30/06/2025 - L’Italia ha raggiunto metà degli obiettivi di riduzione dei consumi degli edifici previsti dalla Direttiva Case Green entro il 2030.
Merito del Superbonus e delle altre detrazioni che hanno sostenuto l’efficientamento energetico degli edifici. Tuttavia, la situazione del patrimonio edilizio è preoccupante.
È questo il quadro tracciato dallo studio “La via italiana alla Direttiva Case Green” condotto dal Centro Studi della Fondazione Geometri, CGIA di Mestre e Smart Land e presentato giovedì scorso nella
Sala Stampa della Camera dei Deputati.
L’obiettivo dello studio, realizzato utilizzando i dati ufficiali di ENEA, ISTAT e ISPRA, è misurare l’impatto economico, sociale e ambientale della transizione energetica nel settore edilizio italiano e del recepimento della Direttiva Case Green.
Riduzione consumi edifici del 9,1%
Dallo studio emerge che l’Italia ha già ridotto del
9,1% i consumi energetici degli edifici residenziali.
Rispetto al target comunitario per il 2030, che prevede una riduzione del 16% dei consumi negli edifici residenziali,
mancano solo 6,9 punti percentuali.
Lo studio considera questo obiettivo raggiungibile, anche grazie alla
versione definitiva della direttiva che ha introdotto maggiore flessibilità, evitando obblighi diretti per i proprietari e rimodulando i criteri di calcolo.
Lo scorso febbraio anche
Nomisma ha concluso che l’Italia è a metà strada nel raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Direttiva Case Green. Nomisma ha infatti rilevato che grazie agli incentivi è stato raggiunto
un risparmio dell’8,9% sui consumi energetici e che per centrare gli obiettivi è necessario ridurre ulteriormente i consumi del 7,1%.
Riduzione dei consumi, l’emergenza del patrimonio edilizio italiano
Lo studio fotografa una situazione preoccupante in cui versa il patrimonio edilizio italiano, composto da 14,8 milioni di edifici. Oltre il 52% del patrimonio residenziale (18,5 milioni di abitazioni) è in classe energetica F o G, di cui 13,5 milioni stabilmente occupate.
Le rilevazioni di Nomisma hanno raggiunto conclusioni analoghe, con il 54% degli immobili nelle classi energetiche più basse (F e G).
Dallo studio della Fondazione Geometri emerge che il 68% delle abitazioni utilizza ancora combustibili fossili per il riscaldamento e il 9% delle famiglie italiane vive in condizioni di povertà energetica - il dato più alto degli ultimi dieci anni. 24 milioni di abitazioni (68,3% del totale) sono state costruite prima del 1980.
Ulteriori criticità emergono dall'analisi socio-economica: il 17,9% delle famiglie ha una spesa energetica elevata rispetto al reddito, il 9,9% delle famiglie ha difficoltà a riscaldare l'abitazione, il 17% vive in abitazioni con problemi di insalubrità e il 20,1% delle persone sono a rischio povertà.
Quanto costerà la riduzione dei consumi per centrare gli obiettivi UE
Secondo lo studio della Fondazione Geometri, per centrare l’obiettivo europeo di riduzione dei consumi, entro il 2030 sarà necessario riqualificare 3 milioni di abitazioni, circa 505mila all’anno.
La realizzazione dei lavori in questo periodo di tempo richiederà un investimento complessivo di 84,8 miliardi di euro, circa 14,1 miliardi all’anno, con un costo medio per intervento di circa 28mila euro.
Anche Nomisma ritiene che per completare il percorso di riqualificazione sarà necessario investire 83,4 miliardi di euro.
Le ricadute degli investimenti per la riduzione dei consumi
Lo studio stima che gli investimenti genereranno un effetto moltiplicatore di 280 miliardi di euro complessivi, di cui 133,76 miliardi di impatto dirette e 44,70 miliardi di impatto indiretto sul settore costruzioni, 101,70 miliardi sull’indotto e 102,6 miliardi come valore aggiunto generato.
Secondo lo studio, il piano di ristrutturazione energetica rappresenta una straordinaria opportunità occupazionale, con 1.300.000 unità di lavoro attivate complessivamente, delle quali 800mila nel settore costruzioni e 480mila nell'indotto e nei settori collegati.
Si tratta, in media, di 219mila posti di lavoro all’anno.
I benefici ambientali della riduzione dei consumi negli edifici
Secondo lo studio, gli investimenti previsti per il periodo 2025-2030 permetteranno di risparmiare 4,68 milioni di tonnellate di CO2/anno, pari a una riduzione del 9% delle emissioni generate dal residenziale al 2020.
Attualmente, ricorda lo studio, il patrimonio costruito è responsabile del: 42% dei consumi finali di energia nazionale (46.359 Ktep nel 2022) 18,8% delle emissioni nazionali di gas serra (73,5 Mt CO2 eq./anno).
Riduzione consumi negli edifici, la roadmap fino al 2050
Lo studio propone una
roadmap a lungo termine che estende gli obiettivi della riqualificazione energetica oltre il 2030, delineando in modo chiaro i traguardi da raggiungere entro il 2035 e il 2050.
Il primo step è fissato al
2035, con la previsione di ulteriori
61 miliardi di euro di investimenti, pari a circa
12,2 miliardi all’anno, destinati a riqualificare
2,18 milioni di abitazioni. Questo intervento consentirebbe un
risparmio aggiuntivo di 3,37 milioni di tonnellate di CO₂ ogni anno, contribuendo significativamente alla decarbonizzazione del comparto residenziale.
Guardando al
2050, lo studio individua due possibili scenari per completare la trasformazione del patrimonio edilizio energivoro.
Nel primo scenario, più ambizioso, si ipotizza un investimento complessivo di 371 miliardi di euro, finalizzato alla riqualificazione di 13,3 milioni di abitazioni.
Nel secondo scenario, più selettivo, il piano si concentrerebbe sulle abitazioni stabilmente occupate, prevedendo un investimento di 230 miliardi di euro per riqualificare 8,3 milioni di unità immobiliari.
Le proposte strategiche per ridurre i consumi degli edifici
Per garantire una attuazione efficace e sostenibile del piano di riqualificazione energetica, lo studio individua quattro ambiti strategici prioritari su cui concentrare gli sforzi normativi, finanziari e professionali.
Il primo riguarda la sostenibilità economica degli interventi, da assicurare attraverso
incentivi calibrati in base all’ISEE, con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili. Tra le misure suggerite figurano il sostegno prioritario alle
prime case, l’esclusione delle locazioni turistiche, la creazione di fondi di garanzia e l’attivazione di prodotti finanziari dedicati. Inoltre, si raccomanda di rafforzare gli incentivi per le abitazioni in classe energetica G, a patto che si tratti di interventi di riqualificazione globale.
Alcune iniziative in tal senso sono presenti nella
proposta all’UE di Piano Sociale per il Clima, che per il periodo 2027 - 2032 prevede misure contro la povertà energetica, l’efficientamento energetico dell’edilizia pubblica e privata. Le misure si porranno in continuità con le
politiche di efficientamento delle case popolari finanziate dal PNRR.
Il secondo ambito è la rimozione degli ostacoli che attualmente rallentano o impediscono gli interventi. Lo studio sottolinea la necessità di una semplificazione normativa, in particolare per i contesti condominiali più complessi, nonché il rafforzamento delle
misure di regolarizzazione edilizia. Fondamentale, inoltre, garantire certezza e stabilità normativa per l’intero arco temporale di attuazione della direttiva.
Il terzo pilastro è legato all’innovazione e alla
digitalizzazione del patrimonio edilizio. Si propongono incentivi mirati per l’adozione di sistemi smart e soluzioni digitali, come i
gemelli digitali degli edifici, che consentono una gestione efficiente dei consumi e degli interventi. A supporto di questo processo, è considerata essenziale la formazione specializzata dei professionisti.
Infine, lo studio valorizza il ruolo dei tecnici e dei professionisti del settore. Si raccomanda l’attivazione di sportelli di assistenza tecnica, la definizione di figure certificate indipendenti, e l’adozione di percorsi di aggiornamento per garantire che le competenze siano sempre in linea con le esigenze della transizione energetica.