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Stazioni appaltanti, a rilento la qualificazione richiesta dal nuovo Codice Appalti

Stazioni appaltanti, a rilento la qualificazione richiesta dal nuovo Codice Appalti

Anac: ‘poco più di 2000 gli enti che hanno chiesto di registrarsi’. Ingegneri: ‘grave rischio di paralisi totale degli appalti pubblici’

Vedi Aggiornamento del 02/08/2023
Codice Appalti, poche stazioni appaltanti qualificate - Ph. serezniy 123rf.com
Codice Appalti, poche stazioni appaltanti qualificate - Ph. serezniy 123rf.com
di Rossella Calabrese
05/07/2023 - Il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) invita gli enti pubblici ad accelerare con l’iscrizione all’elenco delle stazioni appaltanti qualificate, come richiesto dal nuovo Codice Appalti (Dlgs 36/2023) entrato in vigore il 1° luglio 2023.
 
Finora, infatti, poco più di 2000 stazioni appaltanti hanno chiesto di registrarsi, rispetto alle 26.000 teoricamente attive e alle circa 13.000 delle quali erano concretamente attese le domande. In compenso, molte stazioni appaltanti hanno avviato nuove gare nelle ultime settimane.
 
“Nelle ultime settimane - ha confermato il Presidente dell’Anac Giuseppe Busia all’Ansa il 1° luglio - sulle nostre banche dati abbiamo registrato un’impennata delle richieste dei codici necessari per avviare nuove gare, perché questo garantisce di gestire le procedure con le vecchie regole, non applicando il nuovo Codice, che entra in vigore oggi”.
 
“Non si tratta però di un segnale di sfiducia nelle nuove regole ma un fenomeno che si crea sempre quando vi sono interventi normativi tanto profondi. Quando entrano in vigore nuove regole - ha chiarito - si crea sempre un effetto di blocco, perché i funzionari attendono di capire concretamente come funzioni il nuovo quadro normativo, e nel frattempo utilizzano fin che posso le vecchie, che conoscono meglio”.
 

Stazioni appaltanti, a rilento la qualificazione

Quanto all’adempimento relativo all’iscrizione, “noi lo avevamo sollecitato fin dall’inizio - ha spiegato Busia - ma, purtroppo, parallelamente alla riscrittura del Codice dei contratti, non ci si è preoccupati abbastanza di investire sul rafforzamento delle stazioni appaltanti, assumendo giovani capaci e preparati, in grado di svolgere le gare rapidamente e risparmiando denaro pubblico”.
 
“Ora che anche gli ultimi numeri evidenziano questa carenza - ha precisato Busia riferendosi al ritardo con cui le stazioni appaltanti stanno registrandosi per qualificarsi - non è tempo di polemiche, ma di rimboccarsi tutti le maniche per trovare soluzioni concrete: stiamo già lavorando con la Cabina di Regia di Palazzo Chigi e spero davvero che nelle prossime settimane, insieme a Governo, Regioni ed Enti locali riusciamo a muoverci in maniera coordinata per garantire un effettivo rafforzamento degli acquirenti pubblici, a tutti i livelli istituzionali”.
 
“Non possiamo più permetterci 26.000 stazioni appaltanti autorizzate anche a gestire le procedure più complesse, perché questo comporta sprechi e inefficienze, ma dobbiamo concentrarci almeno su 100 o 200 centrali di committenza diffuse sul territorio e specializzate, in grado di svolgere le procedure supportando gli enti meno attrezzati, aiutandoli a realizzare i loro progetti”.
 
“Oggi occorre evitare che si creino blocchi e rallentamenti: il rafforzamento delle stazioni appaltanti non è solo un passaggio indispensabile per garantire gli investimenti del PNRR - ha concluso Busia - ma di un investimento di lungo periodo per accrescere la capacità amministrativa, assicurare sviluppo e crescita duratura”.
 

Stazione appaltante qualificata, cosa significa

 


CNI: ‘grave rischio di paralisi totale degli appalti pubblici’

“La combinazione dell’entrata in vigore delle nuove regole e del numero esiguo di stazioni appaltanti qualificate può trasformarsi in una miscela esplosiva per il sistema Paese, con un rischio di totale paralisi degli appalti pubblici e professionisti praticamente tagliati fuori dai pubblici affidamenti”.
 
Lo denuncia il Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI) che pone l’attenzione sugli effetti della combinazione tra l’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti e il preoccupante risultato del processo di qualificazione delle stazioni appaltanti.
 
“La carenza di stazioni appaltanti qualificate rischia seriamente di portarci al sostanziale blocco degli appalti - afferma Domenico Perrini, Presidente del CNI -. Con questi numeri circa il 95% delle stazioni appaltanti non potrà autonomamente dar corso ad affidamenti superiori ai 500mila euro. L’immediata conseguenza è che le poche stazioni appaltanti qualificate dovranno farsi carico anche delle procedure altrui, con un concreto rischio paralisi”.
 
“Altra grande criticità, per fare un esempio, è quella legata agli appalti con metodologia BIM che richiedono la presenza di un BIM manager ed un ACDat manager, figure non disponibili all’interno degli organici delle PA”.
 
“Dal primo luglio, inoltre - prosegue Perrini - è entrata in vigore la norma che determinerà l’esclusione dalle procedure di affidamento di buona parte degli operatori economici, professionisti in testa, a causa della riduzione da dieci a soli tre anni dei requisiti professionali qualificanti. Sulla base dei nostri calcoli, con questa nuova regola, i professionisti oggi sarebbero tagliati fuori dal 90% delle procedure alle quali, col vecchio requisito dei 10 anni, hanno partecipato”.
 
Per queste ragioni il Consiglio Nazionale Ingegneri chiede decisa accelerazione nella emanazione di un Correttivo, per la cui definizione assicura piena collaborazione, anche a partire dal contributo già redatto con la Rete Professioni Tecniche.
 
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