Il tetto è l’elemento di frontiera di un edificio più esposto agli agenti atmosferici e quindi anche quello che più di altri evoca, anche in senso metaforico, il concetto di “riparo”. Il tetto deve costituire, costruttivamente e strutturalmente, un riparo solido e sicuro ed inoltre offrire protezione dal freddo e dal caldo, dalla pioggia e dalla neve, dal vento e dal sole, dai rumori, ecc.; pertanto è un elemento a cui sono richiesti molteplici e stringenti requisiti affinché sia in grado efficacemente di garantire le prestazioni richieste. Infine, oltre ai requisiti squisitamente tecnici, ad un tetto sono richiesti anche valori architettonici di rilievo, trattandosi di una parte importante dell’impatto estetico di un fabbricato.
Senza entrare nel merito delle innumerevoli tipologie di copertura dal punto di vista formale, costruttivo, strutturale, di materiali, ecc., e delle articolate classificazioni riportate nella manualistica tecnica, possiamo sicuramente asserire che il manto, ovvero lo strato più esterno della copertura, assume una importanza cruciale per la tenuta agli agenti atmosferici (in particolare le precipitazioni) e per l’aspetto estetico. In questo contesto occupano un posto di primo piano i
coppi, che costituiscono un manto di copertura tradizionale tra i più antichi. Diffusissimi in tutto il bacino del Mediterraneo, conosciuti già da Greci, Etruschi e poi largamente impiegati dai Romani, i coppi sono ancora oggi molto utilizzati sia nei lavori di manutenzione e rifacimento nei centri storici e negli edifici d’epoca che nelle nuove costruzioni.
Caratteristiche tecniche dei coppi, elementi speciali ed accessori
I coppi sono degli elementi di copertura aventi come forma una sezione longitudinale di un tronco di cono. L’inclinazione del tronco di cono è piuttosto debole e pertanto a prima vista i coppi possono sembrare sezioni di un cilindro cavo. Questa è la forma classica dell’elemento e viene ottenuta, in genere, per stampaggio nella tecnica produttiva tradizionale o industrialmente per estrusione. Generalmente hanno una lunghezza di circa 40-50 cm, una larghezza minima di poco superiore ai 10 cm ed una massima che non supera i 20 cm circa, a seconda delle diverse declinazioni nelle varie tipologie regionali.
Con lo scopo di migliorare l’efficacia dei coppi e facilitarne la posa in opera nonché, in termini più generali, rendere maggiormente performanti le coperture discontinue, si sono nel tempo affiancate a questa versione di partenza alcune piccole varianti nonché elementi speciali ed accessori di completamento. In particolare sono nati coppi dotati di una piccola ala laterale di incastro che facilita la sovrapposizione laterale tra elementi contigui; questa variante si è poi evoluta in tipologie di elementi a sé stanti quali la
tegola portoghese e la
tegola olandese. Sul mercato si trovano inoltre coppi con una particolare profilatura ed una serie di apposite sporgenze destinate a generare degli incastri durante la posa in opera, garantendo il bloccaggio meccanico degli stessi coppi alla struttura di supporto e fra di loro quando posati con le tradizionali tecniche a secco, evitando lo scivolamento verso il basso. In una corretta posa in opera dei coppi, questi – per la loro stessa forma e per le modalità di sovrapposizione – sono in grado di assicurare di norma una sufficiente micro-ventilazione del sottomanto; tuttavia per tutti i casi in cui si ritiene di dover incrementare il benefico passaggio di aria al di sotto degli elementi del manto, vengono prodotti degli elementi speciali, dotati di fori di aerazione.
Oltre agli elementi di aerazione altri pezzi speciali ed accessori di cui dotare la copertura sono gli elementi di colmo, quelli di testata, i profili laterali, i pezzi fermaneve, gli elementi predisposti per il passaggio di sfiati o comignoli, ed infine i cosiddetti coppi trequarti, ovvero coppi di lunghezza minore da applicare in corrispondenza della linea di gronda.
Modalità di posa dei coppi
L’impiego dei coppi, così come quello delle tegole, dà vita alle cosiddette coperture discontinue, ovvero quelle in cui la tenuta all’acqua è deputata alla posa in contiguità di elementi di piccola dimensione, mediante sovrapposizione o incastro degli stessi lungo la linea di pendenza. Nel caso dei coppi la sovrapposizione è variabile ed è inversamente proporzionale alla inclinazione della copertura. La corretta sovrapposizione degli elementi assolve alla funzione di proteggere dalla risalita capillare dell’acqua nonché dalla azione della pioggia battente.
Per quanto riguarda le tecniche di posa in opera dei coppi possiamo individuare le due modalità più diffuse. Una prima tipologia di posa è la cosiddetta posa a “coppi soprammessi” detta anche “a monaco e suora” o “spagnola”, in cui vi è un doppio strato di coppi. In quello inferiore i coppi, detti “di canale”, sono posati con la concavità verso l’alto; questi vengono poi sormontati da un secondo manto di coppi detti “di coperta”, posati con la concavità verso il basso. Nella disposizione “maritata” i coppi di canale sono sostituiti da tegole piane (la cosiddetta tegola “romana” o “embrice”) di forma trapezoidale ed aventi delle piccole sponde laterali leggermente sporgenti, a cui si sovrappone il manto dei coppi propriamente detti, con concavità verso il basso.
I materiali dei coppi
La declinazione tradizionale dei coppi è la classica produzione in
cotto o
laterizio, eventualmente nella meno frequente versione
ceramica smaltata. Non mancano però attualizzazioni produttive del coppo, quali la versione in
calcestruzzo o in
metallo.
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