Per la sicurezza della casa, dei suoi abitanti e per una resa efficiente dell’impianto è importante che ogni parte di esso sia a norma.
La prima legge in Italia che ha introdotto un sistema di regole per la progettazione, l'installazione e certificazione degli impianti elettrici risale solo al 1990, la Legge 46/90, sostituita poi dal DM 37/2008 e dalla norma CEI 64-8.
L’uso dello spazio domestico è molto cambiato negli anni e la maggior parte delle attività necessitano di elettricità per essere svolte. Per esempio, l’evoluzione dei servizi multimediali (TV satellitare e digitale terrestre, Web TV, Internet) richiede la predisposizione di un cablaggio specifico che permetta la distribuzione dei vari servizi in più ambienti, così come i sistemi per la sicurezza o quelli per l’entertainment.
Per questo, è imprudente agire con modifiche ed implementazioni su un impianto obsoleto e non a norma, ma sarà fondamentale dimensionare correttamente il quadro in modo che, come prevede la CEI, l’impianto risponda contemporaneamente a criteri di sicurezza, usabilità, fruibilità e sostenibilità ambientale.
Quadro elettrico, come è fatto?
Un quadro elettrico ad uso residenziale è costituito dall’involucro, a parete o incassato, al cui interno ci sono i moduli, che vanno da un minimo di 6 per rispondere alle esigenze di piccoli impianti fino a 72 per installazioni con soluzioni domotiche. I moduli ospitano gli interruttori, che sono dei dispositivi di sicurezza con funzioni di controllo, gestione e protezione dell’impianto. Gli interruttori sono messi a monte dei circuiti.I circuiti sono le linee di alimentazione, vale a dire l’insieme dei corrugati e cavi elettrici, che portano la corrente alle prese elettriche, alle luci e ai vari interruttori che alimentano per esempio gli elettrodomestici, i servizi esterni e le centraline, i computer e i sistemi di allarme o videosorveglianza.
Ogni corrente che supera il valore nominale è una probabile fonte di pericolo. Questo può avvenire in caso di dispersione elettrica o di sovracorrente (cortocircuito o sovraccarico).
Un circuito elettrico domestico per essere protetto e quindi sicuro per gli abitanti della casa ha bisogno di queste protezioni:
- differenziale: protegge dalla dispersione elettrica ed interviene se questa supera i valori nominali. Garantisce anche la protezione verso lo shock elettrico, per contatto diretto e contatto indiretto, sulle persone esposte. Il contatto diretto avviene quando c'è un contatto diretto con una fase alimentata, ossia un filo in tensione non isolato; il contatto indiretto si verifica, invece, quando una persona viene a contatto con una parte metallica che si trova in tensione per un guasto accidentale nell'isolamento.
- magnetica: protegge dal corto circuito, cioè riesce a capire se una parte dell’impianto è in corto circuito e interrompe in tempi brevi il circuito stesso.
- termica: protegge dai sovraccarichi, cioè se la corrente assorbita da un circuito è maggiore di quella massima tollerabile. Interviene evitando che il sovraccarico possa causare danno all’impianto o all’abitazione.
I dispositivi che si usano per la protezione differenziale sono gli interruttori differenziali, noti con il nome: “salvavita”. Il salvavita interviene automaticamente staccando la corrente del circuito in cui è a monte, o di tutta la casa, nel caso dell’interruttore generale.
Per la protezione magnetica e termica ad oggi la tipologia di elemento più utilizzata è l'interruttore magnetotermico, costituito da un interruttore magnetico ed uno termico, interrompe il flusso della corrente elettrica in caso di sovracorrente.
Quadro elettrico, come va dimensionato?
La norma CEI 64-8 stabilisce che gli impianti ad uso domestico devono essere dimensionati per una potenza impegnata (prelievo di potenza stipulato con il contratto di fornitura) di almeno 3 kW in unità abitative di superficie fino a 75 mq e di almeno 6 kW per superfici superiori. Quando l'utente utilizza apparecchi che richiedono una potenza superiore a quella impegnata si crea un sovraccarico energetico, ad esempio se si utilizzano molti elettrodomestici contemporaneamente, il contatore scatta e si ha un blackout nell’abitazione.Secondo la stessa norma il dimensionamento del quadro elettrico dipende dal livello di impianto che si realizzerà e dalla superficie calpestabile dell’abitazione. Dalla combinazione di questi due dati si ottiene la dotazione minima di circuiti necessari, come riportati nella seguente tabella:

Foto: ©Edilportale.com
Inoltre, la norma stabilisce che i quadri abbiano dimensioni del 15% in più rispetto al necessario, per consentire l’installazione di moduli di riserva in futuro.
Quadro elettrico, quali circuiti mettere?
La presenza di soli due circuiti è il minimo sindacabile per un impianto: uno per la linea luci e l’altro per la linea prese, con a monte un interruttore differenziale in modo che i circuiti siano separati tra loro e si favorisca la continuità del servizio se si deve intervenire su uno dei due.Ma, come detto in premessa, per rispondere alle varie esigenze la tendenza è quella di realizzare quadri con una maggiore diversificazione delle linee e quindi un numero maggiore di circuiti.
Spesso impiantisti e progettisti, a cui bisogna affidarsi per avere un impianto a norma, suggeriscono per case molto grandi di suddividere il quadro in linea zona giorno e linea zona notte o se la casa è distribuita su vari livelli, una linea per livello.
Un quadro elettrico efficiente, che permette di sezionare una parte dell'impianto rispetto al resto, in caso di guasti e riparazioni, avrà diversi circuiti: carichi prioritari, luci, prese (suddivise per intensità 10A e 16A), condizionatori, cucina, allarme, cancello, boiler, caldaia, luci esterne, tapparelle elettriche, carichi non prioritari ecc. Ogni circuito sarà dotato del suo interruttore.
Ovviamente non possono mancare l’interruttore generale e la messa a terra.