Governo si riscontrano solo incapacità e inadeguatezza nel mettere a terra le misure concrete per ridurre il costo delle bollette”?
 

Come funzionerà il Conto Termico 3.0

Ricordiamo che il Conto Termico 3.0 è il nuovo meccanismo di incentivazione degli interventi di piccole dimensioni volti all’incremento dell’efficienza energetica e della produzione di energia termica da fonti rinnovabili negli edifici.
 
Il Conto Termico 3.0 prevede un incentivo massimo del 65% delle spese ammissibili. La percentuale è innalzata al 100% per gli interventi realizzati su edifici ad uso pubblico di proprietà di comuni con popolazione fino 15.000 abitanti e per gli interventi sugli edifici pubblici adibiti a scuole, ospedali o strutture sanitarie.
 

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