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Pavimentazioni stradali a basso impatto ambientale
FOCUS
Pavimentazioni stradali a basso impatto ambientale
L’uso di tecnologie innovative permette di realizzare un asfalto più sostenibile e duraturo. Manti stradali green sono anche promossi dal recente CAM Strade
09/09/2024 - Una pavimentazione stradale si definisce a basso impatto ambientale quando rispetta i vari criteri legati alla sostenibilità e possiede determinate caratteristiche come l'utilizzo di materiali riciclati o riciclabili, la riduzione delle emissioni di CO2, l'elevata durabilità e bassa manutenzione.
I manti stradali sostenibili sono al centro dei recenti CAM Strade (adozione dei criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di progettazione ed esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione e adeguamento delle infrastrutture stradali) pubblicati lo scorso 23 agosto con Decreto Ministeriale del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase).
I CAM Strade prevedono una riduzione del consumo di risorse e di energia, ponendo l’accento sulla durabilità, la circolarità e sulle emissioni sonore delle pavimentazioni stradali. Soddisfare questi criteri/parametri significa anche rivedere i sistemi produttivi dei fornitori.
Nell’ottica di un cambiamento di paradigma, fondato sulla sostenibilità, si parla sempre più spesso di un netto passaggio dalle black roads (strade nere) alle green roads (strade verdi).
Vediamo di seguito alcuni esempi e tecnologie che hanno permesso questa metamorfosi. In generale è possibile affermare che si è intervenuti applicando al tradizionale impasto per asfalto prodotti che migliorano significativamente le prestazioni del legante in esercizio.
Questi conglomerati sono prodotti e posti in opera a temperature più basse rispetto a quelle dei tradizionali conglomerati a caldo, utilizzando le tecnologie cosiddette “a tiepido” o “warm”. La riduzione delle temperature necessarie al confezionamento e alla posa in opera dei conglomerati bituminosi riduce l’impatto ambientale e le emissioni gassose in atmosfera.
L’uso di polimeri consente di migliorare le prestazioni delle pavimentazioni stradali, le caratteristiche di durata, oltre ad ottenere benefici nell’attrito da rotolamento con i pneumatici. Ma soprattutto questa tecnologia genera asfalti a bassa emissione sonora.
L’aumento della durata del manto stradale così realizzato incentiva l’uso del riciclo sia dei PFU che delle plastiche a fine vita, soddisfacendo così i criteri di economia circolare.
Il vecchio asfalto a fine vite diventa “fresato”, ovvero una poltiglia frantumata meccanicamente che si accumula a montagne nei siti di stoccaggio individuati dagli operatori del settore.
Un asfalto fresato è un rifiuto speciale che deve sottostare a normative molto severe, non può essere immagazzinato senza rispettare proporzioni stabilite per legge in rapporto alle nuove superfici, non può essere smaltito nell’ambiente e non può neanche essere impiegato (senza controllo) come materiale inerte di riempimento.
Partendo da queste premesse, il riciclo dei rifiuti e dei materiali di scarto recuperati dalle strade dismesse, potrebbe dare nuova vita a tonnellate e tonnellate di bitumi esausti.
Rimpastare bitumi fresati con l’aggiunta di additivi di nuova generazione, porterebbe ai seguenti risultati:
Le smart road, le strade del futuro, saranno connesse, intelligenti e integrate.
Le strade potrebbero essere dotate di sensori e sistemi di trasmissione di informazioni, generare energia rinnovabile, ricaricare veicoli elettrici tramite induzione, produrre idrogeno verde, raccogliere acqua piovana, monitorare il territorio e fungere da canali per la trasmissione di energia e dati.
Il rischio è di ritrovarsi tra qualche anno con veicoli sofisticati in grado di guidarsi da soli, ma senza un’infrastruttura adeguata capace di supportare queste tecnologie. Inoltre, la smart mobility permette di ridurre l’impatto ambientale legato alla circolazione dei veicoli, attraverso una gestione più efficiente dei flussi di traffico per diminuire la carbon footprint della mobilità.
In Italia, nel 2018, è iniziata la sperimentazione delle driverless car, ossia le auto a guida autonoma, regolata dal cosidetto Decreto Smart Road, con il quale il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili ha dato il via alle strade intelligenti e alla sperimentazione dei veicoli a guida autonoma.
Per monitorare l’attuazione del provvedimento sulle smart road è stato istituito nel 2018 l’Osservatorio Smart Road presso il Mit che è consultabile a questo link.
I manti stradali sostenibili sono al centro dei recenti CAM Strade (adozione dei criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di progettazione ed esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione e adeguamento delle infrastrutture stradali) pubblicati lo scorso 23 agosto con Decreto Ministeriale del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase).
I CAM Strade prevedono una riduzione del consumo di risorse e di energia, ponendo l’accento sulla durabilità, la circolarità e sulle emissioni sonore delle pavimentazioni stradali. Soddisfare questi criteri/parametri significa anche rivedere i sistemi produttivi dei fornitori.
Come la tecnologia rende sostenibili le strade
Attualmente le strade sono poco sostenibili, causano inquinamento, rumori e consumo di suolo.Nell’ottica di un cambiamento di paradigma, fondato sulla sostenibilità, si parla sempre più spesso di un netto passaggio dalle black roads (strade nere) alle green roads (strade verdi).
Vediamo di seguito alcuni esempi e tecnologie che hanno permesso questa metamorfosi. In generale è possibile affermare che si è intervenuti applicando al tradizionale impasto per asfalto prodotti che migliorano significativamente le prestazioni del legante in esercizio.
Strade a basso impatto ambientale: asfalto con PFU (Pneumatici Fuori Uso)
In questo caso, i conglomerati sono composti, oltre che da aggregati e bitumi di primo impiego, da polverino di gomma proveniente da PFU (Pneumatici Fuori Uso).Questi conglomerati sono prodotti e posti in opera a temperature più basse rispetto a quelle dei tradizionali conglomerati a caldo, utilizzando le tecnologie cosiddette “a tiepido” o “warm”. La riduzione delle temperature necessarie al confezionamento e alla posa in opera dei conglomerati bituminosi riduce l’impatto ambientale e le emissioni gassose in atmosfera.
L’uso di polimeri consente di migliorare le prestazioni delle pavimentazioni stradali, le caratteristiche di durata, oltre ad ottenere benefici nell’attrito da rotolamento con i pneumatici. Ma soprattutto questa tecnologia genera asfalti a bassa emissione sonora.
L’aumento della durata del manto stradale così realizzato incentiva l’uso del riciclo sia dei PFU che delle plastiche a fine vita, soddisfacendo così i criteri di economia circolare.
Strade a basso impatto ambientale: asfalto con fresato
Si tratta di conglomerato bituminoso da recupero proveniente dalla demolizione delle pavimentazioni stradali detto anche fresato di asfalto.Il vecchio asfalto a fine vite diventa “fresato”, ovvero una poltiglia frantumata meccanicamente che si accumula a montagne nei siti di stoccaggio individuati dagli operatori del settore.
Un asfalto fresato è un rifiuto speciale che deve sottostare a normative molto severe, non può essere immagazzinato senza rispettare proporzioni stabilite per legge in rapporto alle nuove superfici, non può essere smaltito nell’ambiente e non può neanche essere impiegato (senza controllo) come materiale inerte di riempimento.
Partendo da queste premesse, il riciclo dei rifiuti e dei materiali di scarto recuperati dalle strade dismesse, potrebbe dare nuova vita a tonnellate e tonnellate di bitumi esausti.
Rimpastare bitumi fresati con l’aggiunta di additivi di nuova generazione, porterebbe ai seguenti risultati:
- Riduzione del consumo di una materia prima limitata (il bitume è un prodotto secondario nel ciclo del cracking degli idrocarburi).
- Risparmio significativo di energia.
- Riduzione delle emissioni di CO2, che altrimenti servirebbe per produrre asfalto.
- Trasformazione di rifiuti non smaltibili in una materia prima rigenerata.
Non solo green, le strade del futuro sono anche smart
Per supportare l’innovazione nel campo della mobilità green e smart è necessario adeguare l’intera infrastruttura stradale, costruendo un ecosistema di servizi in grado di sostenere le nuove tecnologie.Le smart road, le strade del futuro, saranno connesse, intelligenti e integrate.
Le strade potrebbero essere dotate di sensori e sistemi di trasmissione di informazioni, generare energia rinnovabile, ricaricare veicoli elettrici tramite induzione, produrre idrogeno verde, raccogliere acqua piovana, monitorare il territorio e fungere da canali per la trasmissione di energia e dati.
Il rischio è di ritrovarsi tra qualche anno con veicoli sofisticati in grado di guidarsi da soli, ma senza un’infrastruttura adeguata capace di supportare queste tecnologie. Inoltre, la smart mobility permette di ridurre l’impatto ambientale legato alla circolazione dei veicoli, attraverso una gestione più efficiente dei flussi di traffico per diminuire la carbon footprint della mobilità.
In Italia, nel 2018, è iniziata la sperimentazione delle driverless car, ossia le auto a guida autonoma, regolata dal cosidetto Decreto Smart Road, con il quale il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili ha dato il via alle strade intelligenti e alla sperimentazione dei veicoli a guida autonoma.
Per monitorare l’attuazione del provvedimento sulle smart road è stato istituito nel 2018 l’Osservatorio Smart Road presso il Mit che è consultabile a questo link.