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Professionisti, il 25% continuerà a usare lo smart working anche dopo la pandemia

Professionisti, il 25% continuerà a usare lo smart working anche dopo la pandemia

Confprofessioni presenta il IV Rapporto sulle libere professioni: dal 2014 al 2019 i redditi di ingegneri e architetti sono cresciuti del 10,4%

Vedi Aggiornamento del 07/06/2022
Foto: Antonio Guillem © 123RF.com
Foto: Antonio Guillem © 123RF.com
di Paola Mammarella
17/12/2021 - Chiusure, impatto negativo sui redditi, ma anche nuove opportunità date dallo smart working. Il IV Rapporto sulle libere professioni, curato dall’Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni e presentato ieri a Roma, fotografa la situazione dei liberi professionisti in Italia.
 
Ne è emerso un quadro eterogeneo, con disparità reddituali tra uomini e donne, il riscatto delle Regioni del Sud, ma soprattutto la voglia di reagire alla crisi acuita dalla pandemia.
 

Smart working, un quarto dei professionisti continua a utilizzarlo

La vera novità per tutte le attività professionali, e per il lavoro in generale, è stata lo smart working, cioè il lavoro da remoto imposto dal lockdown.
 
Per molti professionisti si è trattato di un’opportunità da continuare ad utilizzare. Il 25% degli intervistatati ha dichiarato che continua a servirsene.
 

Professionisti, con la pandemia 38mila chiusure

Prendendo come riferimento tutte le aree professionali, il rapporto mostra che nel 2020 38mila professionisti hanno chiuso i battenti, con un calo 2,7% rispetto al 2019. I più colpiti sono stati gli studi professionali con dipendenti, calati del 7%, ma in generale sono andati persi 154mila posti di lavoro (-2,9%).
 
Il calo più forte è stato registrato al Nord (-6,6%), mentre nel Centro-Sud Sardegna è stato registrato un incremento del 3,5%, con segnali di ripresa prevalentemente in Basilicata e Sicilia.
 


Professionisti, in 10 anni crescita trainata dalle donne

Nel 2020 sono circa 1 milione e 430 mila i professionisti in Italia, che nonostante la frenata causata dalla pandemia, registrano un aumento di quasi 250mila unità in più rispetto al 2009.
 
Gli uomini rappresentano il 64,4% della popolazione professionale, ma sono le donne a sostenere la crescita occupazionale degli ultimi 10 anni, con un aumento di circa 165 mila unità rispetto al 2010, mentre la popolazione maschile sale di circa 47 mila unità. 
 
I professionisti dell’area tecnica rappresentano il 17% del totale.
 

Professionisti di area tecnica, l’impatto della pandemia

Secondo il rapporto, l’impatto della pandemia si è fatto sentire prevalentemente nelle professioni a maggior specializzazione e in quelle dell’area tecnica, dove si registrano le maggiori perdite occupazionali.
 
Le perdite nelle attività professionali, scientifiche e tecniche sono dell’1,5%, abbastanza contenute rispetto al crollo dell’11,7% registrato nel settore commercio, finanza e immobiliare.
 

Professionisti, la riscossa del Mezzogiorno

Quasi la metà di tutti i liberi professionisti italiani si trova al Nord, con oltre 706 mila unità che rappresentano il 48,5% del totale, in flessione rispetto al 2009. 
 
Al Centro i professionisti sono scesi a 365mila unità, mentre nel Mezzogiorno i professionisti sono invece 385 mila.
 

Professionisti, il calo dei redditi non coinvolge tutti

Il reddito annuo medio dei professionisti iscritti alla Gestione separata dell’Inps è crollato da 25.600 euro del 2019 a 24.100 euro del 2020, con una variazione annua del -5,7%. 
 
Per i professionisti iscritti alle Casse previdenziali, si registra una realtà eterogenea. Nel 2019 i redditi dei professionisti ordinistici si stabilizzano a quota 35.500 euro: un dato negativo rispetto ai 37.500 euro del 2010. Considerando i 5 anni del periodo 2014-2019, emerge che crescono i redditi di consulenti del lavoro (+33,4%), ingegneri e architetti (+10,4%), geometri (+9,4%) e avvocati (+3,4%), mentre crollano quelli degli agrotecnici (-37,2%), periti agrari (-30,8%).
 

Professionisti, più alti i redditi degli uomini

Il rapporto mostra anche un divario reddituale tra uomini e donne. Nella fascia d’età tra i 50 e i 60 anni, gli uomini guadagnano in media più di 23 mila euro rispetto alle colleghe donne.
 
Il divario è più attenuato nelle fasce più giovani e tra le professioni non ordinistiche, dove nel 2020 il reddito medio degli uomini supera quello delle colleghe di circa 5.600 euro.
 

Professionisti: lauree e settori più gettonati

Tra le discipline più gettonate ci sono Informatica e Tecnologie Ict e ingegneria industriale, mentre crollano architettura, ingegneria civile e giurisprudenza.
 
La libera professione attrae meno giovani. Tra il 2010 e il 2019 i giovani che hanno ottenuto l’abilitazione per la libera professione è passato da 59.865 a 49.843, con un crollo di oltre il 16%. Una battuta d’arresto che coinvolge in particolare le professioni tecniche
 
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