
Piano Casa, INU: ‘bene l’attenzione al tema ma risorse troppo scarse’
NORMATIVA
Piano Casa, INU: ‘bene l’attenzione al tema ma risorse troppo scarse’
Secondo l’Istituto Nazionale di Urbanistica, occorre ampliare l’offerta di alloggi sociali in affitto permanente
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del 19/12/2014
05/05/2014 - Bene l’attenzione del Governo e del Parlamento verso le politiche abitative pubbliche ma troppo poche le risorse dedicate a un tema tanto rilevante.
È questa, in sintesi, l’opinione dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) sul Piano Casa (DL 47/2014 in corso di conversione in legge), espressa in audizione alle Commissioni congiunte Territorio Ambiente Beni ambientali e Lavori pubblici del Senato.
L’INU auspica uno sforzo superiore per rimettere in campo risorse certe e per un adeguato arco di anni, con l’obiettivo di ampliare l’offerta di alloggi sociali in locazione permanente destinati a fasce sociali a basso reddito.
E per questo critica il Decreto che, invece, prevede la cessione del patrimonio di edilizia residenziale sociale, cessione che l’INU definisce ‘facile’, perché consentita “dopo un periodo di appena 7 anni”, rischiando di far perdere efficacia e significato all’intera politica dell’edilizia sociale che, invece, “dovrebbe avere quale presupposto la costituzione di uno stock di alloggi in affitto a tempo indeterminato o comunque per periodi significativi”.
L’INU propone dunque di prorogare i termini di formazione del diritto all’esercizio del riscatto ad almeno 15 anni, e di lasciare al gestore la decisione su quali e quanti alloggi ammettere al riscatto o al patto di futura vendita. L’obiettivo - secondo l’Istituto - deve essere quello di creare un parco alloggi in affitto, quindi Edilizia Residenziale Sociale (ERS), e non di creare altri proprietari di abitazioni private che di ‘sociale’ non avrebbero che una vaga origine.
Anche dal punto di vista costituzionale, l’INU ha da ridire: “la programmazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica ricade nella materia ‘governo del territorio’ che è tra quelle di legislazione concorrente fra Stato e Regioni. Per questo l’INU ritiene impropria e non costituzionalmente fondato l’ art. 10 comma 8 del Decreto che prevede che gli interventi di incremento degli alloggi sociali possano essere ‘autorizzati in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi ed alle destinazioni d’uso’.
La disposizione - proseguono gli urbanisti - è impropria e foriera di effetti perversi: l’articolo 10, infatti, consente il cambio di destinazione d’uso, anche senza opere, in tutti gli interventi regolati da convenzioni urbanistiche vigenti. Stante la gravissima crisi che affligge il settore edilizio, in particolare quello del non residenziale, esiste - afferma l’INU - il concreto rischio che la liberalizzazione dei cambi di destinazione d’uso generi un’ondata di cambi d’uso verso il residenziale, con falsificazione delle previsioni urbanistiche e con imponderabili effetti sulla distribuzione territoriale delle funzioni e delle dotazioni di servizi.
Inoltre, l’INU rifiuta la definizione di ‘rigenerazione delle aree’ associata al cambio integrale di destinazione d’uso di un insediamento produttivo ancora non realizzato, nemmeno in parte, e chiede che la facoltà del cambio di destinazione d’uso venga limitata ai soli edifici esistenti e agli interventi dotati di titoli abilitativi edilizi per i quali alla data del 31 dicembre 2013 fosse già stato comunicato l’inizio dei lavori, a condizione che le trasformazioni proposte siano coerenti con gli obiettivi dei piani urbanistici vigenti.
“L’ERS è una componente essenziale del progetto urbano e dei suoi equilibri - ricorda l’INU -, e non è possibile consentire che venga fatta ‘spuntare’ liberamente dove si formino delle convenienze della proprietà privata, fuori da una logica di corretta progettazione urbanistica”.
Tra le altre misure messe a punto dal Governo nel Piano Casa, l’INU considera lodevoli quella che prevede la possibilità di reperire alloggi da dare in locazione attraverso l’azione delle cooperative e la deducibilità dall’IRPEF delle spese di affitto per i redditi bassi e bassissimi (che però esclude gli incapienti).
Giudizio positivo anche sull’idea di riformare il procedimento di alienazione degli immobili degli IACP/ATER e di connettere i proventi delle alienazioni a un programma straordinario di realizzazione di nuovi alloggi e di manutenzione degli esistenti, “anche se la complessità del provvedimento e i passaggi necessari rischiano di metterlo in conflitto con la scadenza ravvicinata”.
Infine, è apprezzabile - secondo l’INU - la definizione di un piano nazionale per il recupero e la razionalizzazione degli alloggi popolari attraverso la manutenzione straordinaria degli alloggi, e le iniziative di lotta agli atti di legittimazione post festum di occupazioni abusive di immobili.
È questa, in sintesi, l’opinione dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) sul Piano Casa (DL 47/2014 in corso di conversione in legge), espressa in audizione alle Commissioni congiunte Territorio Ambiente Beni ambientali e Lavori pubblici del Senato.
L’INU auspica uno sforzo superiore per rimettere in campo risorse certe e per un adeguato arco di anni, con l’obiettivo di ampliare l’offerta di alloggi sociali in locazione permanente destinati a fasce sociali a basso reddito.
E per questo critica il Decreto che, invece, prevede la cessione del patrimonio di edilizia residenziale sociale, cessione che l’INU definisce ‘facile’, perché consentita “dopo un periodo di appena 7 anni”, rischiando di far perdere efficacia e significato all’intera politica dell’edilizia sociale che, invece, “dovrebbe avere quale presupposto la costituzione di uno stock di alloggi in affitto a tempo indeterminato o comunque per periodi significativi”.
L’INU propone dunque di prorogare i termini di formazione del diritto all’esercizio del riscatto ad almeno 15 anni, e di lasciare al gestore la decisione su quali e quanti alloggi ammettere al riscatto o al patto di futura vendita. L’obiettivo - secondo l’Istituto - deve essere quello di creare un parco alloggi in affitto, quindi Edilizia Residenziale Sociale (ERS), e non di creare altri proprietari di abitazioni private che di ‘sociale’ non avrebbero che una vaga origine.
Anche dal punto di vista costituzionale, l’INU ha da ridire: “la programmazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica ricade nella materia ‘governo del territorio’ che è tra quelle di legislazione concorrente fra Stato e Regioni. Per questo l’INU ritiene impropria e non costituzionalmente fondato l’ art. 10 comma 8 del Decreto che prevede che gli interventi di incremento degli alloggi sociali possano essere ‘autorizzati in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi ed alle destinazioni d’uso’.
La disposizione - proseguono gli urbanisti - è impropria e foriera di effetti perversi: l’articolo 10, infatti, consente il cambio di destinazione d’uso, anche senza opere, in tutti gli interventi regolati da convenzioni urbanistiche vigenti. Stante la gravissima crisi che affligge il settore edilizio, in particolare quello del non residenziale, esiste - afferma l’INU - il concreto rischio che la liberalizzazione dei cambi di destinazione d’uso generi un’ondata di cambi d’uso verso il residenziale, con falsificazione delle previsioni urbanistiche e con imponderabili effetti sulla distribuzione territoriale delle funzioni e delle dotazioni di servizi.
Inoltre, l’INU rifiuta la definizione di ‘rigenerazione delle aree’ associata al cambio integrale di destinazione d’uso di un insediamento produttivo ancora non realizzato, nemmeno in parte, e chiede che la facoltà del cambio di destinazione d’uso venga limitata ai soli edifici esistenti e agli interventi dotati di titoli abilitativi edilizi per i quali alla data del 31 dicembre 2013 fosse già stato comunicato l’inizio dei lavori, a condizione che le trasformazioni proposte siano coerenti con gli obiettivi dei piani urbanistici vigenti.
“L’ERS è una componente essenziale del progetto urbano e dei suoi equilibri - ricorda l’INU -, e non è possibile consentire che venga fatta ‘spuntare’ liberamente dove si formino delle convenienze della proprietà privata, fuori da una logica di corretta progettazione urbanistica”.
Tra le altre misure messe a punto dal Governo nel Piano Casa, l’INU considera lodevoli quella che prevede la possibilità di reperire alloggi da dare in locazione attraverso l’azione delle cooperative e la deducibilità dall’IRPEF delle spese di affitto per i redditi bassi e bassissimi (che però esclude gli incapienti).
Giudizio positivo anche sull’idea di riformare il procedimento di alienazione degli immobili degli IACP/ATER e di connettere i proventi delle alienazioni a un programma straordinario di realizzazione di nuovi alloggi e di manutenzione degli esistenti, “anche se la complessità del provvedimento e i passaggi necessari rischiano di metterlo in conflitto con la scadenza ravvicinata”.
Infine, è apprezzabile - secondo l’INU - la definizione di un piano nazionale per il recupero e la razionalizzazione degli alloggi popolari attraverso la manutenzione straordinaria degli alloggi, e le iniziative di lotta agli atti di legittimazione post festum di occupazioni abusive di immobili.