In Italia sarà l’Istat, entro il 1° marzo prossimo, a mettere nero su bianco le valutazioni del Governo e a quantificare il peso di tali somme per le casse pubbliche.
A fare chiarezza su un tema che sta creando non poco allarme, è intervenuto Luca Ascoli, direttore statistiche finanza pubblica di Eurostat, in audizione il 14 febbraio in Commissione Finanze e Tesoro del Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti di imposta.
Che i crediti d’imposta maturati con il superbonus e con gli altri bonus edilizi creino debito pubblico tout court è una sintesi fatta dagli organi di stampa e che - ha chiarito Ascoli - non corrisponde al vero.
Eurostat: il superbonus ‘non è debito pubblico’
Le notizie circolate arrivavano dall’ultima versione del ‘Manual on Government deficit and debt’, che viene aggiornato periodicamente con una cadenza prestabilita molto tempo prima, e che contiene il nuovo capitolo dedicato al superbonus, tema non sufficientemente affrontato in precedenza.Nel 2020, con l’introduzione del superbonus ma, soprattutto, della cessione dei crediti, Istat ha chiesto a Eurostat un parere metodologico, in particolare sul trasferimento di quei crediti a terzi e sull’utilizzo negli anni successivi per pagare le imposte.
Visto il contesto, Eurostat nel 2021 accettò solo temporaneamente, su sollecitazione di Istat, che i crediti maturati con il superbonus fossero classificati come non pagabili, in attesa dei necessari approfondimenti al livello europeo.
Di conseguenza ha aggiornato il Manuale spiegando cosa significano ‘credito fiscale pagabile’ e ‘credito fiscale non pagabile’:
- il credito di imposta pagabile è quello per cui la spesa da parte dello Stato deve essere riconosciuta all'inizio; è quello che nasce al momento dell’attività (avvio lavori edili);
- il credito di imposta non pagabile è quello che non comporta una spesa immediata da parte dello Stato ma riduce le entrate fiscali dello Stato in futuro.
Eurostat: il superbonus ‘non è debito pubblico’
“Impropriamente - ha detto Ascoli - si è parlato di effetto enorme sul debito pubblico, stimato in 110 miliardi di euro”. Il riferimento è alla recente dichiarazione del Direttore Generale del Dipartimento delle finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Spalletta.“Non è questo il caso. Nel Manuale non è scritto niente di tutto ciò, nè Eurostat lo ha detto. Non vi è stato finora alcun impatto sul debito, nè vi sarà” - ha affermato Ascoli. “L’impatto a lungo termine del superbonus e dei bonus edilizi sul deficit è esattamente lo stesso, identico sia se il credito fiscale è pagabile sia se non è pagabile. Quello che cambia è il momento in cui vi sarà l’impatto e non l’ammontare totale finale del costo della misura” - ha chiarito.
Come detto prima, “nel caso in cui il credito fiscale è definito pagabile, l’impatto si ha nel momento in cui si svolge l’attività che fa nascere il credito (lavoro edile); nel caso in cui il credito fiscale è definito non pagabile, l’impatto sarà costituito dalle mancate entrate fiscali future (per il superbonus 5 anni)”.
Per esempio, un credito di 100 euro va così contabilizzato:
- 100 euro nel primo anno e 0 negli anni successivi se è un credito pagabile;
- 20 euro/anno per 5 anni se è un credito non pagabile.
Quindi, la pagabilità o non pagabilità di un credito non ha influenza nè sul debito pubblico nè sulla cifra finale da imputare come effetto sul deficit.
Il superbonus genera crediti pagabili o non pagabili?
Ma cosa rende un credito pagabile o non pagabile? Tre fattori:1. la trasferibilità
2. la facoltà di utilizzo in compensazione di un’imposta
3. la differibilità per lungo tempo
Poiché la trasferibilità aumenta le possibilità che il credito sia utilizzato, con aumento della probabilità di mancate entrate fiscali per lo Stato, se la trasferibilità ha dei limiti, è verosimile che parte di quel credito non sarà utilizzata e non peserà sui conti pubblici.
Si tratta quindi di valutare quanto facile/difficile sia la circolazione dei crediti per stimare quanto di quel credito è realisticamente utilizzabile e quanto sia destinato a non essere mai utilizzato, tanto da poter già da ora essere considerato perso dal beneficiario e non pesare sui conti pubblici.
Sarà l’Istat a fare queste valutazioni - cioè a decidere se i crediti derivanti dal superbonus sono considerati pagabili o non pagabili - e a renderle note entro il 1° marzo 2023.