Ciò significa che il conto per le casse pubbliche derivante dai bonus edilizi, in termini di indebitamento e di incidenza sul PIL, va computato sugli anni di avvio dei lavori agevolati, cioè in larga parte sul 2020, 2021 (deficit al 9% rispetto ad una stima del 7,2%) e 2022 (deficit all’8% rispetto ad una stima del 5,6%), meno sul 2023.
È questo il ‘verdetto’ dell’Istat, pubblicato oggi nel resoconto periodico su PIL e indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche, esito degli approfondimenti metodologici condotti congiuntamente con Eurostat.
I crediti d’imposta maturati con i bonus edilizi
Il nuovo Manual on Government deficit and debt (MGDD) 2022 di Eurostat - spiega l’Istat - chiarisce alcuni aspetti relativi al trattamento contabile dei crediti di imposta, per quel che attiene in particolare a tre caratteristiche:- trasferibilità a terzi;
- utilizzo differito nel tempo;
- utilizzo in compensazione con altri debiti fiscali e contributivi.
Questi aspetti - sottolinea l’Istituto di Statistica -, che nella precedente versione del Manuale (MGDD 2019) non erano sviluppati a sufficienza, coinvolgono la modalità di registrazione di alcuni dei bonus introdotti in Italia all’indomani della insorgenza della pandemia (in particolare i bonus edilizi).
Il nuovo MGDD stabilisce, infatti, che le tre caratteristiche suddette, in quanto concorrono a definire la probabilità dell’utilizzo del credito nella sua interezza, sono da considerarsi dirimenti per distinguere tra le due tipologie di crediti fiscali:
- crediti non pagabili (non-payable);
- crediti pagabili (payable).
Crediti non pagabili e crediti pagabili
Quando si pongono limiti alla fruibilità del credito, il credito è definito ‘non pagabile’ e va registrato nei conti pubblici come minore entrata tributaria nel momento del suo utilizzo.Quando, invece, esiste una ragionevole certezza che, nel corso del tempo, il credito sarà utilizzato nella sua interezza, tale credito è da ritenersi ‘pagabile’ e, quindi, deve essere registrato come spesa delle Amministrazioni pubbliche, per un ammontare pari all’intero importo maturato, nell’anno di sostenimento della spesa agevolata.
Come chiarito da Eurostat il 14 febbraio scorso in Commissione Finanze e Tesoro del Senato, l’impatto complessivo dei bonus edilizi sul deficit delle Amministrazioni pubbliche è lo stesso, sia che la misura agevolativa sia registrata come minore entrata tributaria, sia che venga registrata come maggiore spesa.
Quello che cambia è, invece, il profilo temporale di tale impatto:
- credito non pagabile > l’impatto è diluito negli anni di utilizzo del credito fiscale;
- credito pagabile > l’impatto sull’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche si concentra invece esclusivamente nel primo anno.
I crediti dei bonus edilizi sono pagabili. Cosa significa?
Alla luce del nuovo quadro interpretativo e degli approfondimenti condotti con Eurostat, Istat spiega che è mutato il trattamento contabile del superbonus 110% e del bonus facciate a partire dall’anno di stima 2020.Entrambi i crediti di imposta - prosegue - sono ora classificati come crediti di imposta pagabili e registrati nel conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche come spese per l’intero ammontare, coerentemente con il momento di registrazione previsto dal MGDD 2022, ossia nel momento di sostenimento della spesa di investimento agevolata.
Nelle precedenti stime, invece, entrambe le agevolazioni erano state classificate come crediti di imposta non pagabili ed erano quindi registrate come minor gettito nell’anno di utilizzo del credito (quindi, come minore entrata tributaria).
La modifica - continua Istat - ha comportato una revisione nel rapporto deficit/Pil per gli anni 2020 e 2021 pari rispettivamente a -0,2 e -1,8 punti percentuali. Per il 2019 le entrate sono state riviste al rialzo di 30 milioni e le uscite di 4 milioni, senza modificare il rapporto indebitamento/Pil precedentemente stimato (pari a -1,5%).
Le entrate e le uscite del 2020 sono state riviste al rialzo rispettivamente di 428 e 3.166 milioni di euro. Le revisioni hanno riguardato in particolare le uscite in conto capitale, prevalentemente in conseguenza del nuovo trattamento contabile dei crediti di imposta sopra spiegato. Questo ha comportato un aumento dell’indebitamento (-2.738 milioni di euro) e della relativa incidenza sul PIL.
Per il 2021, anno per il quale risultano ora disponibili le informazioni provenienti dai bilanci degli enti, sono state riviste al rialzo sia le entrate (+6.134 milioni), sia le uscite (+38.442 milioni). Ne è derivato un impatto sul saldo di -32.308 milioni di euro che ha portato a una revisione dell’incidenza del deficit sul PIL di -1,8 punti.
Dal lato delle uscite, come per il 2020, le principali revisioni al rialzo hanno riguardato le uscite in conto capitale cresciute di 38.390 milioni. Tra le entrate correnti, che sono state riviste per +4.069 milioni, si segnalano correzioni positive per produzione (+718 milioni), imposte indirette (+1.576 milioni) e contributi sociali (+1.074 milioni); positiva la revisione operata sulle altre entrate correnti (+495 milioni). Le entrate in conto capitale sono state riviste al rialzo per 2.065 milioni.
I crediti d’imposta sono pagabili
Assodato che i crediti d’imposta sono pagabili, il DL 11/2023 emanato in tutta fretta il 16 febbraio scorso, eviterà che ulteriori oneri per lo Stato possano registrarsi nel 2023, tranne quelli maturati da chi ha presentato Cilas, Cila, ottenuto il titolo abilitativo o avviato i lavori prima del 17 febbraio 2023.Governo: ‘norme modificate a tutela dei conti pubblici 2023’
“Il governo con trasparenza, coerenza e responsabilità è impegnato ad assicurare un’uscita sostenibile da misure non replicabili nelle medesime forme”. Lo scrive in una nota il MEF prendendo atto delle decisioni degli istituti di statistica. “La correzione delle norme sui bonus edilizi è stato l’indispensabile presupposto a tutela dei conti pubblici per il 2023, invertendo una tendenza negativa certificata oggi dall’Istat” - spiega il Ministero.“Parimenti il governo è al lavoro con tutti i soggetti interessati per risolvere il grave problema di liquidità finanziaria delle imprese ereditato da imprudenti misure di cessione del credito non adeguatamente valutate nei loro impatti al momento della loro introduzione”.
Ance: ‘da Istat e Eurostat via libera sblocco crediti incagliati’
“I pareri di Istat e Eurostat hanno chiarito una volta per tutte che i crediti derivanti dai bonus edilizi sono già stati contabilizzati nel bilancio dello Stato e quindi, come sosteniamo da tempo, possono e devono essere pagati subito alle famiglie e alle imprese dell’edilizia”. È il commento della Presidente Ance, Federica Brancaccio, alle comunicazioni fornite oggi dall’Istat.“Quelle stesse imprese - spiega la Presidente Ance - che, come certifica l’Istat, hanno trainato il Pil del 2021 e del 2022 (+20,7% e +10,2% il valore aggiunto delle costruzioni nei due anni) e che se messe in condizioni di operare possono fornire un apporto determinante anche alla crescita del 2023”. Si tratta di numeri che fanno ben comprendere il valore e il peso del settore delle costruzioni per la tenuta socio-economica del Paese.
“Per questo emerge con ancora più forza - conclude Brancaccio - la necessità di risolvere il problema della liquidità delle imprese e delle famiglie così da non vanificare lo sforzo che è stato fatto per spingere l’economia”.
CNI: ‘prendiamo atto dei dati Istat, ma ora il Governo proponga un piano credibile’
“Preso atto che i più recenti dati di contabilità nazionale - afferma Angelo Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri - confermano un consistente incremento dell’indebitamento netto dello Stato, anche a causa delle ingenti spese per i bonus per l’edilizia, sarebbe auspicabile mettere da parte ogni polemica, condividere le preoccupazioni del Governo e chiedere, però nel contempo, di avviare un programma che chiarisca a quali condizioni il Paese è disposto a ristrutturare e rigenerare il patrimonio edilizio anche rispondendo alle richieste avanzate in sede Europea”.“È arrivato il momento di mettere da parte ogni stima, posizioni contrapposte e polemiche di vario genere in materia di rigenerazione del patrimonio edilizio e di scoprire le carte; le Istituzioni chiariscano se e cosa intendono fare nel medio-lungo periodo, perché, al di là delle opinioni contrastanti, la partita sul risanamento energetico degli edifici chiama in gioco gli interessi stessi del Paese in materia di politica ambientale, di prevenzione del rischio e di corretto utilizzo di risorse energetiche che, come abbiamo constatato negli ultimi mesi, sono ormai da considerarsi risorse scarse”.