
Impugnare un permesso di costruire e una Scia è possibile?
NORMATIVA
Impugnare un permesso di costruire e una Scia è possibile?
La giurisprudenza spiega anche quando è consentito e chi ha diritto a chiedere l’accesso agli atti in edilizia
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del 12/03/2025

13/09/2023 - Si può impugnare un permesso di costruire o una Scia? Chi ha diritto a farlo? E chi può richiedere l’accesso agli atti per verificare la regolarità dell’attività edilizia?
La giurisprudenza si confronta spesso con queste domande, poste nella maggior parte dei casi da vicini che contestano gli interventi realizzati o avviati nei pressi delle loro proprietà.
I titoli abilitativi che regolano l’attività edilizia non hanno tutti la stessa natura, quindi ci sono procedimenti diversi da seguire per fermare i lavori o accertarsi che siano eseguiti correttamente.
Il caso analizzato riguarda:
- un permesso di costruire, rilasciato per la ristrutturazione, il recupero funzionale, l'ampliamento e la ricostruzione, previa demolizione, di due edifici;
- una Scia in variante con cui è stata rettificata la sagoma dell’edificio, modificata la destinazione d’uso, da magazzino a residenza, e dichiarata la realizzazione di una autorimessa nel piano interrato.
Il vicino ha lamentato che in realtà l’intervento si qualifica come nuova costruzione e che le opere, contenute nel permesso di costruire e nella Scia, contrastano con le norme urbanistiche. Di conseguenza, ha impugnato sia il permesso di costruire sia la Scia.
Il Tar ha dato ragione al vicino, quindi ha annullato parte del permesso di costruire e ha dichiarato automaticamente caducata la Scia in variante.
Il CdS ha ribaltato la situazione, spiegando che, in base all’articolo 19, comma 6-ter della legge sul procedimento amministrativo (L.241/1990) e secondo un consolidato indirizzo giurisprudenziale, la Scia non può essere impugnata perché si tratta di atti soggettivamente privati.
Di conseguenza, la Scia non può essere dichiarata automaticamente caducata come conseguenza dell’annullamento del permesso di costruire di cui costituisce variante.
Non è la prima volta che i giudici amministrativi si confrontano con la possibilità di impugnare una Scia. Qualche anno fa, con la sentenza 546/2016, il CdS ha spiegato che non è possibile l’impugnativa diretta della Scia dal momento che è un atto privato. L’unica strada, a disposizione dei controinteressati, è sollecitare il Comune ad esercitare il suo potere di controllo.
Diversamente, il permesso di costruire può essere impugnato, ma il CdS ha affermato che ci sono dei termini da rispettare.
Un cittadino ha richiesto la copia dei titoli abilitativi, rilasciati dal Comune per la realizzazione di un intervento, e dei dati catastali per accertare che il proprietario confinante stesse rispettando la normativa sulla distanza tra edifici.
Il Comune ha negato l’accesso, sostenendo che il vicino non avesse un interesse diretto a attuale per ottenere l’accesso agli atti.
Il Tar Veneto, con la sentenza 990/2023, ha accolto il ricorso del vicino contro il diniego del Comune.
I giudici hanno spiegato che il requisito della “vicinitas” attribuisce un interesse diretto, concreto e attuale a conoscere gli atti e i documenti del procedimento di autorizzazione dell’attività edilizia.
Secondo il Tar, al proprietario del fondo vicino o contiguo a quello interessato dalla realizzazione delle nuove opere spetta il diritto di accesso a tutti gli atti abilitativi per verificare la regolarità dell’attività edilizia.
I giudici hanno quindi imposto al Comune di consentire l’accesso ai documenti richiesti entro 30 giorni.
La giurisprudenza si confronta spesso con queste domande, poste nella maggior parte dei casi da vicini che contestano gli interventi realizzati o avviati nei pressi delle loro proprietà.
I titoli abilitativi che regolano l’attività edilizia non hanno tutti la stessa natura, quindi ci sono procedimenti diversi da seguire per fermare i lavori o accertarsi che siano eseguiti correttamente.
Impugnare il permesso di costruire o la Scia
I giudici del Consiglio di Stato, con la sentenza 4909/2023, hanno spiegato se è possibile impugnare un permesso di costruire o una Scia.Il caso analizzato riguarda:
- un permesso di costruire, rilasciato per la ristrutturazione, il recupero funzionale, l'ampliamento e la ricostruzione, previa demolizione, di due edifici;
- una Scia in variante con cui è stata rettificata la sagoma dell’edificio, modificata la destinazione d’uso, da magazzino a residenza, e dichiarata la realizzazione di una autorimessa nel piano interrato.
Il vicino ha lamentato che in realtà l’intervento si qualifica come nuova costruzione e che le opere, contenute nel permesso di costruire e nella Scia, contrastano con le norme urbanistiche. Di conseguenza, ha impugnato sia il permesso di costruire sia la Scia.
Il Tar ha dato ragione al vicino, quindi ha annullato parte del permesso di costruire e ha dichiarato automaticamente caducata la Scia in variante.
Il CdS ha ribaltato la situazione, spiegando che, in base all’articolo 19, comma 6-ter della legge sul procedimento amministrativo (L.241/1990) e secondo un consolidato indirizzo giurisprudenziale, la Scia non può essere impugnata perché si tratta di atti soggettivamente privati.
Di conseguenza, la Scia non può essere dichiarata automaticamente caducata come conseguenza dell’annullamento del permesso di costruire di cui costituisce variante.
Non è la prima volta che i giudici amministrativi si confrontano con la possibilità di impugnare una Scia. Qualche anno fa, con la sentenza 546/2016, il CdS ha spiegato che non è possibile l’impugnativa diretta della Scia dal momento che è un atto privato. L’unica strada, a disposizione dei controinteressati, è sollecitare il Comune ad esercitare il suo potere di controllo.
Diversamente, il permesso di costruire può essere impugnato, ma il CdS ha affermato che ci sono dei termini da rispettare.
Accesso agli atti in edilizia
Un altro caso su cui si è espressa la giurisprudenza riguarda l’accesso agli atti in edilizia.Un cittadino ha richiesto la copia dei titoli abilitativi, rilasciati dal Comune per la realizzazione di un intervento, e dei dati catastali per accertare che il proprietario confinante stesse rispettando la normativa sulla distanza tra edifici.
Il Comune ha negato l’accesso, sostenendo che il vicino non avesse un interesse diretto a attuale per ottenere l’accesso agli atti.
Il Tar Veneto, con la sentenza 990/2023, ha accolto il ricorso del vicino contro il diniego del Comune.
I giudici hanno spiegato che il requisito della “vicinitas” attribuisce un interesse diretto, concreto e attuale a conoscere gli atti e i documenti del procedimento di autorizzazione dell’attività edilizia.
Secondo il Tar, al proprietario del fondo vicino o contiguo a quello interessato dalla realizzazione delle nuove opere spetta il diritto di accesso a tutti gli atti abilitativi per verificare la regolarità dell’attività edilizia.
I giudici hanno quindi imposto al Comune di consentire l’accesso ai documenti richiesti entro 30 giorni.