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Ampliamento e cambio d’uso, come si calcolano gli oneri di urbanizzazione?
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Ampliamento e cambio d’uso, come si calcolano gli oneri di urbanizzazione?
Il CdS spiega come determinare costi di costruzione e oneri in base al maggiore carico urbanistico che l’opera produrrà
08/09/2022 - Il calcolo degli oneri di urbanizzazione deve tenere in considerazione il maggiore carico urbanistico che deriverà dalla realizzazione dell’intervento.
Questa, in sintesi, la conclusione del Consiglio di Stato che, con la sentenza 7191/2022, si è pronunciata sul contenzioso sorto tra un Comune e il proprietario di un immobile il quale, dopo aver realizzato abusivamente un ampliamento volumetrico e il cambio di destinazione d’uso, ha chiesto la sanatoria edilizia.
Il Comune, per la concessione della sanatoria, ha chiesto il pagamento dei costi di costruzione e degli oneri di urbanizzazione, che il proprietario ha considerato troppo elevati.
Secondo il proprietario, il Comune ha calcolato gli oneri di urbanizzazione sulla base di una volumetria già esistente. Si tratta quindi di costi già interamente pagati al momento del rilascio del titolo originario. Il proprietario ritiene, inoltre, che i costi non siano dovuti in caso di solo cambio di destinazione d’uso.
I giudici hanno spiegato che l’aumento volumetrico abusivo con cambio di destinazione funzionale dell’immobile causa un aggravio del carico urbanistico. Di conseguenza, sulla base dell’articolo 36 del Testo unico dell’edilizia, è necessario pagare il costo di costruzione in misura doppia.
Il CdS ha aggiunto che il pagamento degli oneri di urbanizzazione è connesso all’aumento del carico urbanistico determinato dal nuovo intervento. Per capire se un intervento provoca un aggravio del carico urbanistico, è sufficiente che sia mutata la realtà strutturale e la fruibilità urbanistica dell’immobile.
Il fondamento del contributo di urbanizzazione, hanno aggiunto i giudici, risiede nella necessità di ridistribuire i costi sociali delle opere di urbanizzazione, facendoli gravare su quanti beneficiano delle utilità derivanti dalla loro presenza.
Il consiglio di Stato ha quindi confermato i calcoli del Comune e imposto al proprietario di pagare quanto dovuto.
Questa, in sintesi, la conclusione del Consiglio di Stato che, con la sentenza 7191/2022, si è pronunciata sul contenzioso sorto tra un Comune e il proprietario di un immobile il quale, dopo aver realizzato abusivamente un ampliamento volumetrico e il cambio di destinazione d’uso, ha chiesto la sanatoria edilizia.
Ampliamento e cambio d’uso, il caso
Il proprietario dell'immobile ha presentato al Comune la richiesta di sanatoria per l’ampliamento e il cambio di destinazione d’uso, da artigianale a commerciale-terziario.Il Comune, per la concessione della sanatoria, ha chiesto il pagamento dei costi di costruzione e degli oneri di urbanizzazione, che il proprietario ha considerato troppo elevati.
Secondo il proprietario, il Comune ha calcolato gli oneri di urbanizzazione sulla base di una volumetria già esistente. Si tratta quindi di costi già interamente pagati al momento del rilascio del titolo originario. Il proprietario ritiene, inoltre, che i costi non siano dovuti in caso di solo cambio di destinazione d’uso.
Ampliamento e cambio d’uso, i costi dovuti
I giudici hanno spiegato che l’aumento volumetrico abusivo con cambio di destinazione funzionale dell’immobile causa un aggravio del carico urbanistico. Di conseguenza, sulla base dell’articolo 36 del Testo unico dell’edilizia, è necessario pagare il costo di costruzione in misura doppia.Il CdS ha aggiunto che il pagamento degli oneri di urbanizzazione è connesso all’aumento del carico urbanistico determinato dal nuovo intervento. Per capire se un intervento provoca un aggravio del carico urbanistico, è sufficiente che sia mutata la realtà strutturale e la fruibilità urbanistica dell’immobile.
Il fondamento del contributo di urbanizzazione, hanno aggiunto i giudici, risiede nella necessità di ridistribuire i costi sociali delle opere di urbanizzazione, facendoli gravare su quanti beneficiano delle utilità derivanti dalla loro presenza.
Il consiglio di Stato ha quindi confermato i calcoli del Comune e imposto al proprietario di pagare quanto dovuto.