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Agrivoltaico in crescita: i progetti in corso e le opportunità del PNRR

Agrivoltaico in crescita: i progetti in corso e le opportunità del PNRR

Legambiente: ‘l’Italia ha un grande potenziale che deve sfruttare al massimo; è urgente superare le contrapposizioni tra agricoltura e fotovoltaico’

Vedi Aggiornamento del 14/05/2025
agrivoltaico_yuliufu_123rfcom
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di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 14/05/2025
06/05/2025 - In Italia cresce l’attenzione e il potenziale sull’agrivoltaico: secondo i dati presentati da Legambiente in occasione del primo Forum Nazionale sull’Agrivoltaico, tenutosi a metà aprile a Roma, questa tecnologia sta diventando un pilastro strategico per coniugare la produzione di energia rinnovabile con quella agricola. Un connubio virtuoso che, oltre a promuovere la sostenibilità ambientale, offre importanti benefici economici per gli agricoltori.
 
Nel 2024, la Commissione PNRR PNIEC del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha rilasciato 304 pareri di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), di cui ben 153 -ovvero il 50,3% - hanno riguardato progetti agrivoltaici. Di questi, il 78% ha ricevuto un parere favorevole, mentre solo il 22% è stato respinto. A seguire, 76 pareri hanno interessato impianti fotovoltaici a terra e 46 progetti eolici.
 
Secondo Legambiente, questi dati indicano un cambio di passo importante: l’agrivoltaico si afferma come la tecnologia impiantistica più presente tra i pareri VIA rilasciati dalla Commissione e rappresenta uno strumento chiave per accelerare la transizione ecologica nelle aree rurali, promuovendo un’agricoltura più resiliente e a basse emissioni.
 

I benefici agronomici dell’agrivoltaico

I vantaggi dell’agrivoltaico non si limitano alla produzione di energia pulita. Le prime sperimentazioni in campo rivelano incrementi significativi nella resa agricola: la produttività della vite è aumentata fino al 30%, quella delle colture foraggere fino al 40% e quella dell’insalata del 10%. Per il pomodoro, si è registrata una riduzione dei consumi idrici fino al 65%, grazie all’effetto ombreggiante dei pannelli.
 
Ulteriori conferme arrivano dal progetto europeo Value4Farm, presentato dai professori Stefano Amaducci e Giorgio Impollonia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza: anche in assenza di irrigazione, colture come mais, sorgo e soia hanno mantenuto rese paragonabili a quelle in pieno sole. Nei periodi di siccità, hanno addirittura performato meglio, con un miglioramento medio dell’efficienza nell’uso dell’acqua del 15% e una riduzione dei giorni di stress idrico fino al 60%.
 

Agrivoltaico, PNRR e ruolo strategico per il 2030

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha destinato 1,1 miliardi di euro all’agrivoltaico, con l’obiettivo di installare impianti per una potenza di 1,04 GW e una produzione minima di 1.300 GWh/anno entro il 30 giugno 2026. Alla chiusura del primo bando, nel settembre 2024, il GSE ha ricevuto 643 richieste di finanziamento, per un totale di oltre 1,7 GW di potenza. La maggior parte dei progetti (56%) proviene dal Sud e dalle Isole.
 
Le richieste pervenute ammontavano a circa 920 milioni di euro; quindi, per utilizzare completamente le risorse stanziate, i termini per la presentazione delle nuove istanze sono stati riaperti il 1° aprile 2025 e si chiuderanno definitivamente il 30 giugno 2025.
 

Ostacoli normativi all’agrivoltaico

A fronte di questa deadline, Legambiente torna a ribadire l’importanza di accelerare la realizzazione di impianti agrivoltaici in Italia, sia per non perdere le risorse economiche del PNRR, sia per contribuire a centrare l’obiettivo sulle rinnovabili al 2030 previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).
 
Per far ciò, secondo gli ambientalisti, è importante superare anche quegli ostacoli non tecnologici che oggi ne frenano lo sviluppo, come gli iter autorizzativi troppo lunghi, i no delle Sovrintendenze e del Ministero della Cultura, le lentezze decisionali delle Regioni, i decreti sbagliati, come quello sulle aree idonee che delega completamente le Regioni a definirle.
 
Diverse Regioni vorrebbero limitare fortemente l’agrivoltaico, fino ad arrivare all’eccesso della Toscana che, entro 60 giorni dall’approvazione della legge regionale, vuole approvare in Giunta i requisiti tecnici per definire un impianto come agrivoltaico, visto che sono stati abbondantemente definiti dalla normativa nazionale. In questo percorso tortuoso pesano anche i diversi no arrivati dal comparto agricolo, come testimoniano le querelle e le politiche degli ultimi anni.
 


Agrivoltaico, la posizione di Legambiente

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, afferma:

“L’agrivoltaico è una delle soluzioni più promettenti per la transizione ecologica: consente di produrre energia pulita, aumentare le rese agricole e offrire un’integrazione reddituale agli agricoltori. È urgente superare le contrapposizioni tra agricoltura e fotovoltaico, tra tutela del paesaggio e innovazione tecnologica, per costruire modelli integrati, sostenibili e replicabili, capaci di rispondere concretamente alle sfide climatiche ed energetiche del presente e del futuro”.

 
Ciafani ha anche criticato l’articolo 5 del decreto agricoltura, “che non affronta le principali cause di consumo di suolo in Italia e vieta il fotovoltaico a terra anche dove invece dovrebbe essere realizzato, come ad esempio nelle aree agricole inquinate, in quelle scoscese o in quelle che non sono mai state produttive”.
 

Nuove frontiere: agricoltura digitale e pannelli semitrasparenti

Secondo Francesco Maria Miglietta del CNR, l’infrastruttura elevata degli impianti agrivoltaici può potenziare l’agricoltura digitale, favorendo l’installazione di sensori per il monitoraggio ambientale e l’adozione di sistemi di irrigazione intelligenti. I pannelli a inseguimento solare abilitano osservazioni automatizzate, mentre la produzione energetica in loco apre le porte a nuove applicazioni di agricoltura di precisione.
 
La ricerca si sta anche concentrando sui pannelli fotovoltaici semitrasparenti e sul loro impatto sulla fisiologia delle piante, generando nuove sinergie tra innovazione energetica e crescita vegetale. Se è vero che le piante hanno bisogno di luce per la fotosintesi, non tutte necessitano della stessa quantità di radiazione solare. Anzi, con l’aumento delle temperature, molte colture entrano in sofferenza: superata una certa soglia termica, chiudono gli stomi e smettono di fotosintetizzare, compromettendo la produzione. In questo contesto, un sistema agrivoltaico ben progettato può diventare una vera e propria barriera attiva contro gli stress climatici.
 

Una visione integrata per un nuovo modello agricolo

Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, osserva:

“Questi dati dimostrano che è necessario ripensare tutta la filiera agricola in funzione dell’ombreggiamento e della radiazione solare: dalla selezione varietale fino alla gestione sostenibile delle colture. L’agrivoltaico può restituire valore alle aree marginali, abbandonate o collinari, integrando agronomia e innovazione per un’agricoltura multifunzionale e circolare”.

 
Il messaggio che emerge dal Primo Forum Nazionale di Legambiente è chiaro: l’agrivoltaico rappresenta un’opportunità da cogliere con urgenza. Non solo per rispondere agli obiettivi climatici al 2030, ma per costruire un nuovo paradigma produttivo fondato su sinergia, resilienza e sostenibilità.
 
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