NORMATIVA
Contributo Superbonus 2024, ecco il modello
Superbonus 110%, Commercialisti: ‘l’impatto sulle finanze pubbliche è positivo’
MERCATI
Superbonus 110%, Commercialisti: ‘l’impatto sulle finanze pubbliche è positivo’
E propongono per il 2024-2025 un superbonus ‘sostenibile’ mirato a edifici meno performanti, grandi condomini, ERP e famiglie meno abbienti
07/06/2023 - Negli anni 2021 e 2022 gli investimenti nel settore costruzioni e nei settori connessi, indotti dal superbonus 110%, cioè aggiuntivi rispetto a quelli che sarebbero stati fatti in assenza di questo bonus, sono stati pari a 96 miliardi di euro.
Tale complesso di risorse spese corrisponde ad un costo lordo per lo Stato pari a poco più di 97 miliardi di euro, rappresentato dalle detrazioni fiscali maturate in aggiunta a quelle ordinarie.
Di conseguenza, nel quinquennio successivo alle spese, questa massa di denaro pubblico investita negli edifici genera, secondo le stime, un incremento di quasi 91 miliardi di euro del PIL e di circa 37 miliardi di euro del gettito fiscale.
Pertanto, a regime, il costo netto per lo Stato del superbonus 110% è stimato pari a 60 miliardi di euro (97 miliardi di costo lordo meno 37 miliardi di gettito fiscale), una cifra nettamente inferiore all’incremento del PIL (91 miliardi di euro).
È quanto emerge da uno studio del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti basato sui dati disponibili al 31 dicembre 2022 e su un modello teorico appositamente elaborato.
Secondo il documento - curato dai ricercatori della Fondazione, Tommaso Di Nardo, Pasquale Saggese ed Enrico Zanetti, e dal Tesoriere nazionale con delega alla fiscalità Salvatore Regalbuto -, il moltiplicatore sul PIL della spesa aggiuntiva indotta dal Superbonus è pari a 0,95, mentre l’effetto di retroazione fiscale, cioè l’incremento di gettito rispetto all’incremento di spesa pubblica, è pari al 38%.
Se si considera adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale, l’impatto del Superbonus 110% sulle finanze pubbliche è dunque addirittura positivo, nel senso che l’incremento di Pil generato comunque a debito, cioè facendo deficit, sarebbe superiore all’impatto sul debito, migliorando, in termini percentuali, il rapporto debito/pil.
“Il nostro documento - spiega il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio - rappresenta un contributo tecnico che può orientare il decisore politico a riconsiderare il meccanismo della cessione del credito anche nell’ambito della proposta avanzata dal Consiglio Nazionale di inserire, per gli anni 2024 e 2025, un superbonus ‘sostenibile’, mirato cioè agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici meno performanti sotto tale profilo e realizzati su grandi condomini, immobili destinati a edilizia residenziale pubblica e a beneficio dei soli nuclei familiari meno abbienti”.
“Parte delle risorse - continua - potrebbero essere destinate anche alle imprese, attraverso meccanismi di detrazione fiscale o di riconoscimento di crediti di imposta connessi all’installazione di sistemi di autoproduzione di energia attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili, in particolare di quella solare fotovoltaica”.
“Attraverso il modello teorico del Consiglio e della Fondazione nazionali - aggiunge Salvatore Regalbuto - stimiamo un impatto molto positivo dei bonus edilizi, in particolare del Superbonus 110%, sugli investimenti in edilizia e, quindi, sul Pil, oltre che sull’occupazione. Sebbene non si possa dire che le agevolazioni in edilizia si ripaghino totalmente, si può certamente asserire che tali agevolazioni hanno una elevata capacità di attivazione economica e fiscale con importanti ricadute in termini ambientali e occupazionali e anche sui fondamentali di finanza pubblica”.
“In questo contesto - conclude Regalbuto - un’importantissima conferma giunge dai dati resi noti dal Mef nell’audizione del 23 maggio 2023 laddove, sulla base delle stime di impatto dei bonus edilizi sul Pil nominale per il periodo 2021-2025, peraltro limitate al solo impatto del Superbonus e del bonus facciate, si ricava un valore complessivo di incremento del Pil, per i cinque anni presi in considerazione, di 121 miliardi di euro. Un dato persino superiore alle nostre stime che si assestano a 91 miliardi di euro”.
Tale complesso di risorse spese corrisponde ad un costo lordo per lo Stato pari a poco più di 97 miliardi di euro, rappresentato dalle detrazioni fiscali maturate in aggiunta a quelle ordinarie.
Di conseguenza, nel quinquennio successivo alle spese, questa massa di denaro pubblico investita negli edifici genera, secondo le stime, un incremento di quasi 91 miliardi di euro del PIL e di circa 37 miliardi di euro del gettito fiscale.
Pertanto, a regime, il costo netto per lo Stato del superbonus 110% è stimato pari a 60 miliardi di euro (97 miliardi di costo lordo meno 37 miliardi di gettito fiscale), una cifra nettamente inferiore all’incremento del PIL (91 miliardi di euro).
È quanto emerge da uno studio del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti basato sui dati disponibili al 31 dicembre 2022 e su un modello teorico appositamente elaborato.
Secondo il documento - curato dai ricercatori della Fondazione, Tommaso Di Nardo, Pasquale Saggese ed Enrico Zanetti, e dal Tesoriere nazionale con delega alla fiscalità Salvatore Regalbuto -, il moltiplicatore sul PIL della spesa aggiuntiva indotta dal Superbonus è pari a 0,95, mentre l’effetto di retroazione fiscale, cioè l’incremento di gettito rispetto all’incremento di spesa pubblica, è pari al 38%.
Superbonus 110%, Commercialisti: impatto positivo sulle finanze pubbliche
Se si considera adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale, l’impatto del Superbonus 110% sulle finanze pubbliche è dunque addirittura positivo, nel senso che l’incremento di Pil generato comunque a debito, cioè facendo deficit, sarebbe superiore all’impatto sul debito, migliorando, in termini percentuali, il rapporto debito/pil.“Il nostro documento - spiega il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio - rappresenta un contributo tecnico che può orientare il decisore politico a riconsiderare il meccanismo della cessione del credito anche nell’ambito della proposta avanzata dal Consiglio Nazionale di inserire, per gli anni 2024 e 2025, un superbonus ‘sostenibile’, mirato cioè agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici meno performanti sotto tale profilo e realizzati su grandi condomini, immobili destinati a edilizia residenziale pubblica e a beneficio dei soli nuclei familiari meno abbienti”.
“Parte delle risorse - continua - potrebbero essere destinate anche alle imprese, attraverso meccanismi di detrazione fiscale o di riconoscimento di crediti di imposta connessi all’installazione di sistemi di autoproduzione di energia attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili, in particolare di quella solare fotovoltaica”.
“Attraverso il modello teorico del Consiglio e della Fondazione nazionali - aggiunge Salvatore Regalbuto - stimiamo un impatto molto positivo dei bonus edilizi, in particolare del Superbonus 110%, sugli investimenti in edilizia e, quindi, sul Pil, oltre che sull’occupazione. Sebbene non si possa dire che le agevolazioni in edilizia si ripaghino totalmente, si può certamente asserire che tali agevolazioni hanno una elevata capacità di attivazione economica e fiscale con importanti ricadute in termini ambientali e occupazionali e anche sui fondamentali di finanza pubblica”.
“In questo contesto - conclude Regalbuto - un’importantissima conferma giunge dai dati resi noti dal Mef nell’audizione del 23 maggio 2023 laddove, sulla base delle stime di impatto dei bonus edilizi sul Pil nominale per il periodo 2021-2025, peraltro limitate al solo impatto del Superbonus e del bonus facciate, si ricava un valore complessivo di incremento del Pil, per i cinque anni presi in considerazione, di 121 miliardi di euro. Un dato persino superiore alle nostre stime che si assestano a 91 miliardi di euro”.