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Inbar: la nuova legge urbanistica tuteli l’ecosistema ambientale

Inbar: la nuova legge urbanistica tuteli l’ecosistema ambientale

Il contributo dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura sulla bozza di riforma Lupi

Vedi Aggiornamento del 15/10/2015
di Rossella Calabrese
23/10/2014 - Al fine di innovare e incrementare la qualità del territorio, integrando le diverse politiche pubbliche di settore, la tutela dell’ecosistema ambientale è la direttrice da seguire nel rivisitare la legge urbanistica, risalente al ben lontano 1942. Quello che conta è infatti la qualità della vita degli abitanti nel quadro di un nuovo assetto socio-territoriale.
 
È questo il senso del contributo dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (Inbar), presieduto dall’Arch. Giovanni Sasso, al disegno di legge “Principi in materi di politiche pubbliche territoriali e trasformazione urbana”, inviato al Ministero delle Infrastrutture.
 
Secondo l’Inbar, il testo si limita troppo a disciplinare aspetti particolari e normativi attinenti ad esempio ai diritti, specie di proprietà, o alla fiscalità, mentre è necessaria una visione organica sugli usi e la gestione del territorio modernamente interpretato.
 
Essere vivente originale, frutto dell’incontro tra natura e cultura nel tempo lungo della storia, il territorio - secondo l’Inbar - non è solo il semplice suolo edificabile e urbanizzato; il paesaggio, sia naturale che costruito, ne è il segno sensibile. L’ambiente è lo scenario entro cui i diversi cicli di civilizzazione lo trasformano.
 
Da qui bisogna partire per immaginare un nuovo impianto giuridico con la valenza di una visione articolata e interdisciplinare. Una compiuta visione olistica in cui paesaggio, ambiente e territorio sono tre elementi visti nelle loro dimensioni sia materiali che immateriali, ai quali l’Inbar ritiene che non si possa attribuire un significato solo spaziale.
 
I processi di governo del territorio - sostiene l’Inbar - devono perseguire esplicitamente la finalità di contenere il consumo di suolo e di salvaguardare la destinazione agricola, favorendo un nuovo fecondo rapporto tra città e campagna.
 
Tutto ciò non solo ai fini del pur importante fabbisogno alimentare, ma anche per soddisfare il bisogno di qualità paesaggistica e ambientale e per la strategica tutela idrogeologica e perché il nostro Paese, sebbene tra i più sviluppati, non drena più l’acqua meteorica, non genera più fotosintesi e per assurdo non produce cibo sufficiente.
 
Le funzioni del territorio sono infatti varie ed estese - ricorda l’Inbar -, anche a dispetto delle opinioni comuni, ad esempio contribuisce alla regimazione delle acque, controbilancia la produzione di anidride carbonica, difende il suolo dalle erosioni e ancora sostiene la biodiversità e soprattutto produce paesaggi.
 
Il governo del territorio - spiega ancora l’Inbar - non può avere come oggetto solo la disciplina delle trasformazioni fisiche dell’ambiente urbano ma deve promuovere ed incentivare processi di partecipazione e condivisione soprattutto partendo dal basso, in un disegno sistematico ed organico che veda partecipe coralmente una pluralità di soggetti a cominciare naturalmente dall’ente locale, l’istituzione pubblica più espressiva e immediata del territorio stesso.
 
Solo cosi si può garantire un armonico equilibrio tra gli aspetti fisici, la realtà socio-economica con le sue diverse componenti e le istanze culturali delle modificazioni territoriali. La direttrice - conclude l’Inbar - deve essere quella della pianificazione ambientale integrata, attraverso un’innovazione degli strumenti che generi una vera produzione sociale del territorio.
 
 

 
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