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Piano Città, Nencini: ‘entro settembre la nuova edizione’

Piano Città, Nencini: ‘entro settembre la nuova edizione’

Il Viceministro propone un Fondo da 3 o 4 miliardi di euro per l’edilizia popolare e accordi con le banche per il riutilizzo degli immobili abbandonati

Vedi Aggiornamento del 23/11/2017
Piano Città, Nencini: ‘entro settembre la nuova edizione’
di Paola Mammarella
04/09/2017 - In arrivo entro settembre una nuova edizione del Piano Città. Lo ha annunciato Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti e segretario del Psi in una intervista rilasciata all’Agi, che ha proposto anche l’istituzione di un Fondo per l’edilizia popolare da 300 o 400 milioni di euro all’anno per dieci anni.
 

Piano Città

L’iniziativa annunciata da Nencini servirà a convogliare sulla riqualificazione delle città i fondi non utilizzati del vecchio Piano Città. Si tratta di circa 200 o 250 milioni di euro visto che, ha riferito Nencini, il vecchio programma di riqualificazione ha impegnato solo il 12% delle risorse disponibili.
 
Il Piano Città, lo ricordiamo, è stato varato nel 2012. Per l’attuazione delle misure di riqualificazione sono stati scelti i progetti presentati da 28 Comuni. Per la scelta dei progetti da finanziare una commissione ad-hoc ha valutato la veloce cantierabilità degli interventi e la loro capacità di generare un maggior volume di investimenti. Le iniziative hanno potuto contare su un finanziamento nazionale pari a 318 milioni di euro, di cui 224 milioni dal Fondo Piano Città e 94 milioni dal Piano Azione Coesione per le Zone Franche Urbane, e un cofinanziamento regionale. 

In realtà, secondo uno studio condotto nel 2016 da IFEL, Istituto per la finanza e l’economia locale che fa capo all’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), l’impatto del Piano Città è stato deludente e a svantaggio dei Comuni. All’iniziativa hanno partecipato 457 Comuni, per un valore complessivo dei progetti di oltre 20 miliardi di euro. Le Amministrazioni hanno sostenuto costi di progettazione pari a 736 milioni di euro, che non si sono però tradotti in finanziamenti dallo Stato. 
 
Oltre al Piano Città, Nencini ha ricordato che “ci sono poi una serie di provvedimenti per il recupero e la riqualificazione delle periferie”.
 

Edilizia popolare

Nencini ha affermato che il Governo “ha fatto tantissimo” nel campo dell’edilizia popolare. Il viceministro si riferisce al Piano Casa da 468 milioni di euro varato dal Governo Renzi e suddiviso in due linee di intervento: 67,9 milioni per lavori di lieve entità e 400 milioni per il ripristino e la manutenzione straordinaria degli alloggi in cattivo stato di conservazione, per un totale di più di 40mila alloggi da recuperare e rendere disponibili entro il 2017. Nei giorni scorsi il Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha reso noto che il piano è in fase di completamento grazie allo sblocco di altri 350 milioni di euro.
 
Nonostante ciò, secondo Nencini non basta. Per questo ha suggerito l’introduzione di un Fondo da 3 o 4 miliardi di euro (300 o 400 milioni di euro all’anno per dieci anni), sul modello del vecchio Gescal per la realizzazione di nuovi alloggi di edilizia sociale e la riqualificazione di quelli esistenti e inutilizzati.
 
Si sta inoltre lavorando, ha affermato, sui beni confiscati alla criminalità organizzata e sugli immobili demaniali. “C’è già un programma avviato e abbiamo recuperato beni destinati ad abitazioni per 13 milioni di euro. Poi, come indicato nell’ultima legge di stabilità, c’è la possibilità di utilizzare beni di proprietà del demanio pubblico a fini abitativi, e non si tratta solo di caserme. Purtroppo sono arrivati pochissimi progetti”. Il viceministro si riferisce alle misure dello Sblocca Italia per la valorizzazione degli immobili pubblici inutilizzati, in cui hanno la priorità i progetti per la riconversione degli edifici a scopi di edilizia residenziale pubblica. 
 
In cantiere, ha concluso, anche interventi a sostegno della morosità incolpevole e accordi con l’Abi per recuperare gli immobili acquisiti dalle banche a fronte di debiti insoluti, che adesso sono inutilizzati e potrebbero essere messi sul mercato a prezzo calmierato.
 
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