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Concorso di progettazione 212 nuove scuole, Assoarchitetti: ‘modificate le regole del gioco’

Concorso di progettazione 212 nuove scuole, Assoarchitetti: ‘modificate le regole del gioco’

Secondo l’associazione, la redazione dei progetti definitivi è stata affidata di fatto alle imprese senza risarcimento per i vincitori

Vedi Aggiornamento del 22/06/2023
Concorso di progettazione 212 nuove scuole, Assoarchitetti: modificate le regole del gioco - Ph. rawpixel © 123rf.com
Concorso di progettazione 212 nuove scuole, Assoarchitetti: modificate le regole del gioco - Ph. rawpixel © 123rf.com
di Rossella Calabrese
16/03/2023 - Il recente concorso per la realizzazione di 212 scuole innovative, da realizzare con fondi del PNRR, ha visto la partecipazione di circa 1.700 architetti e ingegneri. Ma, nonostante il bando assicurasse ai vincitori l’assegnazione delle fasi successive della progettazione e la direzione dei lavori, il Governo ha deciso di ricorrere prioritariamente all’appalto integrato, affidando di fatto la redazione dei progetti definitivi/esecutivi alle imprese appaltatrici, senza prevedere alcun risarcimento per i vincitori.
 
Riportiamo il commento di Bruno Gabbiani, presidente ALA Assoarchitetti:
 
“I concorsi sono il mezzo attraverso il quale, in quasi tutto il mondo sono attribuiti la maggior parte degli incarichi di progettazione delle opere pubbliche, quantomeno nel settore dell’architettura: un metodo di confronto sulle capacità e non invece su di un curriculum, che limita le possibilità di concorrere in base a quel che ciascuno ha avuto la ventura di fare nell’ultimo decennio.
 
Certamente il sistema non è perfetto per molti motivi, tra i quali in primis l’enorme dispendio di fatica, ingegno e risorse che i liberi professionisti devono dedicarvi per concorrere agli incarichi, a fronte di una remota possibilità di vittoria. In Italia, inoltre, il ricorso al concorso non è così frequente e quando perseguito, spesso non perviene all’ovvio risultato d’attribuire almeno l’incarico al vincitore. Fra tutti è recente l’esempio del concorso per la realizzazione di 212 nuove scuole, definito “Scuola Futura”.

Per promuovere e regolamentare questa operazione si sono spesi alcuni tra i più noti architetti italiani, quali Boeri, Cucinella, Piano, Zucchi, oltre al Consiglio Nazionale degli Architetti.
 
A questo concorso, forse il più importante e prestigioso del dopoguerra, hanno partecipato circa 1.700 architetti e ingegneri, quindi per fare una media, oltre 8 progettisti per ciascun intervento. Di conseguenza, considerando che il progetto di fattibilità richiesto per partecipare al concorso corrisponde a oltre il 10% del corrispettivo per l’intera prestazione previsto dai parametri di riferimento vigenti, significa che solo per concorrere, gli architetti hanno già speso cumulativamente oltre il 100% dell’onorario che il committente pubblico corrisponderà per remunerare l’intera prestazione, completa di progetto esecutivo e direzione dei lavori, all’insieme dei vincitori. Una tassa occulta che grava nei bilanci dei concorrenti, pur essendo fonte soprattutto di delusione per oltre l’80% di essi.
 
Ma non è finita qui. Il bando del concorso prevede che il vincitore di ciascuna scuola debba praticare alla P.A. uno sconto del 20% sui parametri e che un ulteriore quota del suo corrispettivo, relativamente alle prestazioni per la redazione del PFTE, pari al 30%, sia destinata a rimborsare una parte delle spese sostenute dal secondo sino al quinto qualificato su ciascun progetto. Da questo risulta quindi uno sconto effettivo sui parametri di riferimento, che si avvicina a circa il 25% del compenso totale.
 
In merito sarebbe da comprendere quanto tutto questo sia in linea con il principio dell’applicazione generalizzata di quell’equo compenso minimo, che per legge costituisce l’inderogabile corrispettivo del lavoro intellettuale.
 


Concorso di progettazione nuove scuole, Assoarchitetti: ‘modificate le regole del gioco’

Se dovessimo ragionare in termini economici, si tratterebbe oltre che di un grande sacrificio, di un investimento da parte dei concorrenti, (tempo sottratto all’attività professionale, spese per gestione dello studio e delle collaborazioni, intelligenza e inventiva) assolutamente sproporzionato alla posta in gioco. A fronte di questi rischi e sacrifici, il bando del concorso assicurava almeno ai vincitori l’assegnazione delle fasi successive della progettazione e la direzione dei lavori.
 
Ma non vi è limite al peggio. Le scuole, come noto, dovranno essere realizzate utilizzando fondi europei, in tempi stretti e tassativi, mentre le procedure che derivano dalle farraginose norme emanate dal Parlamento determinano tempi amministrativi molto lunghi. Di conseguenza il Ministero dell’Istruzione e del “Merito”, evidentemente temendo di perdere i contributi, ha pensato bene di emanare un decreto che, a concorso concluso, sacrifica il soggetto più debole e più esposto, il progettista.
 
Con il DM 13/2023 il Ministero avvia prioritariamente la procedura dell’appalto integrato per l’esecuzione delle 212 scuole messe a concorso di progettazione, affidando di fatto la redazione dei progetti definitivi/esecutivi all’impresa appaltatrice ed espropriando dell’attività progettuale i vincitori del concorso.
 
Le già penalizzanti regole del concorso sono quindi anche modificate unilateralmente dal Governo, a procedimento ormai concluso, senza prevedere alcun risarcimento per i vincitori. Regole modificate in ragione di quello “stato di emergenza” perenne, che affligge l’Italia. Un provvedimento che mette in discussione il rapporto di fiducia fra gli architetti e gli ingegneri - operatori economico culturali portatori d’inventiva e professionalità - e lo Stato, che improvvisamente sembra aver abdicato al ruolo super partes, di entità di garanzia e riferimento per tutti i soggetti in causa.
 
Un cambiamento unilaterale dei patti, a giochi già compiuti. Quindi l’attività di progettazione, per cui i liberi professionisti che cumulativamente e a rischio hanno già investito preventivamente il 100% della somma totale che lo Stato avrebbe dovuto corrispondere ai vincitori, diverrà invece appannaggio delle imprese esecutrici. Una vera beffa determinata dal sovvertimento delle regole avvenuto dopo che il concorso è stato aggiudicato.
 
Ma oltre che di un vero e proprio scandalo amministrativo, si tratta di un colpo mortale alla formula dei concorsi di progettazione. Un colpo che viene assestato dopo che questo maxi-bando aveva riacceso le speranze di un diffuso ricorso a questa formula, che avrebbe almeno avuto il pregio di dare ai giovani la speranza di competere, una volta tanto liberi da soverchianti rendite di posizione. E infatti molti dei concorrenti vincitori sono proprio giovani senza esperienza e senza struttura, che partecipando hanno cercato occasioni e visibilità.
 
 

Assoarchitetti chiede il ritiro della norma sull’appalto integrato

Si può inoltre aggiungere che un precedente Governo nel 2016, aveva addirittura vietato il ricorso all’appalto integrato, che allora fu ritenuto, giustamente, un procedimento viziato dalla contemporanea assunzione da parte dell’Appaltatore di due ruoli in insanabile conflitto d’interesse: quello di progettista, che ha il compito di garantire alla collettività la qualità del progetto e quello d’assuntore delle opere, che agisce in termini dell’assoluta preminenza del legittimo scopo di lucro, che è specifico dell’operatore economico: e questa è la coda lunga del metodo “Viadotto Morandi”.
 
Ma dobbiamo aggiungere anche che la struttura pubblica, che non sta dando generalmente prove di puntualità ed efficienza nell’adempimento delle proprie funzioni di fornitrice di servizi al cittadino, non possiede in modo diffuso nemmeno la cultura e le strutture necessarie per svolgere le funzioni della direzione dei lavori. Di conseguenza, vi sono tutte le condizioni per rendere molto improbabile che l’appalto integrato consenta il raggiungimento degli obiettivi di qualità per i quali l’Italia sta contraendo un enorme debito, che le generazioni future saranno chiamate a restituire.
 
Il Governo Meloni sta dimostrando di esser fin troppo realista verso i termini e le condizioni di finanziamento UE del PNRR, e questo lo rende poco distinguibile da ogni governo precedente. Una considerazione che rende esplicita la condizione di debolezza del nostro “Sistema Paese” e all’interno di questa, l’assoluta marginalità del ruolo assegnato al lavoro intellettuale.
 
Chiediamo quindi al Governo di ritirare il DL 13/2023 (comma 6 dell’art. 24) per quanto riguarda il concorso “Scuola Futura” del quale stiamo trattando, ma anche di ritornare sulla propria strada, circa il ruolo prioritario attribuito all’appalto integrato e agli incarichi progettuali affidati all’interno della P.A., previsti nel Codice dei Contratti in corso di frettolosa approvazione”.
 
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