
Casa Italia: per le case in muratura in Comuni a rischio servono 36 miliardi di euro
AMBIENTE
Casa Italia: per le case in muratura in Comuni a rischio servono 36 miliardi di euro
Pubblicato il Report della task force di Palazzo Chigi su rischi naturali e patrimonio abitativo
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del 23/06/2020

30/08/2017 - È stato pubblicato alcuni giorni fa il ‘Rapporto sulla Promozione della sicurezza dai Rischi naturali del Patrimonio abitativo’ redatto da ‘Casa Italia’, la Struttura di Missione istituita dalla Presidenza del Consiglio a fine 2016, dopo i tragici eventi del sisma del 24 agosto, con l’obiettivo di delineare un programma pluriennale di promozione della sicurezza a fronte di rischi di origine naturale, dando priorità alla sicurezza delle abitazioni.
Dopo diversi mesi di lavoro, la task force, guidata dall’ex rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone, e composta da 17 membri, ha sintetizzato nel Rapporto i risultati della sua attività.
La Struttura di Missione ha preso atto della necessità di progettare una politica di promozione della sicurezza coerente con le specificità del nostro Paese; il valore del nostro patrimonio storico-culturale non consente di replicare in modo acritico soluzioni valide in altre 10 parti del mondo ma richiede interventi specifici sia rispetto a singoli edifici che alle comunità e ai territori.
Per il singolo edificio, si è ritenuto prioritario, rispetto alla previsione di nuovi obblighi normativi, assicurare che le informazioni già oggi esistenti siano rese fruibili e i diversi sistemi interoperabili, attraverso un Repository unico delle informazioni sugli edifici che sarà gestito dall’Agenzia delle Entrate-Catasto.
La II parte esamina le politiche per la riduzione della pericolosità dei fenomeni naturali, della vulnerabilità degli edifici di fronte a tale eventi e del livello di esposizione di persone e cose. Il Governo ha agito in modo importante nella Legge di Stabilità 2017, estendendo l’entità e l’ambito di applicazione del sismabonus. Tuttavia, secondo ‘Casa Italia’, al sostegno finanziario deve unirsi una consapevolezza diffusa della necessità di intervenire sugli edifici più vulnerabili e dalla disponibilità di tecnologie che rendano il progetto compatibile con la fruibilità continuativa dell’edificio da parte degli abitanti.
- un intervento diffuso di diagnostica speditiva, con oneri a carico dello Stato, per gli oltre 550.000 edifici residenziali maggiormente vulnerabili (realizzati in muratura portante o in calcestruzzo armato prima del 1971) nei Comuni caratterizzati da maggiore pericolosità sismica, in modo da sensibilizzare i proprietari degli edifici più pericolosi per la vita umana;
- l’attivazione di 10 cantieri sperimentali, diffusi su tutto il territorio nazionale, dove applicare soluzioni che consentano di aumentare la sicurezza degli edifici senza richiedere l’allontanamento di chi vi abita (i primi saranno a Reggio Calabria, Foligno e Feltre);
- la realizzazione di una Scuola sicura, con funzione di Community center, che potrebbe essere idealmente estesa a tutti i Comuni a maggiore pericolosità sismica. L’intervento sui 12 singoli edifici deve, infatti, per essere efficace, accompagnarsi al mantenimento delle infrastrutture fondamentali di una comunità, tra cui la Scuola occupa un ruolo prioritario.
Il Rapporto analizza, inoltre, le politiche di contenimento e riduzione dell’esposizione (divieto di localizzazione di edifici residenziali in alcune aree o incentivazione al loro abbandono) sottolineando la necessità di individuare gli edifici localizzati in luoghi poco sicuri. È stato quindi approfondito il Caso prototipale del Comune di Messina, al fine di analizzare la fattibilità di diversi possibili sistemi per sostenere la decompressione abitativa delle aree a rischio (trasferimento di diritti volumetrici, incentivi fiscali,…).
La III parte analizza alcuni interventi, complementari rispetto a quelli volti a ridurre il rischio da eventi naturali ma altrettanto importanti per assicurare l’efficacia del programma Casa Italia: le politiche per il rafforzamento della resilienza delle comunità, interventi formativi e progettazione del sistema di finanziamento. Il tema viene declinato per due diverse fattispecie localizzative, le aree urbane periferiche soggette a degrado e i territori appenninici soggetti a spopolamento e impoverimento, analizzando i casi in cui questi siano in luoghi a elevata pericolosità naturale.
Il Capitolo 7 analizza esperienze internazionali significative (Giappone, Nuova Zelanda, California ecc.), per individuare possibili progetti formativi. Sono stati identificati due Piani d’azione:
- l’uso delle Mappe del rischio naturale dei Comuni italiani come strumento di formazione nelle scuole;
- la realizzazione di un MOOC aperto e gratuito basato sulle esperienze dei ‘10 Cantieri’, per generare linee guida ‘visive’ a disposizione dei progettisti.
Nel caso della pericolosità, è già stato stilato un elenco di circa 7.000 interventi, su base regionale, che comportano complessivamente un investimento stimato in 22 miliardi di euro.
Nel caso della vulnerabilità, l’entità dell’investimento dipende dagli obiettivi specifici che la politica vorrà darsi: a titolo d’esempio, il miglioramento di un livello della vulnerabilità dei soli edifici in muratura portante, localizzati nei Comuni a maggiori pericolosità sismica, comporta un investimento dell’ordine dei 36 miliardi di euro; questo valore cresce naturalmente all’aumentare del livello di miglioramento desiderato e della tipologia di edifici e di Comuni coinvolti.
Infine, nel caso dell’esposizione al rischio, non si dispone a oggi di informazioni sufficienti per una stima realistica degli investimenti necessari. Per questo, il capitolo non individua un singolo strumento finanziario ma analizza, alla luce delle più importanti esperienze internazionali, le alternative disponibili (assistenza finanziaria diretta, schemi assicurativi) con riferimento sia al finanziamento che al trasferimento dei rischi, allo scopo di fornire al legislatore un quadro analitico dei relativi punti di forza e di debolezza.
Dopo diversi mesi di lavoro, la task force, guidata dall’ex rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone, e composta da 17 membri, ha sintetizzato nel Rapporto i risultati della sua attività.
Rischi e strategie di intervento
Il gruppo di esperti ha scelto di agire in modo sistematico sulle tre componenti del rischio (pericolosità degli eventi, vulnerabilità degli edifici, livello di esposizione di persone e beni), privilegiando interventi che non obblighino le persone e le comunità a modificare le proprie condizioni di vita; affrontare in modo integrato i diversi rischi naturali (sismico, idrogeologico, vulcanico, legato a cambiamenti climatici…); costruire soluzioni che valorizzino le potenzialità delle innovazioni tecnologiche sviluppate sia nell’edilizia che in altri settori (sensoristica, big data, comunicazioni satellitari, nuovi materiali).La Struttura di Missione ha preso atto della necessità di progettare una politica di promozione della sicurezza coerente con le specificità del nostro Paese; il valore del nostro patrimonio storico-culturale non consente di replicare in modo acritico soluzioni valide in altre 10 parti del mondo ma richiede interventi specifici sia rispetto a singoli edifici che alle comunità e ai territori.
Ricognizione e condivisione dei dati
La I parte del Rapporto analizza il quadro delle informazioni disponibili su pericolosità, vulnerabilità ed esposizione ai rischi naturali: sono stati analizzati i dati a livello comunale ed è stato approfondito il tema con riferimento a un singolo edificio residenziale. La ricognizione ha evidenziato la presenza di molte informazioni, ma frammentate e disperse. È stato quindi avviato un lavoro di integrazione e condivisione dei dati, con la creazione della Mappa dei rischi naturali dei comuni italiani, curata dall’Istat.Per il singolo edificio, si è ritenuto prioritario, rispetto alla previsione di nuovi obblighi normativi, assicurare che le informazioni già oggi esistenti siano rese fruibili e i diversi sistemi interoperabili, attraverso un Repository unico delle informazioni sugli edifici che sarà gestito dall’Agenzia delle Entrate-Catasto.
La II parte esamina le politiche per la riduzione della pericolosità dei fenomeni naturali, della vulnerabilità degli edifici di fronte a tale eventi e del livello di esposizione di persone e cose. Il Governo ha agito in modo importante nella Legge di Stabilità 2017, estendendo l’entità e l’ambito di applicazione del sismabonus. Tuttavia, secondo ‘Casa Italia’, al sostegno finanziario deve unirsi una consapevolezza diffusa della necessità di intervenire sugli edifici più vulnerabili e dalla disponibilità di tecnologie che rendano il progetto compatibile con la fruibilità continuativa dell’edificio da parte degli abitanti.
Diagnostica speditiva, 10 Cantieri, Scuola sicura
I Piani d’azione prioritari individuati comprendono:- un intervento diffuso di diagnostica speditiva, con oneri a carico dello Stato, per gli oltre 550.000 edifici residenziali maggiormente vulnerabili (realizzati in muratura portante o in calcestruzzo armato prima del 1971) nei Comuni caratterizzati da maggiore pericolosità sismica, in modo da sensibilizzare i proprietari degli edifici più pericolosi per la vita umana;
- l’attivazione di 10 cantieri sperimentali, diffusi su tutto il territorio nazionale, dove applicare soluzioni che consentano di aumentare la sicurezza degli edifici senza richiedere l’allontanamento di chi vi abita (i primi saranno a Reggio Calabria, Foligno e Feltre);
- la realizzazione di una Scuola sicura, con funzione di Community center, che potrebbe essere idealmente estesa a tutti i Comuni a maggiore pericolosità sismica. L’intervento sui 12 singoli edifici deve, infatti, per essere efficace, accompagnarsi al mantenimento delle infrastrutture fondamentali di una comunità, tra cui la Scuola occupa un ruolo prioritario.
Il Rapporto analizza, inoltre, le politiche di contenimento e riduzione dell’esposizione (divieto di localizzazione di edifici residenziali in alcune aree o incentivazione al loro abbandono) sottolineando la necessità di individuare gli edifici localizzati in luoghi poco sicuri. È stato quindi approfondito il Caso prototipale del Comune di Messina, al fine di analizzare la fattibilità di diversi possibili sistemi per sostenere la decompressione abitativa delle aree a rischio (trasferimento di diritti volumetrici, incentivi fiscali,…).
La III parte analizza alcuni interventi, complementari rispetto a quelli volti a ridurre il rischio da eventi naturali ma altrettanto importanti per assicurare l’efficacia del programma Casa Italia: le politiche per il rafforzamento della resilienza delle comunità, interventi formativi e progettazione del sistema di finanziamento. Il tema viene declinato per due diverse fattispecie localizzative, le aree urbane periferiche soggette a degrado e i territori appenninici soggetti a spopolamento e impoverimento, analizzando i casi in cui questi siano in luoghi a elevata pericolosità naturale.
Il Capitolo 7 analizza esperienze internazionali significative (Giappone, Nuova Zelanda, California ecc.), per individuare possibili progetti formativi. Sono stati identificati due Piani d’azione:
- l’uso delle Mappe del rischio naturale dei Comuni italiani come strumento di formazione nelle scuole;
- la realizzazione di un MOOC aperto e gratuito basato sulle esperienze dei ‘10 Cantieri’, per generare linee guida ‘visive’ a disposizione dei progettisti.
Le stime dei costi e degli investimenti
Il Capitolo 8, infine, affronta il tema della gestione finanziaria del rischio naturale. L’analisi condotta ha evidenziato come i fabbisogni finanziari dei diversi tipi di interventi abbiano un livello di prevedibilità oggi differente.Nel caso della pericolosità, è già stato stilato un elenco di circa 7.000 interventi, su base regionale, che comportano complessivamente un investimento stimato in 22 miliardi di euro.
Nel caso della vulnerabilità, l’entità dell’investimento dipende dagli obiettivi specifici che la politica vorrà darsi: a titolo d’esempio, il miglioramento di un livello della vulnerabilità dei soli edifici in muratura portante, localizzati nei Comuni a maggiori pericolosità sismica, comporta un investimento dell’ordine dei 36 miliardi di euro; questo valore cresce naturalmente all’aumentare del livello di miglioramento desiderato e della tipologia di edifici e di Comuni coinvolti.
Infine, nel caso dell’esposizione al rischio, non si dispone a oggi di informazioni sufficienti per una stima realistica degli investimenti necessari. Per questo, il capitolo non individua un singolo strumento finanziario ma analizza, alla luce delle più importanti esperienze internazionali, le alternative disponibili (assistenza finanziaria diretta, schemi assicurativi) con riferimento sia al finanziamento che al trasferimento dei rischi, allo scopo di fornire al legislatore un quadro analitico dei relativi punti di forza e di debolezza.