Network
Pubblica i tuoi prodotti
Il Comune può vietare un impianto fotovoltaico su terreno agricolo?

Il Comune può vietare un impianto fotovoltaico su terreno agricolo?

Tra vincoli urbanistici comunali e normative statali e comunitarie, resta il nodo delle aree idonee, che genera incertezze e contenziosi

Fotovoltaico su terreno agricolo - Foto: yuliufu 123RF.com
Fotovoltaico su terreno agricolo - Foto: yuliufu 123RF.com
di Paola Mammarella
12/06/2025 - Il Comune può vietare l’installazione di un impianto fotovoltaico su terreno agricolo? La risposta non è immediata perché le prescrizioni a livello europeo impongono di massimizzare la diffusione delle fonti rinnovabili. In certi casi, però, gli Enti locali introducono dei paletti con l'obiettivo di tutelare zone e aspetti specifici del proprio territorio.
 
A ciò si aggiunge che le norme sulla localizzazione degli impianti sono poco chiare e sono state di recente messe in dubbio. Questo panorama apre la strada a una serie di contenziosi, come quello risolto dal Tar Campania, che ha chiarito i limiti entro cui i Comuni possono agire.
 

Fotovoltaico su terreno agricolo, il caso

Il caso inizia quando una società presenta una Procedura Abilitativa Semplificata (PAS) per realizzare un impianto fotovoltaico da 1,98 megawatt in corrente alternata (MWac) in un’area agricola di un Comune della Campania.
  
Il Comune, però, ha negato l’autorizzazione all’installazione dell’impianto fotovoltaico sul terreno agricolo, proposto dalla società perché:
 
- in contrasto con le Norme attuative del Piano Urbanistico Comunaleapprovate a luglio 2024, che vietavano la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra in zona agricola;
- l’intervento ricadeva in un Ambito di Trasformazione Produttivo (ATP6), soggetto a pianificazione attuativa pubblica.

La società ha quindi presentato ricorso, sostenendo che la zona su cui ha proposto l’installazione rientrava tra le aree idonee ai sensi del D.Lgs. 199/2021, in quanto situata entro 300 metri da una rete autostradale.
 

Fotovoltaico su terreni agricoli, i Comuni non possono vietarlo

Il Tar Campania, con la sentenza 881/2025, ha giudicato illegittime le disposizioni delle Norme attuative che vietano in assoluto gli impianti fotovoltaici a terra in aree agricole.
 
Secondo il Tar, i Comuni non hanno competenza normativa per vietare o delimitare le aree per impianti da fonti rinnovabili. Questa competenza è infatti riservata alla legislazione statale e regionale, secondo principi omogenei stabiliti a livello nazionale.
 
Al contrario, sostengono i giudici, un divieto generalizzato contrasta con il principio europeo di prevalenza dell’interesse pubblico alla diffusione delle energie rinnovabili, sancito dal Regolamento UE 2022/2577.
 
 
Richiamando analoghe pronunce della giurisprudenza amministrativa, i giudici hanno ribadito che il potere regolamentare dei Comuni non si applica alla localizzazione degli impianti FER. I Comuni, infatti, possono prevedere dei limiti solo per tutelare gli interessi concorrenti e nel rispetto del principio di stretta proporzionalità rispetto alle esigenze di tutela perseguite.

Sulla base di queste considerazioni, il Tar ha accolto il ricorso della società annullando il diniego.
 

Fotovoltaico su terreno agricolo, a che punto è la normativa

Per contestualizzare il caso è opportuno considerare che la normativa in materia di fotovoltaico su terreno agricolo e aree idonee non è stata definita in modo lineare, creando sovrapposizioni e una serie di dubbi interpretativi che hanno generato contenziosi.
 
A livello nazionale, il  D.lgs. 199/2021, citato dalla sentenza, è la norma che ha recepito la Direttiva RED II e che ha dato una definizione di aree idonee nell’attesa che fosse approvato uno specifico decreto del Ministero dell’Ambiente.
 
A luglio 2024, il Ministero dell’Ambiente ha approvato il Decreto “Aree idonee” (DM 21 giugno 2024).
 
Tale decreto ha disciplinato l’individuazione delle superfici e delle aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili, dando alle Regioni il potere di limitare le zone su cui installare gli impianti.
 
Pochi mesi dopo, a novembre 2024, un'associazione del settore ha impugnato il Decreto “Aree idonee”, che è stato sospeso dal Consiglio di Stato.
 
A maggio 2025 il Tar Lazio ha annullato l’articolo 7, commi 2 e 3, del Decreto “Aree idonee”, obbligando il Ministero dell'Ambiente a riscrivere i criteri che le Regioni devono utilizzare per l’individuazione delle aree idonee e delle aree non idonee all’installazione di impianti da fonti rinnovabili.
 
Come ribadito dai giudici in diverse occasioni, per massimizzare lo sviluppo delle rinnovabili, la normativa deve essere uniforme ed evitare vincoli che possano porla in contrasto con gli obiettivi di efficientamento energetico perseguiti a livello comunitario.

Dalla pronuncia del Tar Lazio sulle aree idonee è trascorso circa un mese. Martedì scorso il deputato del PD, Marco Simiani, ha presentato un’interrogazione a risposta immediata in Commissione Ambiente della Camera per sapere in che modo il Governo intende procedere per riscrivere le norme annullate dal Tar Lazio, evitando che il vuoto normativo creatosi rallenti le autorizzazioni e abbia un impatto negativo sull'attuazione del Pniec e sugli obiettivi fissati dal Pnrr e dal REPowerEU.
 
Ieri la viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava, ha risposto che il Governo intende modificare il decreto sulle aree idonee nel più breve tempo possibile e che nel frattempo, con il Decreto Infrastrutture, è stata riveduta la disciplina delle zone di accelerazione per mettere le Regioni nella condizione di adottare piani senza attendere le vicissitudini del decreto.

Ricordiamo che, con un’altra pronuncia, emessa sempre a maggio 2025, il Tar Lazio ha anche imposto la modifica dell’articolo 5 del Decreto “Agricoltura”, che aveva vietato l’installazione del fotovoltaico a terra sui terreni classificati agricoli. 
 
Le più lette