12/05/2025 - Tradizionalmente orientato alla sola produzione edilizia, il settore delle costruzioni si sta trasformando sotto la spinta del Real Estate, sempre più attento a logiche di valorizzazione, sostenibilità e digitalizzazione.
Non si tratta più solo di realizzare nuovi edifici secondo norme e pratiche consolidate, ma di sviluppare immobili capaci di mantenere nel tempo valore economico, funzionale e patrimoniale.
Una riflessione emersa con forza anche a margine dell’edizione 2025 di REbuild, l'evento dedicato all’innovazione sostenibile dell’ambiente costruito che si è tenuto a Riva del Garda (TN) il 6 e 7 maggio scorsi, durante il quale è diventato evidente come il Real Estate non possa più essere considerato un comparto autonomo, ma una vera e propria leva di trasformazione sistemica per l’intera filiera delle costruzioni.
Una visione condivisa da progettisti, imprese, investitori e policy maker, che guarda al futuro del costruire in termini di innovazione, inclusione e responsabilità ambientale.
Verso un Manifesto strategico
La trasformazione in atto nel mondo delle costruzioni, spinta dalle logiche emergenti del Real Estate - più attente a sostenibilità, digitalizzazione, accessibilità e impatto sociale - si concretizza in quattro grandi ambiti di cambiamento: transizioni integrate, produttività inclusiva, intelligenza artificiale e misurazione del valore sociale.
Sono queste le direttrici principali su cui si sta costruendo il “Manifesto per il futuro del costruire”, un documento aperto e dimanico, emerso dal lavoro di gruppi multidisciplinari a REbuild.
Transizioni integrate: un cambio di paradigma territoriale
Oggi parlare di transizione significa affrontare una pluralità di trasformazioni - energetiche, economiche, sociali, demografiche - che devono procedere in modo coordinato.
Durante il convegno si è sottolineato che non esiste una sola transizione, ma una rete di mutamenti che devono essere messi in relazione tra loro e declinati a seconda dei territori.
Le comunità a rischio spopolamento, ad esempio, hanno esigenze diverse da quelle metropolitane, e vanno sostenute con strumenti mirati. Fondamentale è anche il coinvolgimento attivo della domanda, aggregata attraverso strumenti come le comunità energetiche, e di un’offerta capace di rispondere su scala attraverso prime contractor in grado di guidare i processi.
Produttività come leva per il diritto all’abitare
Non basta costruire. Serve costruire meglio, in modo più giusto, accessibile e strategico. Il Real Estate sta spingendo il settore edile a ripensare la produttività non solo in termini economici, ma come leva per garantire l’accesso al bene primario della casa.
La produttività va intesa come leva sociale, come elemento di sistema per generare valore diffuso e abbattere le disuguaglianze. Non a caso, uno dei primi punti elencati durante la convention è stato proprio il bisogno di passare da parole d’ordine generiche a processi tecnici ed economici concreti, capaci di mettere in moto cantieri e progettualità stabili, oltre la logica dei bonus.
Questo tema si collega all’affordability, cioè alla capacità del mercato immobiliare di proporre soluzioni realmente accessibili per le famiglie, soprattutto per quelle più fragili.
Intelligenza artificiale: snellire la burocrazia, aumentare l’efficienza
L’Intelligenza Artificiale si impone come tecnologia abilitante della nuova edilizia. Il settore delle costruzioni, oggi, ha l’occasione di scegliere se subire o guidare questa innovazione.
Durante l’appuntamento si è discusso di come possa accelerare la semplificazione burocratica, liberare energie progettuali e creare nuove metriche decisionali. L’AI permette di simulare scenari alternativi, valutare impatti ex-ante e potenziare la capacità di gestione di progetti complessi.
La simulazione predittiva diventa così uno strumento di business a tutti gli effetti.
L’AI può lavorare a diversi livelli di azione, dalla riduzione della complessità normativa, fino alla sua adozione come nuovo standard competitivo per le imprese. Ma anche come strumento per generare trasparenza, standardizzare performance, migliorando l’allocazione delle risorse.
ESG: serve misurare anche il valore sociale
Accanto alla componente “E” degli ESG (Environmental, Social, Governance), largamente normata e consolidata, è emerso nelle due giornate di convegno l’urgenza di affrontare con maggiore consapevolezza la “S” - la dimensione sociale.
Per troppo tempo rimasta sfumata e poco misurabile, oggi richiede indicatori chiari per diventare una leva concreta di valutazione e scelta.
L’idea è che anche il valore sociale, come già accade con l’efficienza energetica, possa generare ritorni misurabili e orientare investimenti pubblici e privati. Ma per farlo, bisogna definire le regole del gioco: chi decide cosa ha valore? Con quali unità di misura? Sono queste le domande strategiche da affrontare per rendere la sostenibilità davvero completa.
Un cambiamento di passo per il settore delle costruzioni
Il settore delle costruzioni, spinto da queste nuove visioni, è chiamato a un cambio di passo, da esecutore a motore di rigenerazione, sostenibilità e inclusione, in un sistema in cui tecnologia, dati e sensibilità sociale definiscono il nuovo standard.