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Superbonus, progettisti: rischio insolvenza su progetti già fatti
PROFESSIONE
Superbonus, progettisti: rischio insolvenza su progetti già fatti
Oice: ‘sfacelo per chi ha creduto in uno strumento del Governo’. Commercialisti: ‘le banche cedano liberamente i crediti a chiunque’
15/06/2022 - Lo stop al Superbonus, che alcuni esponenti del Governo, tra cui il Presidente del Consiglio, ritengono auspicabile per motivi di sostenibilità economica e finanziaria, non piace a progettisti e fiscalisti che, dopo aver fatto affidamento su uno strumento dell’Esecutivo, denunciano le difficoltà e il rischio default in cui si trovano.
Sotto accusa il meccanismo della cessione del credito, che si è inceppato perché le banche non riescono a disfarsi dei crediti acquisiti e quindi non ne comprano altri. Il blocco sta lasciando in estrema difficoltà professionisti e imprese che hanno praticato gli sconti ai clienti, confidando sulla possibilità di vendere il credito corrispondente allo sconto, ma che adesso non riescono a rientrare dell’investimento sostenuto.
L’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria (Oice) e il Consiglio Nazionale dei Commercialisti hanno denunciato il problema, proponendo delle soluzioni per mettere in salvo professionisti e imprese.
Fabio Tonelli, Coordinatore del Gruppo di Lavoro Oice Superbonus, denuncia che “sono troppe le voci che danno per scontato o giustificabile uno stop immediato al superbonus 110% senza guardare compiutamente allo sfacelo delle conseguenze per chi ha semplicemente creduto in uno strumento del Governo, investendoci in questi anni”.
“Di fronte ad un protrarsi dell'attuale posizione delle banche - sottolinea - se è vero che le imprese rischiano il fallimento, i professionisti e le società d'ingegneria stanno molto peggio perché le progettazioni sono propedeutiche alla valutazione di congruità degli advisors delle banche. A sua volta anche quest’attività è propedeutica alla decisione di acquisto dei crediti, pertanto i progetti sono stati fatti e ora le banche non acquistano più crediti, se i cantieri non partono, i progettisti non hanno neanche il diritto al credito d'imposta per i compensi del proprio lavoro già svolto. Si fa fatica solo a pensare all'ipotesi di chiedere il denaro ai condomini. Qui si sta parlando di un elevatissimo rischio di insolvenza per alcuni miliardi di euro per il solo settore professionale, con conseguenze devastanti proprio per questi studi e professionisti che nei prossimi anni dovrebbero essere pronti per le sfide del PNRR. Una tempesta perfetta”.
Tonelli chiede di andare a fondo sul comportamento delle banche e sui motivi che hanno portato allo stop degli acquisti rapido e drastico e all’aumento repentino dei costi di cessione che, illustra, “che fino a pochissimi mesi fa erano compresi tra il 7 ed il 9% per un credito diluito in 5 anni, oggi sono al 15/22% per un credito diluito in 4 anni”.
Secodo il presidente, Elbano de Nuccio, nell’attuale contesto normativo non c’è il rischio di frodi in quanto, “oltre ai controlli preventivi, come visto di conformità e attestazione di congruità dei costi, e ai presìdi antiriciclaggio già previsti dal D.L. Antifrodi, il sistema bancario offre ampie ed ulteriori garanzie, avendo fin dall’origine implementato procedure subordinate a rigorose e selettive due diligence che, seppur non previste normativamente, sono divenute ormai prassi consolidata”.
Secondo de Nuccio “assumono interesse anche le proposte di accordare un maggior termine per la compensazione da parte dei soggetti cessionari dei crediti di imposta, il cui utilizzo in compensazione è attualmente previsto con le stesse modalità con le quali sarebbero stati utilizzati dal soggetto beneficiario-primo cedente”.
De Nuccio chiede inoltre di “ribadire ulteriormente, in via normativa o interpretativa, che i cessionari dei crediti d’imposta non possono essere considerati responsabili, salvo i casi di concorso, della mancata sussistenza, anche parziale, dei requisiti che danno diritto alla detrazione d’imposta e rispondono dunque solo per l’eventuale utilizzo dei crediti medesimi in modo irregolare o in misura maggiore rispetto al credito d’imposta ricevuto”.
In caso contrario, conclude, le misure per uscire per uscire dall’emergenza Covid-19 si trasformerebbero in un “micidiale boomerang economico e sociale”.
Sotto accusa il meccanismo della cessione del credito, che si è inceppato perché le banche non riescono a disfarsi dei crediti acquisiti e quindi non ne comprano altri. Il blocco sta lasciando in estrema difficoltà professionisti e imprese che hanno praticato gli sconti ai clienti, confidando sulla possibilità di vendere il credito corrispondente allo sconto, ma che adesso non riescono a rientrare dell’investimento sostenuto.
L’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria (Oice) e il Consiglio Nazionale dei Commercialisti hanno denunciato il problema, proponendo delle soluzioni per mettere in salvo professionisti e imprese.
Oice: rischio insolvenza sui progetti già fatti
L’Oice ha accolto con allarme la notizia dell’esaurimento del plafond di 37 miliardi destinato ai crediti del Superbonus. Il presidente, Gabriele Scicolone, si è allineato alle preoccupazioni espresse dalla neo Presidente Ance, Federica Brancaccio, sui rischi che sta correndo il settore edile per il combinato tra gli effetti della stretta bancaria sul Superbonus e la necessità di rispondere alla poderosa domanda che deriva dagli impegni sul Pnrr, tenuto conto della limitata disponibilità di tecnici da mettere al lavoro rapidamente”.Fabio Tonelli, Coordinatore del Gruppo di Lavoro Oice Superbonus, denuncia che “sono troppe le voci che danno per scontato o giustificabile uno stop immediato al superbonus 110% senza guardare compiutamente allo sfacelo delle conseguenze per chi ha semplicemente creduto in uno strumento del Governo, investendoci in questi anni”.
“Di fronte ad un protrarsi dell'attuale posizione delle banche - sottolinea - se è vero che le imprese rischiano il fallimento, i professionisti e le società d'ingegneria stanno molto peggio perché le progettazioni sono propedeutiche alla valutazione di congruità degli advisors delle banche. A sua volta anche quest’attività è propedeutica alla decisione di acquisto dei crediti, pertanto i progetti sono stati fatti e ora le banche non acquistano più crediti, se i cantieri non partono, i progettisti non hanno neanche il diritto al credito d'imposta per i compensi del proprio lavoro già svolto. Si fa fatica solo a pensare all'ipotesi di chiedere il denaro ai condomini. Qui si sta parlando di un elevatissimo rischio di insolvenza per alcuni miliardi di euro per il solo settore professionale, con conseguenze devastanti proprio per questi studi e professionisti che nei prossimi anni dovrebbero essere pronti per le sfide del PNRR. Una tempesta perfetta”.
Tonelli chiede di andare a fondo sul comportamento delle banche e sui motivi che hanno portato allo stop degli acquisti rapido e drastico e all’aumento repentino dei costi di cessione che, illustra, “che fino a pochissimi mesi fa erano compresi tra il 7 ed il 9% per un credito diluito in 5 anni, oggi sono al 15/22% per un credito diluito in 4 anni”.
Commercialisti: ‘le banche cedano liberamente i crediti a chiunque’
Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti propone “un intervento normativo che ripristini per le banche la possibilità di cedere liberamente i crediti acquisiti, indipendentemente dalla natura soggettiva del cessionario” senza sacrificare l’esigenza di prevenire le frodi.Secodo il presidente, Elbano de Nuccio, nell’attuale contesto normativo non c’è il rischio di frodi in quanto, “oltre ai controlli preventivi, come visto di conformità e attestazione di congruità dei costi, e ai presìdi antiriciclaggio già previsti dal D.L. Antifrodi, il sistema bancario offre ampie ed ulteriori garanzie, avendo fin dall’origine implementato procedure subordinate a rigorose e selettive due diligence che, seppur non previste normativamente, sono divenute ormai prassi consolidata”.
Secondo de Nuccio “assumono interesse anche le proposte di accordare un maggior termine per la compensazione da parte dei soggetti cessionari dei crediti di imposta, il cui utilizzo in compensazione è attualmente previsto con le stesse modalità con le quali sarebbero stati utilizzati dal soggetto beneficiario-primo cedente”.
De Nuccio chiede inoltre di “ribadire ulteriormente, in via normativa o interpretativa, che i cessionari dei crediti d’imposta non possono essere considerati responsabili, salvo i casi di concorso, della mancata sussistenza, anche parziale, dei requisiti che danno diritto alla detrazione d’imposta e rispondono dunque solo per l’eventuale utilizzo dei crediti medesimi in modo irregolare o in misura maggiore rispetto al credito d’imposta ricevuto”.
In caso contrario, conclude, le misure per uscire per uscire dall’emergenza Covid-19 si trasformerebbero in un “micidiale boomerang economico e sociale”.