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Reflecting Absence: il Memoriale che sorgerà a Ground Zero

Reflecting Absence: il Memoriale che sorgerà a Ground Zero

Il progetto porta la firma di Michael Arad

di Roberta Dragone
14/01/2004 - “Reflecting Absence” è il nome del progetto dell’architetto israeliano Michael Arad scelto per il World Trade Center Memorial, il memoriale dell’11 settembre. L’assegnazione è avvenuta dopo una lunga ed accurata selezione di oltre cinquemila proposte presentate, di cui solo otto sono giunte alla fase finale e tre si sono poi contese la vittoria definitiva: insieme al progetto dell’architetto israeliano la giuria aveva, infatti, considerato meritevoli di riconoscimento anche le due proposte “Garden of Lights” e “Passages of Light: The Memorial Cloud”. Due grandi vasche ed una cascata d’acqua a formare un velo ai piani inferiori. Attraverso il vuoto di due grandi vasche situate dove un tempo sorgevano le due torri, il progetto di Arad evoca il senso di perdita e assenza causate dalla tragedia del World Trade Center. I visitatori possono raggiungere lo spazio interrato attraverso un percorso di discesa che li isola dalla luce e dai suoni della città accompagnandoli solo col suono generato dalle cascate d’acqua. Il progetto Le vasche saranno realizzate in uno spazio profondo tredici piedi rispetto al livello della strada, in corrispondenza di una grande piazza all’aperto. Attorno alle due vasche, costantemente fornite d’acqua da un flusso simile a quello di una cascata, sorgeranno due edifici inclinati che guideranno i visitatori lungo la discesa verso i sentimenti della memoria. Entrando in uno dei due edifici, si darà inizio ad un percorso attraverso il quale si scenderà per raggiungere lo spazio interrato. Gradualmente il visitatore sarà isolato dalla luce e dai suoni della città, e l’unico suono ad accompagnarlo sarà quello delle cascate d’acqua, sempre più incalzante man mano che si procederà col percorso. Giunto alla fine, si troverà dietro un velo di acqua e potrà contemplare un enorme lago sfociante ininterrottamente nel vuoto di una vasca che non si riempirà nonostante il flusso continuo. Il vuoto costante vuole essere metafora dell’assenza, della dolorosa perdita provocata dalla tragedia. In un comunicato pubblicato a novembre, quando Arad veniva scelto tra i finalisti, l’architetto israeliano dichiarava: “I due vuoti possono essere letti come contenitori di perdita, vicini ma inaccessibili”. Un lunghissimo nastro sul quale compariranno i nomi delle vittime circonderà la grande vasca, sottolineando l’enormità della tragedia. Il percorso si concluderà con l’ascesa verso la città. Il visitatore sarà nuovamente immerso nell’oscurità, ma questa volta l’uscita lo riporterà nella dimensione luminosa della città con i suoi suoni, in una grande piazza all’aperto. Alti pini faranno da cornice alla piazza creando al suo interno grandi spazi ombreggiati. La piazza fungerà da mediatore tra la città ed il memorial, suggerendo al tempo stesso contemplazione e quotidianità. In un comunicato Tartan Gregorian, portavoce della giuria, definisce il progetto di Arad “un memoriale che esprime al tempo stesso la perdita inestimabile e la sua rigenerazione”, e lo elogia per il modo in cui “ricongiunge sorprendentemente il luogo alla struttura della sua comunità urbana”.
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